«Oggi le cose più interessanti si ascoltano a cavallo tra i generi, negli interstizi che separano jazz ed elettronica, jazz e hip hop e via dicendo. Lì è il futuro, e lì che si trovano le cose più interessanti». Parole pronunciate di recente da Ashley Kahn, durante una conferenza alla Casa del Jazz di Roma. Parole che sembrano riferite in maniera diretta a Steve Lehman, protagonista lo scorso 30 ottobre al Bologna Jazz Festival insieme alla sua band Sélébéyone. Il sassofonista propone una miscela di hip-hop (con le voci dei rapper HPrizm e Gaston Bandimic), a tratti aggressivo e a volte essenzialmente riferito allo spoken word, e jazz, in un insieme dinamico e dai marcati connotati timbrici con soprano (Maciek Lasserre), tastiere (Carlos Homs), batteria (Jacob Richards) e contrabbasso (Drew Gress). Una visione altra, sincretica, che richiede preparazione, lungimiranza e voglia di trovare possibili punti di contatto tra correnti e mondi tra loro, apparentemente, distanti.
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