venerdì 2 febbraio 2018

Anna Ventimiglia: “Panuya” [Dodicilune, 2017]

Il primo aspetto di “Panuya” che balza all’orecchio è il particolare assetto timbrico che Anna Ventimiglia sceglie per dare forma alle sue composizioni, con sassofoni, tenore e soprano, pianoforte, contrabbasso, batteria e flauti, soprano, alto e basso, suonati dalla leader, la quale interviene anche con parti vocali. Le sue sono decisioni ben precise, vagliate con attenzione e dettate dalla volontà di mettere in risalto il feeling melodico del flauto con il resto degli strumenti. Ne deriva una musica cantabile, che rimane in territori jazzistici pur oscillando verso atmosfere di world music. Sensazioni che lei stessa ci ha confermato: «Il flauto è l’estensione del mio pensiero. Ho curato molto l’aspetto melodico di questo lavoro, anche grazie al supporto del pianista Giuseppe Finocchiaro che ha capito fin da subito quale fosse l’idea che avevo in mente. Preferisco indagare l’accostamento di suoni, la tecnica mi interessa marginalmente, e sono sempre alla ricerca del buon gusto. Inizialmente avevo in mente una line-up con la chitarra, ma probabilmente questo ingrediente timbrico mi avrebbe allontanato dall’area jazzistica, che rimane comunque centrale». Ventimiglia scrive traendo ispirazione da momenti, luoghi e pensieri di vita quotidiana, riversando nella musica tutta la sua personalità con entusiasmo e trasparenza. 

                                     

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