Fabrizio Salvatore (A&R director) e Alessandro Guardia (sound engineer) hanno investito sulla qualità, sia tecnica sia organizzativa, per realizzare quel sogno che oggi si è fatto realtà con gli studi di registrazione Hi-Jazz, una struttura nata grazie anche alla grande esperienza che i due hanno accumulato in ambito discografico con l’etichetta AlfaMusic. Hanno dato vita a un luogo dove la musica, con particolare riferimento al jazz italiano, prende forma con cura, grazie alla professionalità di chi segue i musicisti, ma anche alla struttura degli ambienti pensati per riprodurre appieno la naturale essenza del suono.
La vostra struttura è nata da poco tempo, dopo la ventennale esperienza condotta con l’etichetta e centro di produzione AlfaMusic. Cosa vi ha spinto in tempi difficili, discograficamente parlando, a raddoppiare il vostro impegno anziché lasciare?
Fabrizio Salvatore. Hi-Jazz nasce dal desiderio di crescere. È proprio la consapevolezza di vivere tempi difficili, oltre a quanto stia accadendo nell’ambito discografico, che ha motivato l’esigenza di raddoppiare l’impegno di AlfaMusic. Avevamo la volontà di migliorare le attività legate al nostro Centro di Produzione mettendo a disposizione l’esperienza tecnica e di produzione, ma soprattutto umana, maturata negli anni insieme ai musicisti presenti nelle pubblicazioni di AlfaMusic. È la vita che ci invita a continuare un percorso che pone la sua ragione di esistere nell’amore che nutriamo verso la musica e i suoi protagonisti, ai quali siamo felici di offrire la nostra esperienza nell’intento di maturare insieme. Tutto è nato dall’incontro con gli amici dei Forward Studios, con i quali stiamo condividendo questa nuova avventura, nell’ambizioso intento di offrire agli artisti e ai produttori degli alti standard qualitativi per soddisfare tutte le variegate esigenze di produzione. La filosofia del nostro team è orientata su valori fondamentali: qualità, professionalità, ma soprattutto cura dei rapporti umani.
Come avete iniziato l’avventura nell’ambito dell’audio recording?
Alessandro Guardia: La scintilla scoppiò circa trent’anni fa, quando entrai per la prima volta in uno studio di registrazione con il mio primo gruppo per approcciare su nastro dei nostri provini. In quel momento fui rapito dal fascino di un registratore che girava e da una consolle analogica piena di pulsanti e led, ma soprattutto da un suono fantastico. Poi l’incontro con Fabrizio e una stimolante carriera che ancora oggi continua a darci molte soddisfazioni e non ci fa smettere mai di sognare.
Fabrizio Salvatore: Mi presentarono Alessandro Guardia, che aveva già maturato delle esperienze in altre band in qualità di bassista e cantante. Ci divertimmo molto a suonare in una cover band e in seguito decidemmo di proseguire seriamente lo studio della musica iscrivendoci alla Scuola Popolare del Testaccio di Roma e poi alla Mississippi Jazz School. Da quei giorni il jazz è diventato parte insostituibile della nostra vita e molti dei docenti e studenti di quel periodo sono diventati cari amici e artisti con i quali abbiamo avuto l’onore di collaborare. La decisione di costruire il nostro primo studio di registrazione - all’epoca Alfa Recording - arrivò nel 1989, con non poche difficoltà, poiché entrambi frequentavamo anche l’università. Le nostre famiglie ci aiutarono; decidemmo di dedicarci definitivamente alla musica e di farne la nostra professione. A gennaio del 1990, dopo un anno passato a studiare la migliore soluzione acustica e tecnica con il supporto di una grande progettista come Livio Argentini, eravamo pronti. Avevamo tanta voglia di fare bene, un indimenticabile mixer Argentini, un registratore analogico a otto piste, un buon outboard (compressori, equalizzatori, reverberi) analogico, un pianoforte Yamaha C3, ma soprattutto degli ambienti con una buona acustica.
Avete intrapreso quest’attività avendo in mente un modello da seguire o la vostra filosofia di registrazione nasce da un’idea personale?
