È il 17 luglio del 1967 quando John Coltrane lascia la vita terrena per raggiungere nell’Olimpo del jazz gli altri grandi di una storia che, grazie a un passaggio folgorante e inimitabile, segnerà per sempre. Ancora oggi, a ragion veduta, lo troviamo sulle copertine delle riviste di jazz più prestigiose al mondo, come nel caso del numero di settembre di Down Beat. I motivi sono principalmente due, uno di stretta attualità e l’altro celebrativo: la pubblicazione di “Offering: Live At Temple University” e il cinquantesimo anniversario, ormai prossimo, di “A Love Supreme” (Impulse! Records, 1965). La registrazione della Temple University, finora reperibile solo su alcuni bootleg, riguarda il concerto tenuto da Coltrane l’11 novembre del 1966 presso la Mitten Hall. Si tratta di un documento di straordinaria importanza, in quanto ne illumina un passaggio artistico, e di vita, particolarmente interessante, perché Trane stata vagliano nuove possibilità espressive, e in quella occasione invita sul palco diversi musicisti, tra i quali troviamo i percussionisti Umar Ali, Algie DeWitt e Robert Kenyatta. Inoltre, come sottolinea Ashley Kahn nelle note di copertina dell’album, a un certo punto della performance smette di suonare il sax e inizia sorprendentemente a cantare. A riguardo, Ravi Coltrane, che reperì diversi anni fa questa registrazione grazie a Michael Brecker, grande fan del padre, ricorda: «Quando sono arrivato a questo punto della registrazione e ho sentito la sua voce ho vissuto un’esperienza molto intensa». Quel giorno, sul palco, c’era anche il batterista Rashied Ali, che descrive così quel momento: «Si percuoteva il petto, in una sorta di canto sciamanico». L’album, pubblicato da Resonance Records, è disponibile, oltre che su CD, nell’edizione limitata in vinile da 180g in duemila copie.
Quasi due anni prima è dato alle stampe “A Love Supreme”. Coltrane entra in studio il 9 dicembre 1964, insieme a Jimmy Garrison, Elvin Jones e McCoy Tyner, per registrare il capolavoro che oggi è celebrato con diverse iniziative. Quella di maggiore rilievo è la serie di eventi organizzata da Ravi Coltrane al Miner Auditorium del San Francisco Jazz Center, dal 10 al 14 dicembre. Durante questi cinque giorni troviamo in programma concerti e conferenze, con protagonisti Steve Coleman & Five Elements, il Turtle Island Quartet, Joe Lovano e lo stesso Ravi, con diversi ospiti speciali, tra progetti originali e collaborazioni. Negli ultimi mesi sono state molte altre le iniziative rivolte a questo importante anniversario. Il fotografo Chuck Stewart ha donato allo Smithsonian National Museum of American History una serie di fotografie inedite, relative alle sedute di registrazione dell’album nello studio di Rudy Van Gelder a Englewood Cliffs, nel New Jersey, mentre Ravi Coltrane ha permesso al museo di mettere in mostra uno dei tre sax tenore appartenuti al padre. Si tratta di un Selmer Mark VI del 1964, riguardo al quale John Edward Hasse, curatore della sezione di musica americana del museo, ha dichiarato: «Ogni volta che mi trovo di fronte a questo strumento ho la pelle d’oca».
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