domenica 14 aprile 2019

Luca Pedeferri Contemporary Project: “Exultation” [Setola di Maiale, 2018]

Il Contemporary Project del pianista Luca Pedeferri si completa con Fausto Tagliabue alla tromba, Lionello Colombo al tenore, Enrico Fagnoni al contrabbasso, Mauro Gnecchi alle percussioni e Marco Menaballi alla strumentazione elettronica e turntables. In questo nuovo episodio discografico, edito da Setola di Maiale, il sestetto esplora il repertorio Henry Cowell, facendo proprie dieci tracce del celebre compositore e teorico americano. Ne deriva un percorso dalle ambientazioni cariche di sperimentazione, costruite attraverso l’accostamento di timbri e “colori” a tratti stridenti e lontani da consuetudini di genere. “Exultation” è un insieme dal forte appeal, dove confluiscono jazz, musica contemporanea e improvvisazione libera.

Kevin Hays – Chiara Izzi: “Across The Sea” [Via Veneto Jazz / Jando Music, 2019]

Quello firmato da Kevin Hays e Chiara Izzi è un album di pregio, sia sotto il profilo espressivo sia di produzione artistica. I due mettono in fila una scaletta che alterna originali e riletture, per un insieme votato alla cantabilità melodica dei temi, sempre misurati e timbricamente cesellati. Oltre a duettare con la voce di Chiara Izzi Hays alterna pianoforte e Fender Rhodes, mentre la line up si completa con Rob Jost al basso e corno inglese e Greg Joseph alla batteria. A rendere il panorama estetico – collocabile in ambito mainstream - ancora più ampio e diversificato intervengono diversi ospiti come Omer Avital (oud), Chris Potter (sassofoni), Rogerio Boccato (percussioni), Nir Felder (chitarre) e Grégoire Maret (armonica). La cover art è firmata da Riccardo Gola. 

                                        

Andrea Centazzo - Giancarlo Schiaffini - Sergio Armaroli: “Trigonos” [Dodicilune, 2018]

Tre artisti dalle ampie vedute espressive e formali come Andrea Centazzo, Giancarlo Schiaffini e Sergio Armaroli danno luogo a un lavoro ipnotico, scuro e rischioso. Percussioni, trombone e vibrafono, contornati da elettronica discreta, segnano un perimetro irregolare, disegnato sfruttando spazi e tempi fuori dalle consuetudini e da andamenti prevedibili. L’ascolto rivela atmosfere rarefatte e sospese, inquadrabili in una sorta di avanguardia estetica, dove confluiscono le esperienze passate dei protagonisti, i quali giocano a un continuo rilancio di idee e spunti creativi.

                                      

sabato 13 aprile 2019

4! Patrizia Oliva – Carlo Mascolo – Domenico Saccente – Felice Furioso: “Factorial” [Creative Sources Recordings, 2018]

«Improvised music dedicated to who fight for freedom». In questa dedica riportata all’interno di “Factorial” si intuisce molto riguardo ai contenuti sonori che il quartetto 4! composto da Patrizia Oliva, Carlo Mascolo, Domenico Saccente e Felice Furioso propone in nove brani dal carattere totalmente free e improvvisativo. A colpire, tra i vari aspetti espressivi dell’album, è il perimetro sonoro mutevole che gli interpreti tracciano, facendo ricorso ad accostamenti timbrici originali, nei quali intervengono – senza apparenti schemi predefiniti – voce, elettronica, fisarmonica, pianoforte preparato, oggetti, percussioni e trombone preparato. Una miscela di sicuro impatto, capace di ipnotizzare e trascinare l’ascoltatore in spazi sonori sospesi e carichi di introspezione.

Jacopo Delfini: “Sleeping Beauty” [Autoproduzione, 2019]

Dedica al figlio Valerio il primo album a suo nome il chitarrista cremonese Jacopo Delfini, finora apprezzato in numerose apparizioni in vari festival con i suoi Sugarpie and the candymen e in collaborazioni di prestigio. “Sleepy Beauty” presenta una scaletta di brani originali firmati dal leader, fatta eccezione per la rivisitazione di Nuages, di Django Reinhardt, posta in chiusura. L’ambito stilistico è chiaramente quello del jazz manouche, e la tavolozza timbrica proposta da Delfini si completa con contrabbasso (Claudio Ottaviano), violino (Andrea Aloisi) e chitarra ritmica (Michele Frigoli). In alcuni brani interviene il clarinettista Mauro Negri, che si lascia pianamente apprezzare sia in soli di pregio, perlopiù votati alla cantabilità melodica, sia in fitti dialoghi con le diverse corde presenti in line up.

