venerdì 23 dicembre 2011

Diane and the Shell: “Barabolero”


Due chitarre, basso, batteria, tastiere giocattolo, ironia, math rock rivisto e corretto in chiave più melodica e fruibile, compongono l’interessante miscela proposta dai Diane and the Shell, quartetto che ha mosso i primi passi dalla natia Catania e che oggi arriva alla pubblicazione di “Barabolero” dando fondo a una buona originalità.In meno di mezzora troviamo dieci episodi strumentali caratterizzati da repentini cambi di scenario – anche all’interno dello stesso brano – che restituiscono un ascolto in perenne movimento, che prende spunto da sonorità popolari, sia dell’Italia meridionale ma anche da alcune reminescenze balcaniche, per passare al pop più sbarazzino e disincantato, costruito attraverso l’assimilazione e la reinvenzione di temi tratti da film spaghetti-western, soundtrack televisive e sonorità dimenticate in certe soffitte anni Ottanta.
Ci sono tante buone idee in quest’album, dove nessun pezzo sembra sovrastare gli altri, perché forte di una propria anima, in un insieme colorato che potrebbe portare i nostri anche a vette di maggior richiamo. Singolari.

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