sabato 30 settembre 2017

Roberto Ottaviano QuarkTet: “Sideralis” [Dodicilune, 2017]

Il sassofonista Roberto Ottaviano firma le dieci tracce del suo nuovo album “Sideralis”, nel quale è affiancato da Alexander Hawkins al pianoforte, Michael Formareck al contrabbasso e Gerry Hemingway alla batteria. Come apprendiamo dalle note di copertina l’album è dedicato alla memoria di John Coltrane, a cinquant’anni dalla sua morte, e «[…] All’infinità della sua ricerca che genera ancora luce». La musica che si ascolta porta nel proprio centro espressivo una costante sensazione di ricerca, di forme e modi, capace di travalicare con destrezza etichette di genere e immediati punti di riferimento. C’è dello sperimentalismo, ma sempre coerente a un’estetica d’insieme che non manca di aderire a temi cantabili, costruiti con melodie che sanno essere, all’occorrenza, anche morbide e dilatate, come in Planet John Lee Hooker. I titoli di alcuni brani fanno riferimento a varie fonti d’ispirazione, come Ellingtonia, e l’intero progetto ruota attorno all’idea di viaggio in uno spazio immaginario.

                                      

Sofia Trio: “Sofia” [Dodicilune, 2017]

Il Sofia Trio nasce nel 2015 da un’iniziativa del chitarrista Mario Meloni e del batterista Luca Deriu, che trovano nell’incontro con il contrabbassista Fabrizio Fogagnolo il loro ideale punto di equilibrio artistico. L’album presenta nove tracce, tutte originali, dove la formazione, muovendosi nella classica ambientazione del jazz trio con chitarra elettrica, sposta il proprio baricentro espressivo da situazioni pensose, quasi contemplative, ad altre dove emerge l’anima elettrica che ne determina la principale caratteristica, dovuta, soprattutto, alla cifra timbrica di Meloni. Tra le note di copertina leggiamo citazioni di Frank Zappa e Igor Stravinskij – probabili fonti d’ispirazione del trio - e il perché della scelta del nome Sofia che, oltre a essere il nome della figlia di Luca Deriu, richiama significati dal greco antico come “sapienza” e “conoscenza”. La conclusiva Sulle rive del Trasimeno vede protagonista l’ospite Battista Giordano alla chitarra classica.

                                        

venerdì 29 settembre 2017

Francesco Caligiuri: “Olimpo” [Dodicilune, 2017]

Per il suo lavoro in solo Francesco Caligiuri, classe 1991, utilizza sassofono soprano, baritono, clarinetto basso, flauto e sintetizzatori. Edito dalla salentina Dodicilune “Olimpo” presenta una scaletta di nove brani originali, ognuno dei quali fa riferimento a figure della mitologia greca, come indicato dai titoli dei brani, vedi Zeus, Ares o Poseidone. Attraverso strati di sovraincisione Caligiuri realizza un’ambientazione sonora che spazia da situazioni introspettive e pensose a passaggi cantabili, da momenti essenziali ad altri articolati e complessi. La parte elettronica del suo pensiero musicale gioca un ruolo importante, soprattutto riguardo i contorni ritmici del contesto, e nella nota di copertina è Michel Godard a ribadire il peculiare concetto estetico racchiuso in questo lavoro definendolo come «[…] A blend of strong mediterranean melodies with the powerful viking spirit».

giovedì 28 settembre 2017

Simona Premazzi: “Outspoken” [Autoproduzione, 2017]

Per il suo nuovo album “Outspoken” (Autoproduzione, 2017) la pianista e compositrice Simona Premazzi, da diversi anni di stanza a New York City, presenta una band di all star, con Dayna Stephens ai sassofoni, Joe Martin al contrabbasso e Nasheet Waits alla batteria, alla quale si aggiungono i contributi della vocalist Sara Serpa e di Jeremy Pelt alla tromba, che ha curato la produzione artistica dell’album
 
