lunedì 19 marzo 2018

Norma Winstone: “Descansado - Songs For Films” [ECM, 2018]

Come il titolo lascia intendere il nuovo album firmato da Norma Winstone, in trio con Klaus Gesing al clarinetto basso e sassofono soprano e Glauco Venier al pianoforte, ripercorre temi provenienti da musica per film, pescati in repertori di prestigio come, tra gli altri, quelli di Nino Rota, Ennio Morricone, Michel Legrand e William Walton. Il brani presi in considerazione sono stati arrangiati da Gesing e Venier, e spesso presentano delle rinnovate vesti formali, dove alla principale espressività affidata alla voce si affiancano i timbri di pianoforte e fiati, che aggiungono elementi di cambiamento e spunti di interesse melodico. Il tutto è legato da un modo di operare discreto, in un equilibrio di suoni e silenzi di rara intensità, e nel quale intervengono i musicisti ospiti Helge Andreas Norbakken alle percussioni e Mario Brunello al violoncello, con presenze palpabili quanto aderenti all’estetica d’insieme.

                                             

giovedì 15 marzo 2018

Shinya Fukumori Trio: “For 2 Akis” [ECM, 2018]

È il marzo 2017 quando Manfred Eicher decide di registrare il trio capitanato dal batterista Shinya Fukumori, con Walter Lang al pianoforte e Matthieu Bordenave al tenore. La loro è una proposta estetica dal profondo scavo espressivo, costruita attorno a dinamiche misurate, movimenti in equilibrio timbrico e ritmico, su un forte senso di cantabilità melodica. Elemento messo in evidenza dal tenore di Bordenave, essenziale e narrativo, e ribadito dalle tenui linee disegnate da Lang, pianista in grado di tratteggiare in filigrana e di rimanere presente in una apparente impalpabilità. Da dietro la batteria Fukumori osserva e dirige, con gesti tanto piccoli quanto decisi e di estrema razionalità.

lunedì 12 marzo 2018

Rosa Brunello Y Los Fermentos: “Volverse” [CAM Jazz, 2018]

Registrato a la Casa della Musica di Trieste, nel febbraio 2017, “Volverse” è il nuovo capitolo discografico che Rosa Brunello firma insieme ai suoi Los Fermentos, il quartetto completato da Alessandro Presti alla tromba, che ha preso il posto in line up di Davide Boato, Filippo Vignato al trombone e Luca Colussi alla batteria. Al centro dei significati della musica del quartetto rimane la cantabilità melodica dei temi, esposta dai fiati che si intrecciano, si uniscono o prendono direzioni solitarie su strati ritmici flessibili, pronti al cambio di direzione formale. Ci sono tanti dialoghi strumentali nella musica scritta dalla contrabbassista, che firma quasi l’intera scaletta, c’è del sapore mediterraneo, e durante l’ascolto ci si imbatte in groove profondi, dalle timbriche scure e brumose. L’insieme si rileva mutevole, privo di ristagni espressivi e di prevedibilità, merito di una fluidità di gruppo rara e ben delineata. Il lavoro fotografico del CD è firmato da Elisa Caldana.

Francesco Geminiani: “Colorsound” [Auand, 2018]

In questa nuova uscita targata Auand Records, registrata al Bunker Studio di Brooklyn nel 2015, troviamo il trio capitanato dal sassofonista Francesco Geminiani, il quale propone una scaletta quasi esclusivamente composta da propri brani. Tracce pensate in funzione del suo tenore, spesso fonte primaria di significati, melodie e temi, ma anche dei due musicisti che lo affiancano: Rick Rosato al contrabbasso, che produce un suono denso e che, in particolar modo nelle parentesi in solo, sa scendere in frequenze abissali; Mark Schilders alla batteria, dotato di swing viscerale, spontaneo, fluttuante. Tra contemporaneità e richiami alla tradizione, il lavoro si basa su una precisa visione estetica e concettuale che Geminiani riassume così: «È un lavoro focalizzato sui colori che vedo ascoltando la musica, una sinestesia che mi accompagna da sempre e che trasforma ogni mia esperienza sonora in un caleidoscopio di sensazioni visive. Ho voluto mettere in musica alcuni di questi colori, cercando di invertire il processo e partendo questa volta dall’aspetto visivo per arrivare alla musica». La foto di copertina è di Maria Trofimova.

mercoledì 7 marzo 2018

Kit Downes: “Obsidian” [ECM, 2018]

