In “Letter From Manhattan” troviamo George Garzone nelle vesti di musicista ospite del trio capitanato da Fabrizio Mocata, con Ferenc Nemeth alla batteria e Marco Panascia al contrabbasso. In scaletta dieci brani, tutti firmati dal pianista siciliano, dove albergano sonorità hard bop e mainstream, tradotte con profondità espressiva dagli interpreti. Mocata si ritaglia spazi solisti discreti, vedi l’introduzione della conclusiva Conversation, dai quali emerge la sua ispirata vena melodica, principale caratteristica dei temi proposti, che conduce l’ascolto su percorsi lineari, cantabili. La sua scrittura prevede finestre espressive anche per gli altri musicisti, per un insieme compatto e in equilibrio tra passaggi muscolari, dal tratto ritmico marcato, e situazioni vellutate e introspettive.
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mercoledì 15 luglio 2015
Fabrizio Mocata: “Letter From Manhattan” [Alfamusic, 2015]
lunedì 13 luglio 2015
Paolo Damiani Double Trio: “Seven Sketches In Music” [Parco della Musica Records, 2015]
Paolo Damiani prende spunto creativo da sette opere dell’architetto Renzo Piano per dare forma all’album “Seven Sketches In Music”. Al suo fianco organizza un doppio trio composto da Michele Rabbia alle percussioni ed elettronica, Rosario Giuliani ai sax, Daniele Tittarelli al flauto e soprano, e Marco Bardoscia al contrabbasso. È lo stesso Damiani a descriverci le intenzioni di questo lavoro: «Le architetture prese come oggetto hanno un filo rosso che le accomuna, che è la loro leggerezza. Sono degli spazi molto “trasparenti”, pieni di luce, sono fatti di vetro, di acciaio. Ho voluto pensare a una struttura musicale che in qualche modo riflettesse questi aspetti. Ho cercato di eliminare gli strumenti armonici che tendono ad appesantire le strutture, quindi senza pianoforte e chitarra, strumenti che di solito compaiono nelle mie produzioni». Quello che ne deriva è un album diverso dai lavori che solitamente coinvolgono il violoncellista e compositore. Si tratta di musica che non manca della consueta liricità, ma raggiunta attraverso un attento lavoro sui timbri, sull’essenzialità di certe dinamiche e sull’equilibrio delle parti. Le intelaiature ritmiche sono flessibili, si rendono minime in certi passaggi e dal tratto più marcato in altri. Michele Rabbia si rivela dunque come l’elemento decisivo negli ingranaggi pensati da Damiani, che ne sottolinea le doti: «Non è solo un musicista, ma è un poeta, uno che inventa di continuo. Anche l’uso che fa dell’elettronica, così discreto, calibrato, lavorando per sottrazione, restituisce valore a ogni movimento, che sia un colpo di tamburo o di piatto. Gli basta pochissimo per dare un colore e un timbro a quello che fa».
Nota: le opere che hanno ispirato questo lavoro sono, Theater am Potsdamer Platz Berlino; Prometeo Musical Space Venezia; Auditorium Giovanni Agnelli Torino; Ircam Parigi; Auditorium Paganini Parma; Auditorium Parco della Musica Roma; Centre Culturel Jean Marie Tjibaou Noumea.
giovedì 9 luglio 2015
William Tatge + Last Call: “Borderlands” [Parco della Musica Records, 2015]
Nasce nel 2007 il progetto Last Call, quando William Tatge, Francesco Ponticelli e Dan Kinzelman registrano un demo con la denominazione di Move. Francesco Ponticelli ci racconta il percorso che ha poi portato il trio, con l’aggiunta del batterista Stefano Tamborrino, a diventare quartetto e alla realizzazione di “Borderlands” per la Parco della Musica Records: «Con William e Dan abbiamo iniziato a suonare lavorando su pezzi originali e sull’improvvisazione radicale. I due campi, lontani, possono avere un filo che li unisce profondamente. Non saprei dire bene cosa sia questa corrispondenza tra scrittura e improvvisazione, ma sicuramente si tratta di un certo modo di vivere la musica. Stefano Tamborrino ha aggiunto spessore al progetto, dal momento che è un grande compositore estemporaneo della batteria. Il cambiamento decisivo è stato che William si è preso la “responsabilità” di questo gruppo, il che è stato fondamentale per arrivare all’uscita del disco che concretizza tutto il lavoro svolto finora». La musica che si ascolta nelle otto tracce proposte rimanda a un’idea di forte coesione tra gli interpreti, i quali seguono le partiture e intraprendono tangenti d’improvvisazione in un flusso espressivo unico, dove si sublimano forme e strutture in divenire. Interplay quasi tangibile, Kinzelman lirico al tenore in diversi passaggi, il basso di Ponticelli sempre corposo, Tamborrino flessibile e discreto, per un insieme che Tatge correda di momenti d’introspezione, essenzialità e avanguardia.
martedì 7 luglio 2015
Luca Dell’Anna: “Symbiont” [Auand, 2015]
Completato da Danilo Gallo al contrabbasso e Michele Salgarello alla batteria, il trio del pianista Luca Dell’Anna propone dieci tracce originali, tutte firmate dal leader, che esplorano, stando alla nota di presentazione, «il rapporto tra l’uno e il molteplice, sia nel senso della collettività determinata da un insieme di individui simbiotici, sia celebrando la bellezza della complessità dell’Ego e dell’individuo, formato a sua volta da un numero di strati caotici, ma simbiotici». Tradotta in musica l’intenzione di Dell’Anna si rivela prossima a un continuo rimando di significati e idee melodiche, che sono a volte aspre e nervose, come nell’iniziale Symbiont, su strutture formali flessibili, mai inclini a situazioni di comodo e lontane da parvenze di prevedibilità. Il nucleo espressivo si sposta di continuo, su traiettorie che incrociano situazioni ritmiche incalzanti e coinvolgenti, vedi The Turk, e atmosfere anche cantabili, come accade in Lapse.