Alessandro Guardia: La musica è musica, e anche se contraddistinta da generi diversi, ognuno di questi generi va riconosciuto con il dovuto rispetto. Naturalmente, agli inizi della nostra attività, abbiamo dedicato molto tempo per individuare e poi studiare le sonorità di case discografiche e produttori affermati nell’ambito jazz, ma non solo. Abbiamo in seguito maturato la nostra idea o filosofia di suono che è quindi confluita di conseguenza nelle produzioni di AlfaMusic. Ciò che ci ha sempre interessato è la ripetizione sul supporto di un suono naturale, nel rispetto delle sonorità e dinamiche originali prodotte dal musicista stesso. Se si lavora in ambienti acusticamente corretti e con macchine di buona qualità, il lavoro del tecnico del suono è agevolato e si comincia bene. Proprio per questo abbiamo prima di ogni cosa curato le caratteristiche acustiche degli ambienti nei quali facciamo le riprese sonore, fondamentali in qualsiasi genere di produzione. Le macchine, analogiche e digitali, i microfoni e soprattutto la maestria dei musicisti, fanno il resto.
Per quale motivo il vostro studio è specializzato nelle registrazioni di musica jazz?
Fabrizio Salvatore: È stata una scelta spontanea; se ami un tipo di musica cerchi di proiettare l’interesse anche nel tuo ambito lavorativo; quando ciò accade credo si possa dire di essere fortunati. Inoltre, la frequentazione delle Scuole Popolari di Jazz di Roma prima di scendere in campo con AlfaMusic è stata sicuramente determinante; c’era un’atmosfera particolare in quegli anni, condivisa insieme a molti artisti come Enrico Pieranunzi, Gerardo Iacoucci, Andrea Alberti, Cinzia Gizzi, e avere un proprio studio per fare jazz era un sogno e ci impegnammo affinchè si realizzasse. Professionalmente eravamo interessati anche al confronto con generi musicali diversi, spesso lontanissimi dal jazz.
Quali sono le differenze sostanziali con gli studi che trattano artisti rock-pop?
Alessandro Guardia: Fondamentalmente nel set-up tecnico di uno studio di registrazione professionale compaiono macchine anologiche e digitali versatili all'utilizzo di ogni genere musicale. Volendo entrare nello specifico possiamo dire che l'utilizzo di equalizzatori e compressori valvolari, essendo più morbidi sul processamento del segnale, è più adatto a generi musicali prevalentemente acustici come il jazz o la classica, mentre il rock e il pop reagiscono meglio con macchine, sempre analogiche, ma allo stato solido con transienti d’intervento più veloci e decisivi. Tuttavia oggi anche l'utilizzo di alcuni software e plug-in di qualità può aiutare nella lavorazione.
Fabrizio Salvatore: Ho sempre riscontrato più facilità di comunicazione con i musicisti jazz; credo che l’intesa sia più rapida e basata su argomentazioni più sobrie rispetto a quanto succede nel mondo del rock o del pop.
C’è un album, nella storia del jazz, che più di altri ti ha colpito per la qualità di registrazione?
Alessandro Guardia: “The Nightfly” di Donald Fagen. Anche se non precisamente un album di jazz, è stato nel 1982 tra i primi esperimenti in ambito digitale. L'attenta cura di lavorazione ha portato questo prodotto a essere stimato oltre che dai musicisti anche da molti addetti ai lavori per l'estrema pulizia del suono e il posizionamento stereo di tutte le parti degli arrangiamenti. Sicuramente un album da tenere ancora oggi a portata di mano per eventuali riscontri sulle proprie produzioni.
Fabrizio Salvatore: “Now You See It (Now You Don't)” di Michael Brecker. Il ricordo delle note di quest’album è legato proprio agli inizi di AlfaMusic. Tra i brani di questo bellissimo lavoro ricordo quello conclusivo: “The Meaning Of The Blues”, molto emozionante; un suono unico, espressione di un grande artista.
Le registrazioni che escono dai vostri studi hanno una caratteristica comune?
Alessandro Guardia: Le nostre sale di registrazione sono state progettate per ospitare più musicisti anche in ambienti diversi. Questo si traduce in un’idea di suono d’insieme, naturale proprio come in un live.
