Come recita la nota stampa di presentazione, “Unshot Movies” è «la colonna sonora di dodici film mai girati». Tracce segnate da una vena melodica cantabile, messe insieme da quattro musicisti dall’elevata sensibilità espressiva, capaci dunque di immaginare scenari, situazioni e dialoghi mai esistiti. Ascoltiamo una musica che sa essere, attraverso un attento e delicato gioco di timbri, sia nostalgica e pensosa, sia frizzante e avvolgente. I primi piani sono spesso a favore del sassofono soprano di Javier Girotto, con il quale scambia pareri e contrappunti il pianoforte suonato da Jon Blake. Di Castri ed Héral disegnano fondali flessibili, a volte trasparenti e in certe occasioni dal tratto marcato e concreto, in un insieme estetico che non tradisce mai l’abbellimento del tema e il fulcro espressivo, lasciando all’ascoltatore il libero arbitrio dell’immaginazione.
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mercoledì 29 marzo 2017
sabato 18 marzo 2017
Enrico Pieranunzi: “New Spring – Live At The Village Vanguard” [CAM Jazz, 2017]
Come il titolo lascia intendere, si tratta di una ripresa dal vivo nel leggendario Village Vanguard, risalente all’aprile 2015, che vede coinvolto Enrico Pieranunzi nelle vesti di leader di un quartetto di levatura assoluta, completato da Donny McCaslin al sassofono tenore, Scott Colley al contrabbasso e Clarence Penn alla batteria. Per il pianista si tratta del secondo album registrato nel club newyorkese, dopo il precedente episodio del 2013 che lo vedeva in trio con Marc Johnson e Paul Motian, e in questa occasione ha pensato di presentare una scaletta quasi esclusivamente composta da suoi originali, opportunamente arrangiati. Quella che emerge dall’ascolto è una musica dal profondo scavo espressivo, che vede spesso il suono di McCaslin in primo piano, costruita su fondali ritmici elastici ottenuti grazie all’interplay strumentale tra gli interpreti. Nelle note di copertina Pieranunzi lascia spazio per eventuali nuove registrazioni al Village Vanguard, un luogo magico che non lascia indifferenti anche musicisti navigati come lui.
venerdì 17 marzo 2017
Lorenzo Masotto: “Aeolian Processes” [Dronarivm, 2017]
Pianoforte e sonorità elettroniche caratterizzano il contenuto di “Aeolian Processes”, l’album che Lorenzo Masotto realizza in solo per l’etichetta russa Dronarivm, curandone anche la parte di ripresa e missaggio. Le undici tracce autografe sono segnate da una forte vena melodica, sempre cantabile e leggermente incline verso un’atmosfera chiaroscurale, misurata e di grande fascino. Il tutto è ottenuto attraverso un playing dall’elevata sensibilità, arricchito, con estremo equilibrio, dalla componente elettronica, che sposta l’ago della bilancia espressiva verso i territori prossimi all’ambient music. Nell’insieme non mancano momenti dalla maggiore incisività ritmica, sempre coerenti con l’estetica finora descritta, costruiti con un attento lavoro di sovrapposizioni e spinta da una profonda ispirazione, che lo stesso Masotto così descrive: «Nel momento in cui le mie mani toccano il pianoforte e inizio a comporre la mia coscienza intraprende un viaggio, lascia il mio corpo e durante il suo vagare mi mostra le fotografie dei luoghi che incontra creando una sorta di connessione tra il mio inconscio e le mie dita. I colori, i paesaggi, i visi delle persone che fotografa lungo il cammino sono talmente nitidi nella mia mente da permettermi di descrivervi perfettamente quelle immagini utilizzando soltanto il suono che il pianoforte è in grado di dipingere».
https://dronarivm.com/2017/03/03/lorenzo-masotto-aeolian-processes/
venerdì 10 marzo 2017
Quasimodo: “Episteme Of A Dream” [Filibusta Records, 2016]
Dodici tracce riprese al Nutone Lab di Roma nell’aprile 2015 compongono la scaletta di “Episteme Of A Dream”, l’album firmato dai Quasimodo, il quintetto formato da Rino Adamo al violino elettrico, Claudio Riggio alla chitarra elettrica, Alessandro Giachero ai synth, Filippo Manni all’elettronica e Giuseppe Sardina alla batteria. La loro è una visione musicale libera da schemi precostituiti, sostenuta da una netta voglia di esplorazione formale, dall’equilibrata osservanza del reciproco ascolto e da una sorta di “coraggio espressivo” che segna l’intera durata del disco. Quella che si ascolta è una lunga improvvisazione fatta sia di momenti caratterizzati da pochi suoni, che sembrano gocce capaci di spezzare il silenzio, sia di continue interazioni in grado di creare grovigli, spirali e attriti sonori.