Paolo Bacchetta: “Egon’s” [Auand, 2015]
Si compone si soli originali la scaletta di “Egon’s”, l’album che il chitarrista Paolo Bacchetta pubblica su etichetta Auand prendendo spunto creativo dall’opera del pittore Egon Schiele. Al suo fianco troviamo un anello timbrico di sicuro interesse, composto da Piero Bittolo Bon al sax alto e clarinetto, Giacomo Papetti al basso elettrico e Nelide Bandello alla batteria. Musicisti pronti nel percorrere sentieri espressivi mutevoli e improvvisati, che spaziano da situazioni marcate e d’impatto, come quelle di Egon, a momenti di pura introspezione, come quelli che animano Harbour, un brano denso di rimandi d'idee formali e di riflessioni tra i protagonisti.
Domenico Cartago: “Skylark” [Auand, 2015]
Prodotto da Marco Valente per la sua etichetta Auand, “Skylark” è il lavoro che vede Domenico Cartago a capo di un trio completato da Luca Alemanno al contrabbasso e Mimmo Campanile alla batteria. La scaletta propone una sequenza di standard, come Bouncing With Bud e Naima, dove il pianista e compositore si pone spesso nei primi piani espressivi, mostrando un approccio alle strutture dinamico e mai troppo piegato verso le trame originali. Cartago sa essere sia spigoloso e acido in passaggi come nella monkiana Well You Needn’t, sia morbido e introspettivo come in Skylark. L’unica traccia originale è Nina, un brano che vede il pianista impegnato in un solo lirico e dai riflessi elegiaci.
giovedì 2 luglio 2015
Cettina Donato Trio “Third” [Blue Art, 2015]
Come il titolo lascia intendere “Third” è il terzo lavoro firmato da Cettina Donato, in questa occasione insieme a Vito Di Modugno al basso, Mimmo Campanile alla batteria e Vincenzo Presta al sax, ospite in alcuni brani. La scaletta si compone di soli originali firmati dalla pianista, la quale ci ha detto che: «Nei primi due album avevo inserito degli standard, mentre per questo lavoro ho pensato che era arrivato il momento giusto per dare più spazio alle mie composizioni. Il mio lavoro di arrangiatrice per grandi ensemble mi porta a lavorare su composizioni di altri compositori, quindi ho preferito “rilassarmi” un po’ registrando miei brani con arrangiamenti “ridotti” ai minimi termini». I brani sono frutto delle esperienze di vita fatte da Cettina Donato, o si riferiscono a persone a lei care, come Giò dedicata al fratello minore, ed esprimono i loro significati attraverso temi cantabili, lineari, a volte in contrasto con griglie ritmiche spigolose, in altri casi adagiati su tessiture più morbide. Il tenore di Presta apre vie formali ulteriori, e aggiunge motivi d’interesse a un lavoro che, nel suo insieme, emana positività, anche se non mancano i momenti più introspettivi e malinconici, come in Apulia, una ballad introdotta da un elegante solo di Cettina Donato.
mercoledì 1 luglio 2015
Claudio Filippini Trio: “Squaring The Circle” [CAM Jazz, 2015]
“Squaring The Circle” celebra in decimo anno di attività del trio composto da Claudio Filippini al pianoforte, Luca Bulgarelli al contrabbasso e Marcello Di Leonardo alla batteria. La loro è una realtà rodata, e pronta nell’approcciare i nove standard proposti con piglio singolare. I temi melodici dei brani, tra i quali troviamo classici come A Night In Tunisia e Moon River, sono spesso un pretesto per la personale visione d’arrangiamento del trio, che prevede, oltre ai passaggi improvvisati dei singoli, anche un equilibrato utilizzo di tastiere ed effetti. Armonie riviste con personalità, citazioni in filigrana, improvvisazione e unione d’intenti sono elementi sui quali si fonda questo lavoro, e la sensazione, netta, è quella di trovarci al cospetto di un nuovo inizio, un punto di svolta per il trio, come ci ha confermato Claudio Filippini: «Un paio di anni fa cominciavo a pensare che avessimo esaurito le nostre possibilità espressive, ma per fortuna mi sono dovuto ricredere. C’è sempre più intesa tra di noi e i concerti ne sono una conferma. Il trio si sta evolvendo, e nelle performance recenti diamo molto spazio all’improvvisazione e inseriamo i brani originali “a chiamata”. Inoltre, ci siamo organizzati per realizzare le parti elettroniche dal vivo come su disco, e questo è uno stimolo enorme per tutti e tre».