Fabrizio Salvatore: Ciò che ci ha sempre interessato è la produzione su supporto (Cd, Vinile, nastro) di un suono “naturale”, nel rispetto delle sonorità prodotte dal musicista stesso. Oggi, riascoltando le produzioni di AlfaMusic è piacevole notare che nel nostro piccolo abbiamo costruito un suono che ci rende riconoscibili, naturalmente grazie alla sensibilità musicale degli artisti che abbiamo pubblicato. Mi vengono in mente le session di registrazione con Enrico Intra, Roberto Gatto e Giovanni Tommaso, Liebman/Intra, Stefania Tallini, Gabriele Mirabassi, Nicola Arigliano e le recentissime collaborazioni con Dino e Franco Piana insieme a Enrico Pieranunzi, Fabrizio Bosso, Max Ionata, Luca Mannutza, Giuseppe Bassi ed Enrico Rava.
Qual è il valore aggiunto nel registrare in uno studio come il vostro in tempi in cui si può incidere un CD anche a casa?
Fabrizio Salvatore: Una dotazione tecnica di ottima qualità, la progettazione acustica degli ambienti, la disponibilità di un team di professionisti che svolgono ruoli diversi e complementari. Senza queste caratteristiche credo sia difficile raggiungere risultati importanti.
La vostra attività in che modo ha risentito delle registrazioni fatte in proprio dai musicisti?
Alessandro Guardia: La professionalità e l'attenzione di chi fa questo lavoro va difesa e rappresentata, ma soprattutto in questo periodo di grande confusione, è necessario rivalutare una corretta distinzione dei ruoli. Artisti e musicisti che s’improvvisano tecnici, produttori, grafici e anche imprenditori della musica creano un danno alla propria immagine e di conseguenza anche a chi invece dall'altra parte ha sempre cercato di salvaguardarla.
Cosa pensate della divulgazione della “musica liquida”?
Fabrizio Salvatore: La diffusione della “musica liquida” è oggi un ottimo mezzo sia di promozione che di commercializzazione dei prodotti, purché il processo tecnico produttivo sia condotto a regola d’arte. Attualmente esistono degli shop in rete che diffondono esclusivamente “musica liquida” in alta definizione e ciò rappresenta per noi di Hi-Jazz un continuo motivo di confronto e di sperimentazione. Riteniamo che questo sistema aggiunga dei vantaggi all'imprenditoria musicale amplificandone anche gli aspetti legati alla qualità sonora (di gran lunga superiore al diffuso formato MP3) e superando il concetto di supporto in quanto CD.
Come state vivendo questa fase in cui l’audiofilia e l’attenzione per la qualità sonora sono ai minimi storici?
Alessandro Guardia: Il nostro obiettivo è proprio quello di rilanciare l'attenzione all'ascolto offrendo attraverso le nostre strutture tecniche, prodotti di alta qualità. Molto lavoro impegnato nella realizzazione di un album può finire anche in un MP3, ma bisogna capire da quale fonte ci si arriva e quale è stato il procedimento di codifica dello stesso.
Fabrizio Salvatore: Credo che chi ama la musica jazz, e più in generale le musiche caratterizzate in prevalenza da un suono naturale, non possa fare a meno di porre attenzione nella qualità sonora dei prodotti musicali. Siamo per un suono non compresso, che rispetti le dinamiche originali dei musicisti e che emozioni. Se si lavora su questa strada anche l’aspetto educativo della musica verso i più giovani viene salvaguardato.
In fase di registrazione utilizzate macchine analogiche? In tal senso, siamo ancora in un momento di passaggio verso il completo utilizzo del digitale o c’è un’inversione di tendenza?
Alessandro Guardia: Le macchine analogiche sono il punto di partenza e un punto di forza fondamentale di Hi-Jazz. Senza l’ausilio di una consolle analogica come la nostra AMS Neve 88 R e di tutto l'outboard, sempre analogico, di processori di segnale e reverberi o camere d’eco di altissima qualità, difficilmente si può arrivare a produzioni che realmente fanno la differenza. Per comodità d'uso il digitale aiuta a ottimizzare la fase dell’editing, oltre che a ridurre un po’ i tempi di produzione. Meglio sarebbe ancora utilizzare nastri analogici, che in Hi-Jazz sono diventati una consuetudine. Relativamente all’inversione di tendenza ribadisco che nelle nostre produzioni stiamo seguendo sempre più l’utilizzo dell’analogico nell’ottica di raggiungere risultati sempre migliori. Tra l’altro abbiamo verificato che i costi dell’analogico si sono ridotti nettamente rispetto al passato.