●New York è un fiume 
Presentato la scorsa estate all’Italian Cultural Institute e allo Smalls Club di New York, “Outspoken” è il nuovo lavoro in studio di Simona Premazzi, la pianista e compositrice che da diversi anni opera nella scena jazzistica della Grande Mela e che pubblico e critica hanno già apprezzato nei sui tre precedenti lavori come leader. Raggiunta per l’occasione, la pianista ci ha raccontato le motivazioni che continuano a tenerla ancorata alla sua scelta di vita e artistica fatta nel 2004: «New York non smette di stupire, la scena continua a essere stimolante, amici e colleghi sviluppano nuovi progetti, si è in continua evoluzione, il livello di competenza musicale rimane sempre al top, e tra le nuove leve arriva sempre qualche sorprendente meraviglia. New York è un fiume, in continuo movimento, dove il vecchio e il nuovo coesistono con rispetto e armonia». Nel frattempo Premazzi si è mossa per organizzare nuovi progetti e band, come il quartetto protagonista di questa incisione: «Outspoken è il nome del mio progetto degli ultimi anni, il nome della band. La collaborazione con Dayna (Stephens, NdR) è iniziata quando mi trasferii a New York. Dayna sembra quasi riesca a leggermi il pensiero, dà vita alle mie composizioni, le trasforma in quadri di colori sempre diversi. Joe Martin al basso e Nasheet Waits alla batteria sono musicisti eccezionali, solidi, lirici, attenti, dalla singolare creatività. Questo per me è un dream team, una band da sogno!». 

●Dediche, ospiti e poemi
Un sogno che si concretizza in dieci tracce, tutte autografate dalla leader fatta eccezione per l’evergreen Lush Life di Billy Strayhorn, rivista in pianoforte solo, e per Blakonian Groove di Dayna Stephens. Simona Premazzi dedica un brano ad Andrew Hill, Up On A. Hill, mentre Later Ago è pensata per omaggiare la figura di Ornette Coleman, e ci racconta come ha coinvolto nel progetto anche altre figure artistiche: «Per la prima volta ho deciso di avere un produttore in regia, Jeremy Pelt, che è ospite su Peltlude, un brano che ho scritto dedicandolo a lui. Avendo suonato nei suoi gruppi ho sviluppato fiducia nel suo modo di pensare musica e la sua conoscenza del jazz è sorprendentemente enciclopedica, il suo ruolo durante la registrazione è stato fondamentale. L’altro ospite è Sara Serpa, fantastica vocalist. Quando ho composto It Is Here ho pensato subito al suono della sua voce, pulita ed eterea, perfetta per questo brano». Nella traccia citata Sara Serpa si produce su parole del poeta Harold Pinter, allargando lo spettro espressivo di un lavoro che muove con estrema destrezza tra tradizione e contemporaneità. 

●Necessità di esprimersi 
Con questo lavoro Simona Premazzi conferma la decisa intenzione di continuare il suo percorso artistico, crescere e migliorare sia come essere umano sia come musicista e compositrice. Del resto con “Outspoken” il suo obiettivo si è fatto più concreto e aderente a una realtà pregna di significati, che travalica anche l’essenza specifica della musica e coinvolge aspetti e asperità sociali non ancora limate, come lei stessa ci ha illustrato: «Il titolo del lavoro fa riferimento alla necessità di esprimere se stessi in tutto e per tutto, sconfinare dalla nostra comfort zone, andare oltre, senza paura. Inoltre, come donna è importante impegnarsi a “essere ascoltate” in una cultura che non necessariamente si aspetta che le voci femminili risuonino sullo stesso piano di quelle maschili». Parole che racchiudono un profondo senso di consapevolezza, e che in musica si traducono in passaggi in solo, movimenti d’insieme, tra melodie cantabili e situazioni di contrazione.

martedì 26 settembre 2017

Luigi Martinale Trio: “Caruso – Jazzin’ Italian Standards” [Albóre Records, 2017]

Troviamo Stefano Risso al contrabbasso e Paolo Franciscone alla batteria nel trio capitanato dal pianista Luigi Martinale, che tramite Albóre Records dà alle stampe questo lavoro registrato al Cavò Studio di Azzano San Paolo, Bergamo, nel dicembre 2004. Come il titolo lascia intendere la scaletta propone la rivisitazione di classici tratti dalla storia della canzone italiana, come Estate, Caruso o l’iniziale Una domenica bestiale. Il trio non altera i tratti melodici dei brani, che risultano riconoscibili, e Martinale mette in evidenza un pianismo duttile, capace sia si solcare con attenzione i temi originali sia di condurre il discorso verso argomenti di coerente improvvisazione.

lunedì 25 settembre 2017

Painting Jazz Duo: “Peace” [Dodicilune, 2017]

