lunedì 12 dicembre 2011

Polinski: “Labyrinths”


Paul Wolinski dà alle stampe il suo debut album dal titolo “Labyrinths”, anche se di labirintico, intrigante e misterioso c’è ben poco. Questo perché le sette tracce proposte evidenziano l’amore di Polinski per le sonorità elettroniche degli anni Ottanta, quando una nascente flotta di synth e di programmi per fare musica senza l’ausilio di uno studio di registrazione iniziavano a fare breccia nel cuore di una genarazione di adolescenti, occupando gran parte dei loro interessi giornalieri. L’album nasce proprio con l’intenzione di recuperare, e dunque riproporre, quelle atmosfere, rimettendo nel pentolone dell’indietronica suoni e visioni di un passato tanto recente quanto invecchiato se messo in relazione con la stretta attualità. Operazione riuscita dunque solo in parte, cioè quando – come nella ballabile “Tangents” - si costruisce intorno a certe soluzioni melodiche una robusta gabbia ritmica dall’approccio più fresco e moderno. Molto meno digeribile il vocoder di “Stiches”, tanto per citare uno dei diversi passaggi a vuoto di questo lavoro, lodevole nelle intenzioni, meno godibile nella sua riuscita complessiva. Da rimarcare anche la dozzinalità di “Still Looking” e la scarsa inventiva che attanaglia quasi l’intera tracklist. Game over.

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