Per il suo nuovo album “Outspoken” (Autoproduzione, 2017) la pianista e compositrice Simona Premazzi, da diversi anni di stanza a New York City, presenta una band di all star, con Dayna Stephens ai sassofoni, Joe Martin al contrabbasso e Nasheet Waits alla batteria, alla quale si aggiungono i contributi della vocalist Sara Serpa e di Jeremy Pelt alla tromba, che ha curato la produzione artistica dell’album
●New York è un fiume
Presentato la scorsa estate all’Italian Cultural Institute e allo Smalls Club di New York, “Outspoken” è il nuovo lavoro in studio di Simona Premazzi, la pianista e compositrice che da diversi anni opera nella scena jazzistica della Grande Mela e che pubblico e critica hanno già apprezzato nei sui tre precedenti lavori come leader. Raggiunta per l’occasione, la pianista ci ha raccontato le motivazioni che continuano a tenerla ancorata alla sua scelta di vita e artistica fatta nel 2004: «New York non smette di stupire, la scena continua a essere stimolante, amici e colleghi sviluppano nuovi progetti, si è in continua evoluzione, il livello di competenza musicale rimane sempre al top, e tra le nuove leve arriva sempre qualche sorprendente meraviglia. New York è un fiume, in continuo movimento, dove il vecchio e il nuovo coesistono con rispetto e armonia». Nel frattempo Premazzi si è mossa per organizzare nuovi progetti e band, come il quartetto protagonista di questa incisione: «Outspoken è il nome del mio progetto degli ultimi anni, il nome della band. La collaborazione con Dayna (Stephens, NdR) è iniziata quando mi trasferii a New York. Dayna sembra quasi riesca a leggermi il pensiero, dà vita alle mie composizioni, le trasforma in quadri di colori sempre diversi. Joe Martin al basso e Nasheet Waits alla batteria sono musicisti eccezionali, solidi, lirici, attenti, dalla singolare creatività. Questo per me è un dream team, una band da sogno!».
●Dediche, ospiti e poemi
Un sogno che si concretizza in dieci tracce, tutte autografate dalla leader fatta eccezione per l’evergreen Lush Life di Billy Strayhorn, rivista in pianoforte solo, e per Blakonian Groove di Dayna Stephens. Simona Premazzi dedica un brano ad Andrew Hill, Up On A. Hill, mentre Later Ago è pensata per omaggiare la figura di Ornette Coleman, e ci racconta come ha coinvolto nel progetto anche altre figure artistiche: «Per la prima volta ho deciso di avere un produttore in regia, Jeremy Pelt, che è ospite su Peltlude, un brano che ho scritto dedicandolo a lui. Avendo suonato nei suoi gruppi ho sviluppato fiducia nel suo modo di pensare musica e la sua conoscenza del jazz è sorprendentemente enciclopedica, il suo ruolo durante la registrazione è stato fondamentale. L’altro ospite è Sara Serpa, fantastica vocalist. Quando ho composto It Is Here ho pensato subito al suono della sua voce, pulita ed eterea, perfetta per questo brano». Nella traccia citata Sara Serpa si produce su parole del poeta Harold Pinter, allargando lo spettro espressivo di un lavoro che muove con estrema destrezza tra tradizione e contemporaneità.
●Necessità di esprimersi
Con questo lavoro Simona Premazzi conferma la decisa intenzione di continuare il suo percorso artistico, crescere e migliorare sia come essere umano sia come musicista e compositrice. Del resto con “Outspoken” il suo obiettivo si è fatto più concreto e aderente a una realtà pregna di significati, che travalica anche l’essenza specifica della musica e coinvolge aspetti e asperità sociali non ancora limate, come lei stessa ci ha illustrato: «Il titolo del lavoro fa riferimento alla necessità di esprimere se stessi in tutto e per tutto, sconfinare dalla nostra comfort zone, andare oltre, senza paura. Inoltre, come donna è importante impegnarsi a “essere ascoltate” in una cultura che non necessariamente si aspetta che le voci femminili risuonino sullo stesso piano di quelle maschili». Parole che racchiudono un profondo senso di consapevolezza, e che in musica si traducono in passaggi in solo, movimenti d’insieme, tra melodie cantabili e situazioni di contrazione.
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