Edito dalla salentina Dodicilune, “Structuring The Silence” è
il doppio album attraverso il quale Sergio Armaroli e Fritz Hauser, entrambi compositori,
vibrafonisti e percussionisti, compiono un viaggio intorno al concetto di
silenzio, partendo da minime e ordinate strutture per poi prendere tangenti
verso ampi territori di improvvisazione
●Significati estetici
Sergio Armaroli è un musicista e compositore, ma anche pittore
e poeta, al quale non piacciono le consuetudini. Ne è nuova dimostrazione l’album
in duo con Fritz Hauser, insieme al quale compie un viaggio intorno al concetto
di silenzio servendosi di strutture che fluttuano tra scrittura e
improvvisazione. Raggiunto per l’occasione Armaroli ci ha così illustrato il
significato estetico di questo lavoro: «Nasce da una necessità di dialogo e di
ascolto a partire dal silenzio come dimensione ecologica e strutturale
dell’esperienza sonora, questo attraverso la percussione e con l’ausilio di una
scrittura minima quale legame necessario per un pensiero musicale comune». Risultato
raggiungibile solo se alla base c’è la completa empatia con l’altro musicista
coinvolto, in questo caso Fritz Hauser, il quale, ribadendo le parole di
Armaroli, aggiunge che: «Creare musica improvvisata è una decisione artistica
che apre molte porte». I due mettono tra loro come terzo, e imprescindibile
elemento, il silenzio, inteso sia come piattaforma per l’elaborazione delle
idee sonore, ma anche come sfida, come fenomeno da tenere a bada per non
lasciarsi sopraffare e trascinare verso conclusioni prevedibili.
●Armaroli e le pause strutturali
Il primo dei due CD di questo album vede la scaletta
svilupparsi in quattro lunghe tracce, dagli undici ai diciassette minuti di
durata, nelle quali il silenzio è spezzato, ma mai riempito appieno, da suoni
improvvisi: ora una percussione isolata, poi un breve accenno melodico, e
ancora echi di suono provenienti da luoghi concettuali lontani e che riportano
l’immaginario verso scenari spaziali. Sembra di essere in assenza di gravità
ritmica, nonché armonica e melodica, per un’idea sonora che, per sommi capi,
potremmo ricondurre alle prime ipotesi di ambient music. Scomodare dunque un
aspetto artistico di Brian Eno per ridurre la strada che porta
all’individuazione estetica dell’album, percettibilmente ispirato dalla figura
di John Cage, al quale è rivolto un inevitabile ringraziamento all’interno del
booklet. Esercizio che Armaroli riconduce maggiormente all’empatia con Hauser,
e al loro reciproco insegnamento culturale, attraverso queste parole: «Il
progetto è nato dopo un lungo percorso di ascolto e di studio reciproco: al
momento giusto il suono dei nostri strumenti si è esteso e fuso in un paesaggio
sonoro organico e unitario. Devo dire che è proprio questa apertura verso un
mondo sonoro senza confini quello che Fritz Hauser, che considero un maestro,
mi ha insegnato».
●Improvviso, quindi sono
L’improvvisazione è la linfa che anima i tredici passaggi in
programma del secondo CD, quasi tutti molto brevi tranne After Silence, posta in apertura, che si protrae per venticinque
minuti. Hauser ha di Armaroli una fiducia e una stima totale, e lo definisce come:
«Un ottimo percussionista e uno sviluppatore di concetti musicali. Il suo
approccio è intelligente e spontaneo». Condizione necessaria per processare,
filtrare e mettere insieme un flusso sonoro che vede coinvolti diversi elementi
timbrici, prodotti da un ventaglio strumentale che va dall’elettronica alle
percussioni, dai tamburi al vibrafono e altro ancora. Hauser insiste riguardo
il filo conduttore che lo unisce ad Armaroli: «Questo duo ha delle ampie
possibilità, e non vedo l’ora di procedere verso il prossimo passo». Sviluppi
futuri pronosticabili dunque, per quello che Armaroli individua come un
raggiungimento di un obiettivo, una sorta di chiusura di un personale cerchio
creativo e di studio: «Per quanto mi riguarda si tratta, da una parte, della
conclusione di un lungo percorso di analisi e riflessione che, da circa dieci
anni, mi ha portato a sviluppare un approccio alla percussione e
all’improvvisazione in una dimensione “plastica”, sculturale, nel senso di Habitat,
dove il significato etimologico di “egli abita” ha un senso e un valore più
ampio. In un senso ecologico e nel rispetto reciproco che si manifesta
nell’ascolto. Dall’altra è l’inizio, lo spero, di una lunga collaborazione di
vicinanza e di condivisione di idee musicali e di spazi sonori abitabili».
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