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venerdì 13 gennaio 2012
Nicola Dal Bo: Trio.Org
Il nocciolo della questione è tutto nel suono dell'organo Hammond: se lo amate - e dunque con tutta probabilità lo amerete per sempre - allora un disco come Trio.Org potrebbe andarvi a genio; in caso contrario, cioè se proprio non avete mai digerito quelle note dal sapore vintage, come si usa dire oggi, meglio rimanerne alla larga.
Questo perché i motivi di esistenza di quest'album ruotano intorno alla tastiera manovrata da Nicola Dal Bo (modello A-100 per la precisione), il quale sviluppa spesso melodie sornione, come nel caso di "G-Spot Blues," dove fa bella figura il timbro caldo del chitarrista Michele Manzo. Da non dimenticare gli andamenti più frizzanti di brani come "Organology" e quelli più languidi e sognati del classico "Io che amo solo te" di Sergio Endrigo, in un lavoro che presenta passaggi godibili, come "When Lights Are Low," percorsi sconnessi ("Jimmy's Idea") e un'ansa di piano solo, la conclusiva "Suspect," che non guasta.
Le idee e il flusso sonoro avanzano in maniera univoca, c'è un buon intreccio di suoni, in particolar modo tra organo e chitarra, la tensione melodica rimane viva e in evidenza per l'intera tracklist, per un album onesto, dove non si rintraccio né momenti di assoluta originalità né evidenti cadute di stile.
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