Beatrice Arrigoni 4et: “Innerscape” [Emme Record Label, 2018]

Si completa con Lorenzo Blardone al pianoforte, Andrea Grossi al contrabbasso e Matteo Rebulla alla batteria il quartetto capitanato dalla cantante e compositrice Beatrice Arrigoni, che nel suo album “Innerscape” mette in fila una scaletta di soli originali. Quella proposta è un’estetica di matrice mainstream, con le parti vocali in primo piano, dove la cantabilità melodica dei temi risulta centrale in ogni passaggio, fatta eccezione per alcune parentesi aperte dal pianismo angolare di Blardone. Arrigoni mostra un timbro levigato, incline a una sorta di evocazione di situazioni e orizzonti suggestivi. I testi, in inglese, sono arricchiti da citazioni e ispirazioni letterarie (Emily Dickinson, Thomas Stearns Eliot), per un insieme curato nel dettaglio espressivo e di produzione. La cover art è firmata da Alessandra Diodati.

mercoledì 10 aprile 2019

Rosa Brunello Y Los Fermentos: “Shuffle Mode” [CAM Jazz, 2019]

In questa nuova uscita firmata con i suoi Los Fermentos, la terza per CAM Jazz, la contrabbassista Rosa Brunello presenta una rinnovata line up, con gli innesti di Michele Polga al tenore e di Frank Martino alla chitarra, effetti e drum machine. Il quartetto, completato da Luca Colussi alla batteria, mette insieme una scaletta di soli originali firmati dalla leader, e mostra una certa flessibilità estetica, fatta ora di ritmi incalzanti, poi di melodie lineari e cantabili, ma anche di situazioni aggrovigliate che ben identificano la modalità “shuffle” introdotta dal titolo dell’album. Nell’insieme risulta azzeccato l’accostamento di due elementi creativi come Polga e Martino capaci, rispettivamente, di accarezzare e rendere taglienti temi e scenari espressivi.

domenica 7 aprile 2019

Michele Rabbia - Ingar Zach: “[so-nò-ro]”, [CAM Jazz, 2019]

Percussioni ed elettronica. Un connubio tanto breve quanto sconfinata è l’apertura di compasso espressiva che Michele Rabbia e Ingar Zach riescono a elaborare. Dieci tracce per un unico percorso creativo, durante il quale si osservano scenari vaporosi costruiti attraverso la lenta sovrapposizione di piani sonori, che a volte si tramutano in grumi concreti. I due artisti dialogano in punta di timbro, sfruttando al meglio l’ampio spazio formale a disposizione, che spesso risulta dilatato al punto da apparire solo in filigrana, per silenzi interrotti da improvvisi micro interventi. L’artwork di quest’album, ipnotico e ancestrale, è firmato da Elisa Caldana.

Alberto Nemo: “Tidur” [Ksenza Records, 2019]

Edito dall’etichetta siberiana Ksenza Records, “Tidur” è il nuovo lavoro del compositore Alberto Nemo, classe 1988, che in questo episodio discografico si lascia ascoltare in sette tracce in studio più due aggiunte che testimoniamo altrettante live performance. La sua è un’estetica del tutto personale, dove confluiscono elettronica minimale, echi balcanici, canti gregoriani, ambient e musiche che farebbero da sfondo a un film dalla trama lenta, lentissima. Scuro, a tratti impermeabile, il suono di Nemo riesce a saturare lo spazio a disposizione, si assottiglia in mantra ipnotici, spiazza, disorienta e scaturisce da un’ispirazione profonda, sacrale. L’artwork è curato da Francesca Vam. https://www.instagram.com/francesca_vam/

Giacomo Tantillo 4et: “Water Trumpet” [Autoprodotto, 2018]

Per dare forma al suo “Water Trumpet” il giovane trombettista siciliano Giacomo Tantillo mette insieme un quartetto di qualità assoluta, completato da Andrea Rea al pianoforte, Matteo Bortone al contrabbasso ed Enrico Morello alla batteria. Otto sono le tracce che si susseguono in scaletta, sei firmate dal leader e due brani rivisitati dal repertorio di Woody Shaw, per un percorso dal carattere mainstream, dove trovano posto delle ottime intuizioni dei singoli e un suono d’insieme equilibrato e pensato nel dettaglio. L’artwork di copertina, firmato da Christian Suriano, riprende l’idea di “liquidità sonora" che ha ispirato Tantillo per la realizzazione dell'intero lavoro.