A dieci anni dal precedente “How Can I Get To Mars” [ACT, 2008] la cantante Carla Marcotulli dà seguito alla sua discografia con un album che lei stessa definisce come: «[…] Quello che a oggi più mi rappresenta e racconta la mia storia musicale». Quello proposto è un percorso che include il jazz mainstream, la musica classica e le incursioni negli ambienti di musica contemporanea, e che nei dodici brani in scaletta ci restituisce un’artista poliedrica, capace di arrotondare le melodie, di prodursi in morbide ballad, di solcare i temi con brio e freschezza interpretativa. L’album vede Marcotulli impegnata in varie formazioni, che coinvolgono una line-up di estremo valore, dove troviamo, tra gli altri, Dick Hallingan, pianoforte, tastiere e arrangiamenti, Giovanni Tommaso al contrabbasso, Pietro Tonolo al soprano, Bruce Dimas alla batteria e Sandro Gibellini alla chitarra. L’illustrazione di copertina è firmata dalla leader e raffigura: «[…] La mia idea di jazz e di musica: viva, metropolitana, colorata, sempre aperta all’incontro e al viaggio».
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