Apertura affidata ad “Ape regina” e primo momento di sosta, che arriva dopo una mezzora di muscoli e bordate, con “Impressioni di settembre”, cantata da tutti e marlenizzata con una saturazione di suono da far paura. Quello che colpisce della band guidata da Cristiano Godano è proprio la loro idea di suono: corposo, imponente, incredibilmente definito, che travolge e non lascia scampo. La camicia del frontman è presto vinta dall’ardore e dal sudore provocato da una performance fatta di suoni che si aggrovigliano e si fanno aggressivi, fino a “Festa Mesta”, con la situazione che precipita, gli argini si rompono e s’inizia a pogare. Godano non fa niente per attenuare l’atmosfera e il concerto prende le sembianze di un rito pagano. Strumenti in distorsione, materia musicale che vibra e significati spinti all’estremo. Sembra che il nastro si sia riavvolto, come per incanto, fino a quegli esordi così pieni di forza e veleno. C’è un momento di evidente smarrimento temporale.
Arriva però “Io e me” a sincronizzare i Marlene Kuntz con un’attualità che li ha visti anche vestire i panni buoni per andare a Sanremo, un’esperienza che non ha fatto smarrire agli occhi di Godano il suo odio migliore, la sua carica d’adrenalina purissima. Quella vista a Roma è una band in forma clamorosa, con Riccardo Tesio e Luca Bergia perfettamente allineati a Cristiano e in grado di reggerne la voglia sostenuta di travolgere gli avventori. Tra l’altro si parla di nove pezzi già pronti per il prossimo album, si attendono dunque sviluppi importanti.
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