Si snoda attraverso riletture di classici jazzistici e non solo, da Four di Miles Davis a Peace di Ornette Coleman fino a L’arte della fuga di Johann Sebastian Bach, e alcuni originali la scaletta che il Painting Duo, composto da Emanuele Passerini ai sassofoni soprano, alto e tenore, e Galag Massimiliano Bruno Belloni al pianoforte, mette insieme per questo lavoro edito dalla prolifica etichetta salentina Dodicilune. «Dedicato a tutti coloro che fuggono, in cerca di pace…», come riportato all’interno del booklet, l’album si caratterizza sia per la continua interazione strumentale tra i due interpreti, cementata da passate esperienze discografiche, sia per il loro modo di costruire melodie cantabili servendosi di pochi, ma basilari, elementi, tra passaggi riflessivi e altri ritmicamente più marcati. L’immagine di copertina è firmata da Raffaella Simoncini.

Young Jazz Festival 2017 "Alterazioni": A Foligno (PG) dal 5 all'8 ottobre


Torna anche quest'anno lo Young Jazz Festival, in programma a Foligno dal 5 all'8 ottobre, in varie location sparse per la città. Tra gli ospiti in cartellone: Francesco Bearzatti Tinissima Quartet (7); Cristiano Calcagnile Multikulti Ensemble (6); Gabriele Evangelista Quartet (6).

                                             Nessun testo alternativo automatico disponibile.

sabato 23 settembre 2017

Gabriele Evangelista Quartet: Live @ Casa del Jazz, Roma 23.09.2017

Percussivo, "acido", ipnotico, il set del Gabriele Evangelista Quartet alla Casa del Jazz di Roma per il festival Una Striscia di Terra Feconda. 


Gabriele Evangelista: contrabbasso; Pasquale Mirra: vibrafono; Gabrio Baldacci: chitarra elettrica; Bernardo Guerra: batteria.




venerdì 22 settembre 2017

Simone Graziano: “Snailspace” [Auand, 2017]

Per questa nuova realizzazione targata Auand Records il pianista Simone Graziano si avvale della collaborazione di Francesco Ponticelli al contrabbasso e sintetizzatori e Tommy Crane alla batteria. Il trio così composto muove in territori di estrema contemporaneità espressiva, nei quali troviamo la ricerca di significati legati alla sperimentazione di forme e modi spiazzanti. Ne sono buon esempio le prime tracce in scaletta: l’iniziale Tbilisi si sviluppa attraverso una melodia cantabile e ostinata, che trova nella successiva Accident A un percorso di continuità, poi smentito da frammentazioni ritmiche e continue sterzate tematiche. Emicrania, come preannuncia il titolo, ha un carattere melodico ostico, “fastidioso”, mentre la successiva Neri si rivela lirica, pacata e velatamente malinconica. Graziano firma le nove tracce in programma e utilizza tastiere e Fender Rhodes per ampliare ulteriormente il campo d’azione timbrico del trio, per un insieme che non manca di momenti sospesi, minimali e chiaroscurali. La foto di copertina è firmata da Caterina Di Perri.

giovedì 21 settembre 2017

Tuomo Uusitalo – Myles Sloniker – Olavi Louhivuori feat. Seamus Blake: “Northbound” [CAM Jazz, 2017]

Registrato presso al The Samurai Hotel Recording Studio di Astoria, New York, “Northbound” è l’album che vede protagonista il trio composto da Tuomo Uusitalo al pianoforte, Myles Sloniker al contrabbasso e Olavi Louhivuori alla batteria, ai quali si affianca Seamus Blake al sassofono tenore. La formazione muove in territori di contemporaneità espressiva, in una scaletta di spartiti originali, dove si alternano forme ora nervose, vedi la breve Focus, poi leggere e melodicamente lineari, come accade per esempio in Gomez Palacio. Blake interpreta diversi temi ponendo in primo piano il suono calibrato del suo tenore, dalla cifra personale e capace di narrare storie attraverso un lirismo che in taluni momenti assume un’aria vissuta e serena. L’insieme sposta il suo asse estetico con buona continuità, dal ¾ oscillante di Pablo’s Insonnia al fast tempo di Burst, fino alla contrastante The Aisle, dove al pianismo melanconico e insistito di Uusitalo si contrappongono i soli graffianti e imprevedibili di Blake.

mercoledì 20 settembre 2017

Odwalla e Baba Sissoko: “Ancestral Ritual” [Autoproduzione, 2017]