In questa nuova uscita il pianista Kit Downes lascia da parte il jazz feeling messo in mostra nei precedenti lavori, come quello svolto nel ruolo di sideman con Thomas Strønen dal titolo “Time Is A Blind Guide” (ECM, 2015), per un approccio più contemplativo ed ecclesiastico. Il suo “Obsidian” lo vede alle prese con l’organo da chiesa, strumento che fa parte del background dell’artista inglese, e con gli ambienti sonori esplorati per l’occasione: la Broeswell St. Edmund Church, la Union Chapel Church e la Snape Church of John the Baptist. Luoghi nei quali Downes sviluppa lunghe trame melodiche, frutto di profonda ispirazione, dove il suono “respira” e si espande con lentezza, misura e sacralità. “Obsidian” vede anche la partecipazione del sassofonista Tom Challenger, compagno di ventura di Downes nell’album “Vyamanikal” (Slip Records, 2015), nel brano Modern Gods, un passaggio che evidenzia un’estetica d’insieme anche fatta di brillante improvvisazione.

Alberto La Neve – Fabiana Dota: “Lidenbrock - Concert For Sax And Voice” [Manitù Records, 2017]

Come il titolo di questo album lascia intendere la musica di Alberto La Neve e Fabiana Dota si basa sul rapporto tra sassofono e voce, che i due instaurano ispirandosi alla vicenda di Lidenbrock, il personaggio principale del romanzo di Jules Verne “Viaggio al centro della terra”. Quella che si ascolta è un’estetica costruita attorno alla cantabilità melodica dei quattro lunghi brani in scaletta, dove la voce di Dota – a volte trattata con effetti - si fa strumento e si attorciglia al suono del sassofono tenore, a sua volta ripetuto e manipolato attraverso loop machine ed elettronica. Lavoro concettuale, insistito, che accompagna l’ascoltatore attraverso diverse stanze sonore, capaci di circondare e coinvolgere grazie a una scrittura attenta all’equilibrio espressivo e alla costruzione d’insieme pensata con estrema sensibilità estetica.

ps3 – Pietro Santangelo Trio: “Clinamen” [Emme Record Label, 2017]

Il trio capitanato dal sassofonista Pietro Santangelo si completa con Vincenzo Lamagna al contrabbasso e Salvatore Rainone alla batteria, e il loro album “Clinamen” arriva dopo un lungo periodo di collaborazione in concerti dal vivo. Perlopiù originali firmate dal leader, le tracce in scaletta accolgono anche brani di John Zorn e Frank Zappa, a testimoniare l’anima poliedrica di questo trio, che spazia da ambientazioni pensose, vedi l’introduzione di Polaris, a momenti dove a trasudare è un groove intenso e dal profondo scavo espressivo, come avviene in Terzo vero. Santangelo mantiene spesso il primo piano melodico delle situazioni proposte, ma nelle dinamiche del trio non mancano gli spazi di manovra per gli altri interpreti, a loro volta poli catalizzatori di un’estetica dall’anima contemporanea.

venerdì 2 marzo 2018

Cocoon: “Still, Moving” [Emme Record Label, 2017]

C’è la voce di Francesca Gaza al centro delle dinamiche espressive dei Cocoon, il quartetto completato da Luca Sguera al pianoforte, Alessandro Mazzieri al basso elettrico e Saverio Cacopardi alla batteria. Il loro primo album “Still, Moving” si sviluppa attraverso otto brani, che sono riconducibili al jazz interpretato attraverso la forma canzone, ma che poi si rivelano come composizioni articolate, capaci di cambiare pelle in maniera misurata, con lente sovrapposizioni di atmosfere e accostamenti timbrici. Sguera di rivela come “voce alternativa” a quella di Gaza, soprattutto in alcune introduzioni libere da schemi. Nell'insieme l’utilizzo di effetti elettronici si avverte in minima parte, andando a coagulare una tessitura estetica pregiata e ben messa a fuoco. La foto di copertina è di Francesca Cersosimo.

giovedì 1 marzo 2018

Maxime Bender Universal Sky: “Universal Sky” [CAM Jazz, 2018]

La caratteristica principale di questo lavoro firmato da Maxime Bender, e dal suo quartetto Universal Sky, è individuabile negli accostamenti timbrici, che prevedono l’alternanza di sassofono tenore e soprano del leader, la chitarra elettrica di Manu Codjia, l’Hammond B3 manovrato da Jean-Yves Jun e la batteria dietro la quale siede Jérome Klein. Bender occupa spesso i primi piani espressivi delle dieci tracce in scaletta, e il suono delle sue ance trova alternanza con chitarra e organo, disegnando scenari che vanno dal misurato e rarefatto a situazioni dalla decisa impronta ritmica. Il sassofonista lussemburghese, classe 1982, mette a punto con questo lavoro il suo stile, essenzialmente basato sul respiro melodico dei temi, sempre fluidi, discorsivi, e dalla notevole cifra di cantabilità.