domenica 18 settembre 2011

Jean Michel Jarre

Jean Michel Jarre: Essentials & Rarities


Dreyfus Jazz
FDM 46050362872
3460503628724
70'21'' - 52'44''
2CD
Elettronica

Essentials & Rarities raccoglie in due CD una spaccato importante della carriera di Jean Michel Jarre, compositore unanimamente considerato tra i pionieri della musica elettronica.
Dedicato all’amico e discografico Francis Dreyfus – scomparso nel 2010 - Essentials presenta una scaletta dove sono riportati i brani di maggiore interesse pubblicati dall’omonima etichetta dal 1976, l’anno d’uscita del fondamentale Oxygene, al 2001. Una sorta di percorso musicale e di vita dove non potevano mancare Magnetic Fields 1 e 2, ma anche alcuni passaggi di Oxygene – tra i quali la celeberrima parte 4, che a distanza di anni continua a mettere i brividi - e della sontuosa Equinoxe. Meno scontate le presenze di Souvenir of China e Zoolook, anche se saldamente radicate nella storia del musicista francese. Brani distanti negli anni, diversi per intenzione e per gli strumenti utilizzati – si va dal VCS3 a synth molto più moderni -, ma che in questa raccolta suonano come un insieme compatto, coerente a un pensiero artistico di estrema qualità.
In Rarities troviamo una tracklist di sedici brani, che testimoniano l’attività di Jarre prima della notorietà planetaria. Per lui si è trattato di un inizio di carriera caratterizzato dalla voglia di esplorazione sonora, attraverso esperimenti e ibridazioni di vario genere ispirate da Pierre Schaeffer, suo maestro per tre anni e teorizzatore della musica concreta. Ne è esempio lampante Happiness is a Sad Song, datata 1969, traccia dall’andamento labirintico, stratificato e pieno di spunti creativi, come del resto La Cage, dove si rintracciano i primi sintomi del modo – ripetitivo, seriale e affascinante - che porterà Jarre a realizzare i suoi lavori di maggiore impatto, e una nutrita quantità di passaggi – alcuni dei quali molto interessanti - dove si rintracciano i prodromi di un genio.
qualità musicale 8
tecnica 8

pubblicato su SUONO settembre 2011

sabato 17 settembre 2011

schegge di ascolto #2


The Megs: Jealousy
L’album d’esordio dei The Megs profuma di rock in senso stretto, fatto con la giusta grinta, passione autentica e piglio personale forgiato su una corretta dose di ammirazione nei confronti di realtà più affermate.

Paramount Styles: Heaven’s Alright
I Paramount Styles tornano in pista con un nuovo album in studio a distanza di tre anni da “Failure American Style” e dopo aver macinato una nutrita serie di live performance, che hanno delineato in maniera decisiva il carattere e l’approccio stilistico della band fondata nel 2005 da Scott McCloud (ex Girls Against Boys) in quel di New York.

Vitas Guerulaïtis: Vitas Guerulaïtis
Quella dei Vitas Guerulaïtis è una miscela stilistica che non può lasciare indifferenti, dove interagiscono un approccio tecnico sporco, che per intenderci definiremo punk, una capacità di scolpire le forme delle otto tracce in scaletta con modalità free – nell’accezione più ampia del termine -, e una verve esecutiva che non viene mai usata con parsimonia.

Wolfang Shock: Viola
Niente di nuovo nello stile e nell’approccio esecutivo dei Wolfang Shock, band nata nella provincia di Pescara con all’attivo un Ep omonimo e una manciata di live performance in ambito locale. I ragazzi giocano a carte scoperte, cosicchè le loro attitudini sono ben chiare in “Loop Day”, brano con velleità da singolo di successo.

Peter Kernel: White Death Black Heart
La band trova nella voce sensuale quanto basta di Barbara Lehnhoff il suo tratto di riconoscimento, mentre Aris Bassetti (chitarra) e Ema Matis (batteria) riescono a costruire un’intelaiatura rimico/melodica capace di creare, senza mai invadere troppo il campo, uno sfondo pronto ai cambi di scenario, vivo e scintillante.

Agrado: Rumore Bianco
Quando è il rifacimento di un brano molto famoso la traccia meglio riuscita di una scaletta c’è da diffidare, a ragion veduta, dal resto del programma. È il caso di “Piccola Luce”, versione in italiano dell’evergreen “Change” dei Tears For Fears, che gli Agrado producono mettendo in risalto una buona duttilità esecutiva, e una decisa voglia di andare a pizzicare le giuste corde emozionali.

Ozmo: Ozmo
Quella prodotta dagli Ozmo è musica per menti libere, che non conoscono, o quanto meno ignorano volonatariamente, quali siano i confini dell’espressività e il reale significato delle etichette stilistiche. Per ora noi la chiameremo free music, ma giusto per lasciare intendere in che territorio agisce questa band.

MU: Sensilenti
Sviluppi formali giocati su tempi di media velocità, enfasi timbrica, dettagli in risalto e giusta mescolanza di stili e derive espressive fanno di “Sensilenti” un lavoro godibile, che si lascia ascoltare nella sua interezza.

sabato 10 settembre 2011

schegge di ascolto #1


Marco Notari: Io?
le dieci tracce qui contenute evidenziano una caratura compositiva prossima alla canzone d’autore, a un songwriting fortemente ispirato e per certi versi impegnato, ma anche una piacevole leggerezza di derivazione pop, nell’accezione più ampia del termine, con tutto il suo bagaglio di facile fruibilità.

