Ramificazioni blues; spaccati di boogie-woogie; una “The Sun Whose Rays” di struggente bellezza melodica, incline a un pianismo classico dall’elevato tasso espressivo; ampie pagine di improvvisazione – compresa una traccia di apertura di quasi venti minuti -, che mostrano nervi tesi, angolature improvvise, ma anche ellissi logiche e idee cantabili; una versione trascendentale di “Stella By Starlight” e una innumerevole serie di spunti di riflessione per un ascolto totale e avvolgente. Questo e molto altro è racchiuso nel doppio album “La Fenice”, nel quale Keith Jarrett si produce nell’arte del piano solo e del suo multiforme mondo estetico, essenziale e denso, sottinteso ed esplicito.
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