Registrato dal vivo al Teatro Giacosa di Ivrea, “Ancestral Ritual” (Autoproduzione, 2017) è il nuovo album di Odwalla, la storica formazione, attiva dal 1989 e guidata dal percussionista e compositore Massimo Barbiero, che in questo nuovo episodio artistico si avvale della partecipazione di Baba Sissoko e Gaia Mattiuzzi
Primitivismo e ricerca
Realtà in continua evoluzione, pronta nell’accettare nuove direzioni espressive ed estetiche, anche nel nuovo album “Ancestral Ritual” Odwalla non tradisce il proprio senso di esistenza, andando a innestare nelle sue trame formali due elementi capaci di ampliarne visioni e prospettive come Baba Sissoko, voce e tamà, e Gaia Mattiuzzi, voce e campionamenti. Si tratta di una registrazione effettuata dal vivo, dimensione nella quale l’ensemble si identifica con maggiore aderenza, al Teatro Giacosa di Ivrea, e che determina un nuovo passaggio evolutivo verso scenari inattesi ed eventuali, come ci ha confermato Massimo Barbiero, fondatore e leader di Odwalla: «Credo si tratti di un CD diverso dai precedenti, molto diverso, motivo per il quale abbiamo deciso di pubblicarlo. Le composizioni in scaletta sono già conosciute, ma la presenza di Baba Sissoko e Gaia Mattiuzzi cambiano le nostre direzioni, le ampliano e mantengono l’idea di apertura del progetto». L’album emana in maniera continua un equilibrio tra primitivismo, dovuto all’intreccio percussivo che ne determina la principale caratteristica, e un aspetto di ricerca che va a stretto contatto con un modo di operare contemporaneo. Tra attaccamento alle radici e pensieri di futuro possibile, “Ancestral Ritual” si pone come episodio di singolare bellezza e di rinnovata unicità.
Immediata empatia
È il 25 marzo 2017 quando Odwalla sale sul palco del Teatro Giacosa di Ivrea, in occasione dell’Open Papyrus Jazz Festival d’Ivrea e Canavese, dopo che il pubblico ha apprezzato la performance del Devil Quartet capitanato da Paolo Fresu, e nei ricordi di Barbiero affiora come primo aspetto una sensazione di relax, dovuta, con tutta probabilità, alla piena consapevolezza dei propri mezzi: «È stata una serata molto intensa. Avevamo provato durante il soundcheck per pochi minuti. L’intesa con Baba Sissoko è stata pressoché immediata. C’era empatia, si intuiva che non ci sarebbero stati problemi, e in effetti così è stato». Percussioni, canto e danza (sul palco anche i danzatori Vincent Harisdò e Jean Landruphe Diiby) per un insieme di percezioni visive e d’ascolto che si è protratto per oltre un’ora. Ad aprire la scaletta il classico Il Cappellaio matto, che nei suoi quindici minuti determina un mondo dove convergono voci ancestrali, incastri ritmici, ipnotiche linee melodiche, euforici quanto calibrati movimenti d’insieme. Nel resto della scaletta marimba, gong, percussioni, djembè, vibrafono, batteria e altro ancora, arredano stanze timbriche dove convergono e si ibridano sensazioni e “colori” capaci di innescare processi di feconda creatività.

Tradizione, dinamismo
Con il passare del tempo gli aspetti estetici di Odwalla, grazie alla sedimentazione di nuove esperienze e acquisendo nuove screziature, continuano a trasformarsi. Di recente, è stato il giornalista e critico musicale Davide Ielmini a condurci, nel suo saggio “Tempus Fugit” dedicato all’ensemble di Barbiero, verso una definizione dalla credibile messa a fuoco, affermando che: «Odwalla non si libera da ciò che ha appreso, ma lo rielabora secondo la preziosa lezione del Novecento: superare la tradizione, seppur attraverso la sua deformazione, per trasmetterle un valore che non deve essere assoluto, ma dinamico». Se “Ancestral Ritual” potrà essere un punto di arrivo o di partenza verso nuove traiettorie ce lo dirà la storia, per ora ci atteniamo a una cronaca che racconta di una realtà unica nel suo genere, capace di liberarsi da gabbie concettuali e tenersi a debita distanza dalla prevedibilità espressiva. In copertina “The Forest Of Memory” di Masahide Kudo.

Sul sito di Massimo Barbiero i crediti dell’album “Ancestral Ritual”