venerdì 8 agosto 2014

Sun Ra: Ventuno album in esclusiva per iTunes Store di Apple

In occasione del centenario della nascita di Sun Ra, a Birmingham (Alabama) il 22 maggio 1914, il Sun Ra Music Archive annuncia il lancio sulla piattaforma digitale iTunes Store di ventuno album del leggendario musicista, alcuni dei quali per la prima volta in formato digitale e altri in versione rimasterizzata

La leggenda di Sun Ra, uno tra i musicisti più intriganti dell’intera storia del jazz, conosciuto e apprezzato sia per le sue doti artistiche sia per la sua visione della vita, legata alla filosofia cosmica che lo ha sempre caratterizzato, non accenna a spegnersi. Anzi. A cento anni dalla sua nascita, datata 22 maggio 1914, il Sun Ra Music Archive (http://sunraarchive.webstarts.com) annuncia il lancio della serie “Mastered For iTunes Releases”, un lotto di ventuno album, alcuni per la prima volta in digitale e altri rimasterizzati, che include, oltre ad alcuni classici, anche sessioni finora rimaste inedite e rarità. La serie di lavori abbraccia un vasto arco temporale, che va dal 1956 al 1974, e praticamente traccia in maniera consistente la prima metà della carriera di Sun Ra. Tra i titoli a disposizione troviamo album indispensabili, come “Sun Ra And His Solar Arkestra Visits Planet Earth” (1966), “The Nubians Of Plutonia” (1966) e “Jazz In Silhouette” (1959), e altri che ne illustrano il lato più avanguardistico, come “Cosmic Tones For Mental Therapy” (1967) e “Atlantis” (1969). Molti di questi lavori Sun Ra li ha pubblicati originariamente attraverso la El Saturn Records, l’etichetta da lui fondata nel 1955 insieme ad Alton Abraham, e lo vedono a capo della sua orchestra, nelle varie incarnazioni, mentre alcuni ce lo mostrano nelle vesti di pianista impegnato in lavori in solo, come “Monorails And Satellites, Vol. 1” (1968), dove presenta brani autografi come Differentials, Space Towers e The Alter Destiny. Nell’insieme troviamo anche alcuni lavori, come “Sound Sun Pleasure!!” (1959) e “Holiday For Soul Dance” (1960), che includono versioni di alcuni grandi standard, vedi Round Midnight (Thelonious Monk) o But Not For Me (George Gershwin). L’intera serie è stata organizzata e visionata dal direttore esecutivo della Sun Ra Music Archive Michael D. Anderson, con la collaborazione del giornalista e storico musicale Irwin Chusid, autore del libro Songs In The Key Of Z: The Curious Universe Of Outsider Music, il quale ha curato i libretti degli album in versione PDF, scaricabili insieme ai file musicali. Le versioni realizzate per iTunes Store superano la qualità audio dei CD, grazie ai trasferimenti dai master originali realizzati a 24bit, effettuati per ottenere la maggiore qualità audio possibile, pronta a soddisfare i molti fan di Sun Ra. L’associazione diretta da Anderson è in possesso di una vasta libreria di bobine analogiche, e molto probabilmente la serie avrà nel prossimo futuro la possibilità di essere ampliata. Sun Ra rimane una figura viva ancora oggi, anche attraverso i molti musicisti che ne hanno apprezzato le gesta e che lo portano dentro di loro come fonte d’ispirazione. Tra i tanti c’è il sassofonista svedese Mats Gustafsson, che di recente ha dichiarato: «Le sue azioni erano speciali, con il loro profondo pathos sociale e la dedizione a livello globale. È facile essere tratti in inganno da una parte dell’estetica spettacolare e dal simbolismno selvaggio di Ra, con i suoi collegamenti con la magia nera e il misticismo, ma se si ascolta con attenzione, tra i solchi dei suoi vinili, tra gli strati della sua poesia, si trova un atteggiamento verso la vita dal quale abbiamo molto da imparare, sia come esseri umani sia come musicisti».

iTunes Store: Il negozio virtuale più grande del mondo

iTunes è un’applicazione creata dagli ingegneri della Apple, l’azienda informatica nata nel 1976 a Cupertino, California, grazie all’intraprendenza dei suoi fondatori: Steve Jobs, Steve Wozniak e Ronald Wayne. Attraverso questa App si può accedere al negozio on line iTunes Store, dove gli utenti possono acquistare musica in formato digitale, video musicali e film. È lanciato il 28 aprile 2003, quando ancora la fruizione di “musica liquida” era solo una vaga idea di futuro, e il 10 agosto del 2004 la Apple annuncia di aver raggiunto un milione di canzoni in catalogo. Oggi gli utenti del negozio possono contare sulla cifra record di venti milioni di brani a disposizione, anche perché iTunes Store raccoglie i titoli dalle major BMG, EMI, Sony Music, Universal e Warner Bros e di oltre trecento etichette indipendenti.