Walt Weiskopf Quartet: Live at Koger Hall
Un disco che si snoda attraverso otto brani di media durata, che riescono a catturare l’attenzione di chi li ascolta per la genuinità di un jazz suonato con la giusta grinta, su tempi medio veloci e con una decisa coerenza stilistica.

Maurizio Giammarco & Orchestra Jazz del Mediterraneo: Cieli di Sicilia
L’armonioso legame che tiene uniti i dieci brani proposti restituisce un unico percorso stilistico, che si snoda attraverso momenti dalle atmosfere frizzanti e altri più pensosi e rilassati.

Danilo Rea & Flavio Boltro at Schloss Elmau: Opera
propongono dodici passaggi presi in prestito dai più prestigiosi repertori della musica operistica italiana, riuscendo nella non semplice impresa di mantenere saldi alcuni tratti salienti dei temi pur mettendo nelle esecuzioni il proprio io stilistico.

Enrico Bracco: Unresolved
Il chitarrista ama mischiare le carte, mettendo in luce una scrittura che non conosce le scorciatoie formali e i sentieri espressivi troppo battuti.

Alessandro Tedesco/Low Frequency Quartet: Argonauta
Come gli argonauti sotto la guida di Giasone intrapresero il viaggio verso le ostili terre della Colchide, il Low Frequency Quartet capitanato dal trombonista Alessandro Tedesco si imbatte nei territori scoscesi e pieni di insidie del loro Argonauta, album edito dalla partenopea Itinera.

Native Soul: Soul Step
Brainin si fa notare per la sua sensibilità melodica anche al flauto, come in “Into the Night”, mentre è la rivistazione dell’hendrixiana “Castles Made of Sand” il momento di maggior impatto a livello di capacità d’insieme.

Marilyn Mazur: Celestial Circle
si lascia apprezzare per la sua intera ora di durata, ancor più se ascoltato in cuffia e con la giusta atmosfera, come in un accenno di tramonto. Dedicato a chi ha voglia di farsi conquistare senza fretta, con i giusti modi del corteggiamento di classe.

Hiromi: Voice
«la voce reale delle persone è espressa nelle loro emozioni». E di emozioni le nove tracce in scaletta ne emanano diverse, grazie soprattutto alla buone combinazioni timbrico/melodiche messe a reagire dal trio.

venerdì 9 settembre 2011

Afterhours @ Frammenti 2011


L'ultimo giorno di agosto corrisponde con la prima serata dell'undicesima edizione del Festival Frammenti, e sono subito emozioni concrete: sul palco, allestito nel Parco di Villa Sciarra a Frascati (Rm), salgono gli Afterhours di Manuel Agnelli. La band ha momentaneamente sospeso la lavorazione del nuovo album in studio per inanellare una serie di perfomance live – anche fuori dai confini nazionali – giunta quasi al termine. Ma i ragazzi hanno ancora molto sudore da spendere, e sul palco non ne risparmiano neanche una goccia. Basterebbero i primi dieci minuti di concerto, indelebilmente segnati da un approccio vibrante e da una tirata versione de "La vedova bianca", per mandare tutti a casa felici e contenti. Ma il pubblico ha voglia di Afterhours. E Manuel – in piena forma, capelli lunghi, canottiera attillata con su scritto "God is Sound" – ha voglia del suo pubblico. Insieme a Giorgio Ciccarelli e Xabier Iriondo costruisce un muro di chitarre caratterizzato da effetti taglienti; un intreccio che non lascia spazio a inutili abbellimenti e arriva diritto al petto di chi, tra le prime file, ha deciso di stordirsi senza bisogno di espedienti non riconosciuti legalmente. A contribuire a questa sagra di corde, che sanno di lamette appena spezzate e pronte all'uso improprio, contribuisce il violino di Rodrigo D'Erarsmo, ultimo orpello di un suono che dal tour de "I milanesi ammazzano il sabato" ad oggi ha visto sfrondare quello che c'era da togliere ed è diventato più asciutto, grintoso e a tratti decisamente deflagrante. Quando poi per "Bye Bye Bombay" entra a sorpresa Giorgio Canali la sagra diventa orgia, il fiume sonoro della band rompe gli argini, e lasciarsi travolgere risulta piacevolmente inevitabile. Ci si può interrogare se per gli Afterhours sia arrivato il momento di maggiore messa a fuoco del loro cammino, soprattutto per quanto riguarda la performance live, di certo c'è che brani come "Ballata per piccole iene", ma anche "Male di miele" o "Quello che non c'è", sono ormai, da tempo, pietre fondamentali sulle quali costruire un futuro che aspetta solo di essere scritto e che, siamo pronti a scommettere, non potrà lasciare indifferenti. 

venerdì 2 settembre 2011

brian eno e le strategie oblique

Oblique Strategies (subtitled over one hundred worthwhile dilemmas) is a set of published cards created by Brian Eno and Peter Schmidt.

giovedì 1 settembre 2011