lunedì 14 maggio 2012

Shelley Short: Then Came the After

Shelley Short prosegue il suo percorso cantautorale riprendendo le linee tenui e le timbriche accennate nel precedente “A Cave, a Canoo”, per dar vita ai dodici nuovi brani che compongono l’altrettanto malinconico e chiaroscurale “Then Came the After”. Album registrato a cavallo tra il 2010 e il 2011 con la collaborazione attiva del fidato Alexis Gideon, e con un gruppo di musicisti pronti a delineare gli sfondi sui quali la voce di Shelley narra storie di vita personale, relazioni e misteri dell'esistenza. La songwriter di Portland non ama fare le cose di fretta. E i suoi brani emanano in maniera inesorabile questa attitudine compositiva e caratteriale. Cosicchè assistiamo al lento succedersi di eventi sonori, che ci accompagnano dalle gentilezze melodiche di “Right Away”, ai lineamenti impalpabili di “Plane”, dove Shelley mostra un timbro vocale al limite della trasparenza, ai tratti più marcati di “Steel”, nella quale la chitarra elettrica di Gideon rende qualche buona grinza al tessuto pregiato di questo lavoro. Ci sono poi dei passaggi fragili, come “Caravan”, che contribuiscono a impreziosire il tutto e che potrebbero trovare la propria ragione in un sottofondo a lume di candela. La voce di Shelley Short – molto levigata, mai fuori da un binario espressivo coerente – segna in maniera indelebile un album che va ascoltato in tutte le sue sfumature, facendo parecchia attenzione ai particolari. Prendetevi del tempo libero.

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