Fred Ho: Il suo ultimo saluto

Con estrema lucidità intellettuale Fred Ho, nello scorso mese di aprile, ha lasciato la vita terrena all’età di cinquantasei anni. Anche scrittore e attivista sociale, il sassofonista di Palo Alto ha unito le linee caratteriali del jazz con gli elementi tradizionali della cultura afro-asiatica

«Questo tipo di tumore è un dono per me, perché nonostante le perdite fisiche sono dotato di enormi guadagni filosofici e creativi». Dice questo, e molto altro, Fred Ho nel documentario, ancora inedito nei circuiti cinematografici, Fred Ho’s Last Year (Trailer all’indirizzo: http://www.youtube.com/watch?v=P2L6Qs-szSA) diretto da Steven De Castro. Un’incredibile lucidità e presa di coscienza, in un momento difficile, invalicabile e di estremo dolore, affrontato con coraggio fin dal giorno in cui la malattia gli è stata diagnosticata, otto anni fa: «Il vecchio Fred Ho è morto, domani nasce il nuovo Fred Ho». Il sassofonista ora ci ha salutato per sempre, lo scorso 12 aprile, e ci lascia, oltre all’eredità artistica, un esempio di coraggio e caparbietà. Del resto la sua vita è stata da sempre caratterizzata da un modo di porsi spesso controcorrente e fuori dagli schemi convenzionali. Il giornalista e critico musicale Alexander Billet sottolinea la maniera che Fred Ho aveva di sfidare e mettere in discussione il capitalismo attraverso la sua arte: «Per esempio l’album “Big Red!” del 2011, realizzato a cavallo tra diverse estetiche, ci ricorda come Ho fosse in grado, a differenza di tanti suoi colleghi musicisti, di svincolarsi dal ristagno dell’arte contemporanea sotto il capitalismo, in un’epoca decisamente ostile a tali progetti. Anche se il cancro ha devastato il suo corpo e scheggiato via alla sua abilità come musicista, Ho ha continuato a combattere ed esplorare i modi per la sua arte». Impegnato nel sociale, compositore, scrittore e insegnante, Ho è stato soprattutto un pensatore dalla visione del mondo molto personale. Capace di suonare il sax baritono con estrema fluidità ed equilibrio, la sua musica è ricordata con buona sintesi nell’intervento del sassofonista, amico e studente, Benjamin Barson: «Fred rappresentava il centro spirituale del jazz. La sua era innovazione senza compromessi. Il suo suono poteva scuotere il tetto di una casa, le sue melodie erano sempre fuori dai classici registri del baritono; era sensibile, interculturale, e al tempo stesso ferocemente politico nel suo modo di esprimersi». Fred Ho, il cui nome di battesimo era Fred Wei-han Houn, si considerava un avanguardista popolare e aspirante rivoluzionario, e ha cercato di rimanere fuori dai circuiti mainstream per non intaccare la spontaneità della propria visione musicale. Attratto della realtà artistica della comunità afroamericana, da adolescente segue alcuni corsi d’istruzione tenuti da Max Roach e dalla poetessa Sonia Sanchez, iniziando l’utilizzo del sassofono da autodidatta. Il suo percorso di vita non è stato semplice: cresce in un ambiente famigliare caratterizzato dalla condotta violenta del padre e lascia il Corpo dei Marines nel 1975 dopo aver reagito a un insulto razzista di un ufficiale. Si laurea in sociologia all’Università di Harvard nel 1979 e nei primi anni Ottanta si trasferisce a New York City dove darà forma alla sua carriera come musicista.

“The Underground Railroad To My Heart” Fred Ho & The Afro-Asian Music Ensemble

Questo lavoro, edito dalla Soul Note nel 1994, è tra i più acclamati dalla critica in quanto rappresenta un esempio lampante di come Fred Ho riesce a ibridare, far proprie e restituire in maniera del tutto personale, diverse influenze stilistiche, cha variano dal jazz in senso stretto alle sonorità orientali. Scott Yanow, su All Music, ne parla in termini entusiastici: «Utilizza diversi tipi di ensemble con molti strumenti a disposizione: oltre al suo baritono c’è la classica formazione jazz, con fiati e ritmica, ma anche antichi strumenti cinesi, come il sona e l’erhu. In scaletta brani come Caravan di Duke Ellington e Strange Fruit Revisited, e molti originali dove Ho propone melodie della tradizione asiatica». La prestigiosa rivista DownBeat, nel numero di novembre 1994, assegna all’album quattro stelle e mezzo, ribadendo che lo stile di Fred Ho è: «Un genere a sé stante, una fusione pionieristica tra free jazz e musica tradizionale cinese».

