domenica 28 febbraio 2016

Avishai Cohen
“Into The Silence”
[ECM, 2016]

“Into The Silence” è l’album che il trombettista Avishai Cohen dedica alla memoria di suo padre, venuto a mancare di recente, e che realizza insieme a Eric Revis al contrabbasso, Nasheet Waits alla batteria, Yonathan Avishai al pianoforte e, in alcuni brani, Bille McHenry al sassofono tenore. Quest’ultimo si pone come “voce” alternativa a quella del leader, principale protagonista dei primi piani espressivi delle sei tracce in programma, tutte a sua firma. L’umore dell’intero album si basa su una certa melanconia di fondo, tradotta con temi cantabili esposti con misura e concentrazione. Le forme sono compatte, poggiano su un equilibrio timbrico discreto, e lasciano spazio anche per degli slanci solisti, mai troppo lontani dalla coerenza estetica che non tradisce i canoni della ECM di Manfred Eicher. I significati di questo lavoro sono rintracciabili in un ascolto d’insieme, in quanto i brani sono legati in maniera logica, come fossero un’unica suite.

Marco Bianchi “Lemon” 4et
“Pixel”
Autoproduzione, 2015

Quello organizzato dal vibrafonista Marco Bianchi è un quartetto che comprende Nicola Tacchi alla chitarra elettrica, Roberto Piccolo al contrabbasso e Filippo Valnegri alla batteria. Il loro Pixel contiene otto originali firmati dal leader, e si distingue per un valore espressivo, e formale, capace di variare ambientazione, dai richiami rock di Red Hot Chili Boppers, ai delicati movimenti della conclusiva Ninna nanna. Gli accostamenti timbrici tra vibrafono e chitarra producono il comune denominatore di un insieme dove prevale l’ascolto reciproco e l’unità di intenti tra i musicisti.

mercoledì 24 febbraio 2016

Pino Minafra MinAfric Orchestra guest Faraualla
“MinAfric”
Sud Music Records, 2015

È il quartetto vocale Faraualla, ospite in alcune tracce, ad ampliare ulteriormente un linguaggio stilistico e formale già di per sé diversificato, come quello che Pino Minafra propone insieme alla sua MinAfric Orchestra, realtà composta da un’ampia sezione fiati, fisarmonica, pianoforte, contrabbasso e percussioni. MinAfric è un album che contiene musica inqualificabile, che richiama la tradizione popolare del meridione italiano, con forti screziature afro ed elementi della tradizione jazzistica, e dove subentrano melodie ipnotiche, passaggi minimali e costruzioni trasversali in continua trasformazione. L'orchestra dipinge una tela dai colori accesi, sulla quale lasciano il loro segno musicisti come, tra i tanti, Roberto Ottaviano, Carlo Actis Dato e Gaetano Partipilo. La grafica di copertina è curata da Nicola Genco.

martedì 23 febbraio 2016

Ches Smith Trio
“The Bell”
[ECM, 2016]

Ches Smith, alla batteria, vibrafono e timpani, organizza il suo nuovo trio, nato durante il New York Winter Jazzfest del 2014, insieme al pianista Craig Taborn e Mat Maneri alla viola. Nel programma di “The Bell” troviamo otto brani, tutti firmati dal leader, registrati agli Avatar Sudios di New York, attraverso i quali il trio costruisce una particolare estetica che include avanguardia, situazioni cameristiche e minimalismo. I temi emanano sensazioni malinconiche, piene di vuoti espressivi che lasciano spazio alla riflessione e all’immaginazione di chi ascolta, per un insieme caratterizzato da interplay sottile e telepatico. I ruoli tra gli interpreti sono distribuiti in maniera equa e funzionale al suono d’insieme, nel quale non mancano momenti in solo slegati dalla partitura.

lunedì 22 febbraio 2016

Michel Benita Ethics
“River Silver”
[ECM, 2016]

Le tracce di “River Silver” evidenziano la cantabilità melodica dei temi proposti da Michel Benita, quasi tutti autografi, per l’occasione leader del quintetto Ethics completato da Philippe Garcia alla batteria, Eivind Aarset alla chitarra e agli effetti elettronici, Matthieu Michel al flicorno e dalla suonatrice di koto Mieko Miyazaki. Al centro degli sviluppi espressivi c’è spesso il suono morbido e vellutato di Matthieu Michel, mentre l’intero album si distingue per i particolari accostamenti timbrici tra le corde del koto e gli altri strumenti. Le atmosfere sono misurate, in piena sintonia con l’estetica ECM, e le strutture formali sono costruite attraverso un profondo ascolto reciproco tra gli interpreti e un attento utilizzo dello spazio e del tempo. La foto di copertina è di Woong Chul An.