Marco Pacassoni Quartet: “Grazie” [Nasswetter Music Group, 2017]
Con questo album il vibrafonista e compositore Marco Pacassoni ringrazia il padre Giorgio, che attraverso il proprio figlio ha realizzato il sogno di riuscire a creare musica, e di farne una ragione di vita. Come di consueto Pacassoni si avvale del suo consolidato quartetto, già apprezzato in altri episodi discografici, completato da Matteo Pantaleoni alla batteria, Lorenzo De Angeli al basso ed Enzo Bocciero al pianoforte, il quale, nel discorso d’insieme, risulta decisivo per assemblare la cifra melodica, sempre cantabile, che caratterizza questa realtà. Temi che si poggiano su strutture ritmiche a volte coinvolgenti, ma che in certi passaggi, vedi nel brano One Day che ospita la chitarra classica di Riccardo Bertozzini e il flicorno di Amik Guerra, sanno essere discrete, favorendo così le esposizioni soliste. Nel complesso si tratta di un album dal respiro timbrico ampio, curato nelle scelte e nei dettagli, suonato da musicisti dall’elevata sensibilità sia formale sia espressiva.
mercoledì 8 marzo 2017
Molester sMiles: “Social Music” [M.I.L.K., 2016]
Dedito da diversi alla figura e all’arte di Miles Davis, il chitarrista Enrico Merlin assembla i Molester sMiles, collettivo di musicisti composto da Massimiliano Milesi ai sassofoni, Achille Succi al sassofono contralto e clarinetto basso, Giancarlo Tossani al Fender Rhodes, laptop ed elettronica, Giacomo Papetti al basso elettrico e Filippo Sala alla batteria. La loro principale fonte d’ispirazione è il cosiddetto “periodo elettrico” di Miles, il momento in cui il leggendario trombettista metteva in connessione sonorità acustiche ed elettriche, sperimentando forme e modi alla ricerca di territori espressivi altri. Nel loro “Social Music” i Molester sMiles operano un lavoro lontano dalle rivisitazione fine a sé stessa (di Miles sono rielaborati un paio di brani) e costruiscono una propria estetica che predilige sonorità funky, atmosfere che richiamano sì gli anni Settanta, ma con piglio di stretta attualità, anche grazie all’utilizzo di effetti ed elettronica. C’è della melodia nei temi proposti e ci sono passaggi solisti più inclini alla forma libera, in un insieme che emana una netta voglia di sperimentare, provare e azzardare soluzioni.
giovedì 2 marzo 2017
Luisiana Lorusso – Claudio Filippini: “My Billie’s Blue”
Luisiana Lorusso, voce e violino, e Claudio Filippini, pianoforte, danno forma al loro personale omaggio a Billie Holiday, attraverso una scaletta che ripercorre dodici brani che hanno reso celebre il mito di Lady Day, arrangiati con misura e originalità. L’album trova il suo motivo di distinzione negli abbinamenti timbrici del duo, nella loro profonda sensibilità interpretativa e in un movimento complessivo lontano da ogni sorta di prevedibilità. La voce della Lorusso si lascia apprezzare per il controllo dinamico e per una stoffa interpretativa di pregio; Filippini rende un pianismo camaleontico, ora pronto nell’accompagnare con discrezione, poi sugli scudi grazie a un playing swingante e cantabile.
Nota: Con questo progetto il duo supporta Terre des Hommes Italia in Iraq a sostegno dei bambini e delle famiglie di profughi siriani nei campi di Erbil Basirma e Mosul.
mercoledì 1 marzo 2017
Alessandro Rossi Quartet: “Emancipation” [CAM Jazz, 2017]
Per il suo album d’esordio il batterista e compositore Alessandro Rossi organizza un quartetto capace di legare sonorità elettriche e acustiche completato da Andrea Lombardini al basso, Massimo Imperatore alla chitarra elettrica e Massimiliano Milesi che alterna tenore, soprano, clarinetto e diamonica. I brani originali, otto in una scaletta che prevede anche la rilettura di Punjab di Joe Henderson e Lithium dei Nirvana, sono caratterizzati dall’alternanza di situazioni formali, che variano da alcuni slanci in solo, diversi dialoghi in duo, per esempio tra sax e chitarra, e continue interazioni d’insieme. Inoltre, “Emancipation”, si distingue per le ampie vedute espressive, cha abbracciano sia certe derivazioni rock, vedi alcuni passaggi catalogabili come "aggressivi", sia il jazz comunemente inteso, nella sensibilità melodica e ritmica complessiva, che denunciano una già definita personalità, del leader e dei suoi compagni di viaggio.