giovedì 7 agosto 2014

John Coltrane: “Offering: Live At Temple University”

La Resonance Records annuncia la pubblicazione integrale del concerto

Disponibile dal 23 settembre, giorno in cui il sassofonista di Hamlet avrebbe compiuto ottantotto anni, “Offering: Live At Temple University” testimonia il concerto tenuto l’11 novembre 1966 alla Mitten Hall della Temple University di Philadelphia, per la prima volta edito in versione integrale

È l’11 novembre del 1966 quando John Coltrane sale sul palco allestito nella Mitten Hall della Temple University di Philadelphia, nove mesi prima che la sua morte prematura lo relegasse per sempre nella leggenda del jazz. Insieme a lui, che in questa occasione si esprime anche attraverso la voce, ci sono Pharoah Sanders al tenore e al flauto, Alice Coltrane al pianoforte, Sonny Johnson al contrabbasso e Rashied Ali alla batteria, oltre ai musicisti aggiunti: i sassofonisti Steve Knoblauch e Arnold Joyner e i percussionisti Umar Ali, Algie DeWitt e Robert Kenyatta. Il concerto, finora disponibile in versione parziale su alcuni bootleg e in scarsa qualità sonora, sarà sul mercato a partire dal 23 settembre in edizione integrale tramite l’etichetta Resonance Records, con licenza Impulse!, la label che ha testimoniato la discografia di Coltrane dal 1961 fino alla sua scomparsa. È prevista la pubblicazione sia di un doppio CD, in confezione digi-pack, contenente un libretto di ventiquattro pagine con le note scritte dal giornalista e storico Ashley Kahn, tra l’altro autore del libro A Love Supreme: The Story Of John Coltrane’s Signature Album, sia di un doppio vinile da 180 grammi, in edizione limitata da quattromila copie, con delle cartoline da collezione con foto rare di Frank Kofsky. Il concerto è stato rimasterizzato da Bernie Grundman a 96kHz/24 bit, direttamente dalle bobine master originali della Radio WRTI-FM, ritrovate grazie all’impegno dello studioso di Coltrane Yasuhiro Fujioka. Si tratta di un’edizione di straordinaria importanza storica, per i fan di Coltrane e per gli audiofili in genere, nella quale troviamo una scaletta con cinque brani leggendari entrati a far parte della storia intera del jazz, come Naima, Crescent, Leo, Offering e My Favorite Things in una versione di oltre venti minuti. Ravi Coltrane, figlio di John e Alice, è stato di fondamentale supporto per assemblare il materiale di questa uscita discografica, e riguardo il concerto ha dichiarato che: «La registrazione della Temple University ci dice che l’arte di John non si esauriva con l’utilizzo del sassofono, ma questo era solo uno strumento per tenere in mano l’espressività, che continuava attraverso la voce e viceversa. La versione di Leo è poi di una tale intensità ed energia che ben riflette il momento che stava attraversando». Coltrane è catturato in forma esemplare, assorto nella sua devozione per la filosofia orientale e intento a sviluppare il linguaggio che aveva assimilato durante la sua ultima fase artistica, smentendo di fatto le voci che lo volevano in declino per via della malattia alla quale si sarebbe arreso il 17 luglio 1967. Lo stesso Kahn descrive il concerto come: «La strada da seguire per generazioni di musicisti a venire». Inoltre, gli altri musicisti sul palco si muovono con straordinaria intensità, per una performance emblematica del cruciale momento storico vissuto da Coltrane, intriso si sperimentazione, spiritualità e passione. Una parte delle vendite andrà alla John Coltrane Home (www.thecoltranehome.org), un’associazione che preserva l’ex abitazione di Coltrane in Dix Hills, New York.

sabato 2 agosto 2014

Marko Djordjevic & Sveti "Something Beautiful (1709-2110)" (Goalkeeper Records, 2013)

Bobby Avey (pf); Desmond White (up b); Eli Degibri (ten); Tivon Pennicott (ten); Marko Djordjevic (batt)

In un percorso di soli originali il batterista Marko Djordjevic definisce l’estetica del nuovo lavoro firmato Sveti, il suo progetto attivo da diverso tempo che in questa occasione presenta una diversa line up. Molto spazio espressivo è concesso ai fiati, come in Heart Bop, dove è il tenore di Eli Degibri a ritagliarsi alcuni momenti di primo piano, o come in Chimes, brano segnato da un lungo tema espresso da Tivon Pennicott. Nelle parti in trio (piano, basso, batteria) il protagonista è Bobby Avey, grazie a un pianismo delicato e melodioso capace di costruire scenari che rimandano un’idea armonica priva di tensione (Svetlana, Which Way Is Down). Djordjevic ama rimanere in secondo piano, e nella sua scrittura raramente emergono le proprie radici balcaniche (Home Made) in un contesto generale di carattere mainstream.