Quando siete in studio in che modo interagite con i musicisti a livello di produzione artistica?
Fabrizio Salvatore: Alla base di tutto c’è sempre il grande rispetto per ciò che i musicisti ci propongono. Il nostro apporto tende a sviluppare, e possibilmente a migliorare, quanto il musicista ha concepito artisticamente prima di entrare in studio piuttosto che ad assumere un atteggiamento di “produzione artistica totale” come avviene nella musica pop e rock. Gli argomenti sui quali amiamo interagire con i musicisti riguardano prevalentemente gli aspetti legati al suono, alla comunicazione, anche a livello grafico grazie a un fantastico direttore creativo quale Ettore Festa, e naturalmente a tutta l’attività editoriale, promozionale e distributiva che curiamo in maniera molto dettagliata.
Alessandro Guardia: Tecnicamente, le caratteristiche generali della produzione vengono studiate ed organizzate prima della realizzazione del prodotto. Se un progetto che ci viene presentato non è in armonia con la nostra linea editoriale preferiamo non valutarlo piuttosto che entrare nei meriti di una direzione artistica.
Seguite gli artisti anche in contesti live o vi occupate esclusivamente d’incisione in studio?
Fabrizio Salvatore: Le attività di AlfaMusic e di Hi-Jazz ruotano principalmente negli ambiti della discografia e dell’editoria e naturalmente nell’articolata gestione del nostro centro di produzione. Negli ultimi anni abbiamo sviluppato anche un netto interesse verso i contesti live e il management. Ciò completa positivamente il grande impegno dedicato all’attività discografica determinando risultati più efficaci e produttivi per gli artisti che rappresentiamo e per l’azienda stessa. Proprio per questo motivo abbiamo incrementato la nostra presenza nei meeting jazz internazionali; in particolar modo partecipando alle ultime cinque edizioni del Jazzahead di Brema (www.jazzahead.de), dove ci proponiamo con uno stand dedicato al “jazz italiano”, che oltre a noi ospita operatori nazionali molto importanti. Seguiamo inoltre con molto interesse le attività organizzative di concerti e festival jazz.
Nel prossimo futuro l’attività di registrazione verso quale strada si dovrà muovere, dal punto di vista organizzativo, per continuare ad avere una sua credibilità pratica e una sua valenza a livello artistico?
Fabrizio Salvatore: Penso che sia fondamentale continuare a proporre un’offerta basata sull’affermazione della qualità. Qualità tecnica offerta dagli studi di registrazione ai musicisti affinchè possano esprimere nel migliore dei modi il loro talento. Qualità artistica: quella che musicisti e produttori devono saper proporre al pubblico, nel rispetto reciproco e soprattutto per la musica che condividono. La convergenza di questi fattori, unitamente a una giusta formulazione dell’offerta economica e al necessario supporto delle istituzioni governative, saranno gli elementi fondamentali per il mantenimento della credibilità e della valenza a livello artistico del jazz italiano e della buona musica in genere.
Hi-Jazz (http://www.hi-jazz.com/)
Gli studi di registrazione Hi-Jazz sono dislocati tra Grottaferrata (nella tranquillità del Parco dei Castelli Romani) e Roma. La struttura offre ai propri clienti la possibilità di soggiorno con convenzioni con i tour operator della zona, oltre alla grande varietà di strumentazione e ambienti dedicati messi a disposizione dei musicisti. Tre sale di ripresa e missaggio, più una dedicata al mastering, nelle quali gli artisti si possono avvalere di una importante dotazione strumentale, che comprende, tra l’altro, anche un organo Hammond C3, pianoforti a coda Yamaha e Steinway, batterie acustiche, piano Fender Rhodes, Wurlitzer e Hohner Clavinet D6. […….]