Massimo Barbiero (mar)
I motivi di un album in completa solitudine, il quarto della sua produzione, in questo caso utilizzando la sola marimba, ce li spiega lo stesso Massimo Barbiero nelle note di copertina: «(…) cercavo un rifugio nella mia solitudine, un senso d’intimità, il suono caldo e profondo del legno, il suono nel senso più intimo, il suono come metafora del pensiero». E quello che traspare dalla nove tracce in scaletta è proprio la voglia di tradurre un’espressione, che questa sia di malinconia, di gioia o di semplice punto d’osservazione degli eventi è dato dalla sensibilità e dalla voglia di coinvolgimento di chi è chiamato ad ascoltare. Sta di fatto che il contenuto di “Simone de Beauvoir”, titolo per certi versi programmatico e riferito alla corrente di pensiero dell’esistenzialismo, è un percorso che sa di abbandono agli eventi improvvisativi, basati su temi già esistenti e proposti in passato con strutture meno scarne, ma che poi prendono tangenti impreviste, approcciate con estrema leggerezza, non intesa come superficialità ma come voglia di tradurre i vari passaggi sulle ali di un pensiero profondamente ispirato. Il legno della marimba ci proietta alle radici del suono, all’Africa, in uno stadio di essenzialità al quale non siamo, nella maggior parte dei casi, più abituati. La copertina è realizzata da Antonio Muroni su idea di Fabio Rodda.
Nausicaa / Guai ai vinti / Keres / My Dance / Naiadi / Cristiana / Crono / L’architrave / La gabbia
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