Heart Bop / Which Way Is Down / Svetlana / Ten Large Serbians / Home Made / Something Beautiful / 2007 / Chimes / Flaxy World / War Song / Celebration / Svetlana Swinging On A Summer Evening

Joyce Moreno "Tudo" (Far Out Recordings, 2012)

Joyce Moreno (voc, ch); Helio Alves (pf); Rodolfo Stroeter (cb, b el); Tutty Moreno (batt, perc); Antonia Adnet (ch sette corde #9); Zé Renato (voc #10); Mauricio Maestro (coro #4, #6); Pedrinho Miranda, João Cavalcanti, Moyseis Marques e Alfredo Del Penho (coro #3); Ana Martins (coro #11)

La voce di Joyce Moreno ci guida attraverso l’itinerario di musica popolare brasiliana da lei costruito nei tredici brani di “Tudo”. Si tratta di composizioni originali, che spostano il loro fulcro espressivo dai ritmi ballabili dell’iniziale Quero ouvir João a quelli carichi di nostalgia di Estado de graça, dalle atmosfere soffuse di Aquela canções em mim a quelle più informali di Tringuelingue. Il lavoro si distingue per l’intreccio timbrico di sfondo, fatto di pianoforte, batteria e chitarra, e per le esposizioni vocali in primo piano della leader, che si esprime anche in duo, come nel caso di Dor de amor é água con Zé Renato. Nel complesso si tratta di un album strettamente rivolto agli amanti del genere.

Quero ouvir João / Estadio de graça / Puro ouro / Boiou / Aquelas canções em mim / Claude et Maurice / Tringuelingue / Domingo de manhã / Choro do anjo / Dor de amor é água / Sem poder dançar / Pra você gostar de mim / Tudo

Giacomo Gates Miles Tones "Sings The Music Of Miles Davis" (Savant, 2012)

Giacomo Gates (voc); Freddie Hendrix (tr); John Di Martino (pf); Dave Stryker (ch e); Lonnie Plaxico (cb); Vincent Ector (batt)

La scaletta di “Miles Tones” si compone di brani scelti da Giacomo Gates tra quelli maggiormente rappresentativi del repertorio suonato da Miles Davis, soprattutto del periodo a cavallo tra gli anni Cinquanta e Sessanta. È stato lo stesso Gates, insieme a John Di Martino, ad aver curato gran parte degli arrangiamenti di questo lavoro, dove la sua presenza vocale - spesso tradotta attraverso lo scat - gode in maniera quasi esclusiva del ruolo di primo piano. In certe situazioni non mancano gli spazi solisti a favore del chitarrista Dave Stryker e anche degli altri interpreti, come avviene in Milestones, in un contesto dove i temi originali sono mantenuti pressoché intatti nelle loro linee melodiche e nella loro cifra espressiva. Il trombettista Freddie Hendrix omaggia Miles con soli brevi e cantabili, come quello di You’re My Everything.

All Blues / Be-Bop Lives (Boplicity) / Four / ‘Round Midnight / I Fall In Love Too Easly / ‘Long Come Tutu / Milestones / You’re My Everything / So What / Walkin’

Francesco Fornarelli / Giacomo Mongelli "Travel" (Setola di maiale, 2012)

Francesco Fornarelli (pf); Giacomo Mongelli (batt)

I due musicisti pugliesi Francesco Fornarelli e Giacomo Mongelli collaborano da diversi anni, e nell’album “Travel” mettono insieme una scaletta di nove brani dai quali emergono le loro personalità artistiche. Fornarelli riesce sia a delineare melodie cantabili, come avviene in Spell, un brano intimo e dai toni appena accennati, sia a costruire matrici dal carattere minimale, come in Thunderstorm. Mongelli si dedica alla costruzione dello sfondo ritmico, in un contesto pervaso da improvvisazione, pause e contrasti timbrici. Nell’insieme il lavoro si basa sull’empatia tra i due interpreti e sul loro modo di mantenere la situazione in equilibrio tra momenti di distanza espressiva, dove intraprendono percorsi personali e concettualmente slegati, e passaggi di coesione, come in Obsession, nei quali avanzano di pari passo. Il disegno in copertina è realizzato da Vito Savino.

Playing On Montagne / Spell / Punch It / Obsession / Thunderstorm / New Changes / Bettie Page / Silky Scrape / Travel