giovedì 18 febbraio 2016

Tord Gustavsen – Simin Tander – Jarle Vespestad
“What Was Said”
[ECM, 2016]

A spiegare le intenzioni concettuali di questo lavoro, svolto in trio insieme al batterista Jarle Vespestad e la cantante afgano-tedesca Simin Tander, è il pianista Tord Gustavsen: «Per il repertorio del nuovo album, Simin e io abbiamo lavorato con un poeta afgano traducendo in lingua pashtu una serie di inni della tradizione religiosa norvegese». Ne deriva un album introspettivo, intenso, dove diverse culture si fondono in un linguaggio comune, apolide e contemporaneo. Simin Tander canta in inglese un testo del poeta Kenneth Rexroth, allargando ulteriormente il terreno d’indagine espressiva di “What Was Said” e si lascia apprezzare per il controllo dinamico e per la capacità interpretativa dei brani. Gustavsen attua un modo di operare lontano da cliché di genere e preconcetti formali, dove la voce è sì al centro degli sviluppi logici, ma non nasconde né sottrae spazio agli altri elementi timbrici del trio.

mercoledì 17 febbraio 2016

Ben Monder
“Amorphae”
[ECM, 2016]

Originariamente concepito nel 2010 come un album di duetti tra Ben Monder e Paul Motian, “Amorphae” prende oggi vita con la partecipazione di musicisti come Andrew Cyrille alle percussioni e Pete Rende al sintetizzatore. Ne deriva un album dalle atmosfere sospese, dove si realizzano paesaggi sonori carichi di enfasi e mistero, ottenuti attraverso la dilatazione dello spazio sonoro a disposizione, a volte prossimo al silenzio. Ascoltiamo il chitarrista Ben Monder esprimersi in solo, in duo con Paul Motian o anche in trio con Cyrille e Rende. Le forme, tra loro diverse, trovano la giusta compattezza grazie a un attento lavoro svolto sugli accostamenti timbrici e sulle dinamiche. In scaletta troviamo solo originali firmati da Monder, tranne la rivisitazione di Oh, What A Beautiful Mornin’ di Rodgers & Hammerstein.

martedì 16 febbraio 2016

LuPi
"Everything Will Be Fine"
[Bunch Records, 2015]

C’è un evidente approccio sperimentale in “Everything Will Be Fine”, il nuovo lavoro firmato dal quartetto LuPi, composto da Luca Pissavini al contrabbasso, Filippo Cozzi al sax alto, Simone Quatrana al Fender Rhodes e Andrea Quattrini alla batteria. Nelle otto composizioni di Pissavini convivono contrasti espressivi e formali che dànno luogo a un terreno di dialogo intrigato, tra suoni elettrici e acustici, fatto di temi cantabili e stridenti passaggi free. Ne derivano situazioni prossime all’introspezione, come in Your Very Eyes, introdotta da un sofferto solo di Filippo Cozzi, e movimenti d’insieme che tirano in ballo funk, metal e psichedelia. Forme in divenire che si espandono in maniera fluida e prevedono ampie metrature lasciate libere per gli interventi solisti e di divagazione tematica, in un insieme che prende significati e forza dalla condivisione d’intenti creativi tra gli interpreti e da un processo d’interplay tanto granitico quanto flessibile.

lunedì 15 febbraio 2016

Lorenzo Masotto
"Rule And Case"
[Preserved Sound, 2016]

Undici brani autografi compongono la scaletta del nuovo lavoro di Lorenzo Masotto, pianista già apprezzato nel precedente “Seta” (AlfaMusic, 2015) che in questo episodio assembla un gruppo dalla peculiare proprietà timbrica, con quartetto d’archi e con interventi, in alcuni brani, di batteria, sassofono e trombone. Forme che dànno luogo ad ambientazioni stilistiche che intercettano sia movimenti cameristici, prossimi al mondo classico, sia di contemporaneità, soprattutto grazie all’utilizzo, sempre equilibrato, di sintetizzatori. L’intero lavoro si mantiene coerente alla propria estetica, riflette una netta chiarezza di scrittura, dove la cantabilità melodica funge da nucleo espressivo, e rimanda continui significati che vanno ricercati nelle “immagini sonore” che Masotto proietta attraverso una musica che scaturisce, come lui stesso dichiara, da: «momenti particolari della mia vita, emozioni, incontri, passeggiate, o una foto che ho visto». L’immagine di copertina è curata da Igor Compagno.