venerdì 8 agosto 2014

Sun Ra: Ventuno album in esclusiva per iTunes Store di Apple

In occasione del centenario della nascita di Sun Ra, a Birmingham (Alabama) il 22 maggio 1914, il Sun Ra Music Archive annuncia il lancio sulla piattaforma digitale iTunes Store di ventuno album del leggendario musicista, alcuni dei quali per la prima volta in formato digitale e altri in versione rimasterizzata

La leggenda di Sun Ra, uno tra i musicisti più intriganti dell’intera storia del jazz, conosciuto e apprezzato sia per le sue doti artistiche sia per la sua visione della vita, legata alla filosofia cosmica che lo ha sempre caratterizzato, non accenna a spegnersi. Anzi. A cento anni dalla sua nascita, datata 22 maggio 1914, il Sun Ra Music Archive (http://sunraarchive.webstarts.com) annuncia il lancio della serie “Mastered For iTunes Releases”, un lotto di ventuno album, alcuni per la prima volta in digitale e altri rimasterizzati, che include, oltre ad alcuni classici, anche sessioni finora rimaste inedite e rarità. La serie di lavori abbraccia un vasto arco temporale, che va dal 1956 al 1974, e praticamente traccia in maniera consistente la prima metà della carriera di Sun Ra. Tra i titoli a disposizione troviamo album indispensabili, come “Sun Ra And His Solar Arkestra Visits Planet Earth” (1966), “The Nubians Of Plutonia” (1966) e “Jazz In Silhouette” (1959), e altri che ne illustrano il lato più avanguardistico, come “Cosmic Tones For Mental Therapy” (1967) e “Atlantis” (1969). Molti di questi lavori Sun Ra li ha pubblicati originariamente attraverso la El Saturn Records, l’etichetta da lui fondata nel 1955 insieme ad Alton Abraham, e lo vedono a capo della sua orchestra, nelle varie incarnazioni, mentre alcuni ce lo mostrano nelle vesti di pianista impegnato in lavori in solo, come “Monorails And Satellites, Vol. 1” (1968), dove presenta brani autografi come Differentials, Space Towers e The Alter Destiny. Nell’insieme troviamo anche alcuni lavori, come “Sound Sun Pleasure!!” (1959) e “Holiday For Soul Dance” (1960), che includono versioni di alcuni grandi standard, vedi Round Midnight (Thelonious Monk) o But Not For Me (George Gershwin). L’intera serie è stata organizzata e visionata dal direttore esecutivo della Sun Ra Music Archive Michael D. Anderson, con la collaborazione del giornalista e storico musicale Irwin Chusid, autore del libro Songs In The Key Of Z: The Curious Universe Of Outsider Music, il quale ha curato i libretti degli album in versione PDF, scaricabili insieme ai file musicali. Le versioni realizzate per iTunes Store superano la qualità audio dei CD, grazie ai trasferimenti dai master originali realizzati a 24bit, effettuati per ottenere la maggiore qualità audio possibile, pronta a soddisfare i molti fan di Sun Ra. L’associazione diretta da Anderson è in possesso di una vasta libreria di bobine analogiche, e molto probabilmente la serie avrà nel prossimo futuro la possibilità di essere ampliata. Sun Ra rimane una figura viva ancora oggi, anche attraverso i molti musicisti che ne hanno apprezzato le gesta e che lo portano dentro di loro come fonte d’ispirazione. Tra i tanti c’è il sassofonista svedese Mats Gustafsson, che di recente ha dichiarato: «Le sue azioni erano speciali, con il loro profondo pathos sociale e la dedizione a livello globale. È facile essere tratti in inganno da una parte dell’estetica spettacolare e dal simbolismno selvaggio di Ra, con i suoi collegamenti con la magia nera e il misticismo, ma se si ascolta con attenzione, tra i solchi dei suoi vinili, tra gli strati della sua poesia, si trova un atteggiamento verso la vita dal quale abbiamo molto da imparare, sia come esseri umani sia come musicisti».

iTunes Store: Il negozio virtuale più grande del mondo

iTunes è un’applicazione creata dagli ingegneri della Apple, l’azienda informatica nata nel 1976 a Cupertino, California, grazie all’intraprendenza dei suoi fondatori: Steve Jobs, Steve Wozniak e Ronald Wayne. Attraverso questa App si può accedere al negozio on line iTunes Store, dove gli utenti possono acquistare musica in formato digitale, video musicali e film. È lanciato il 28 aprile 2003, quando ancora la fruizione di “musica liquida” era solo una vaga idea di futuro, e il 10 agosto del 2004 la Apple annuncia di aver raggiunto un milione di canzoni in catalogo. Oggi gli utenti del negozio possono contare sulla cifra record di venti milioni di brani a disposizione, anche perché iTunes Store raccoglie i titoli dalle major BMG, EMI, Sony Music, Universal e Warner Bros e di oltre trecento etichette indipendenti.

Fred Ho: Il suo ultimo saluto

Con estrema lucidità intellettuale Fred Ho, nello scorso mese di aprile, ha lasciato la vita terrena all’età di cinquantasei anni. Anche scrittore e attivista sociale, il sassofonista di Palo Alto ha unito le linee caratteriali del jazz con gli elementi tradizionali della cultura afro-asiatica

«Questo tipo di tumore è un dono per me, perché nonostante le perdite fisiche sono dotato di enormi guadagni filosofici e creativi». Dice questo, e molto altro, Fred Ho nel documentario, ancora inedito nei circuiti cinematografici, Fred Ho’s Last Year (Trailer all’indirizzo: http://www.youtube.com/watch?v=P2L6Qs-szSA) diretto da Steven De Castro. Un’incredibile lucidità e presa di coscienza, in un momento difficile, invalicabile e di estremo dolore, affrontato con coraggio fin dal giorno in cui la malattia gli è stata diagnosticata, otto anni fa: «Il vecchio Fred Ho è morto, domani nasce il nuovo Fred Ho». Il sassofonista ora ci ha salutato per sempre, lo scorso 12 aprile, e ci lascia, oltre all’eredità artistica, un esempio di coraggio e caparbietà. Del resto la sua vita è stata da sempre caratterizzata da un modo di porsi spesso controcorrente e fuori dagli schemi convenzionali. Il giornalista e critico musicale Alexander Billet sottolinea la maniera che Fred Ho aveva di sfidare e mettere in discussione il capitalismo attraverso la sua arte: «Per esempio l’album “Big Red!” del 2011, realizzato a cavallo tra diverse estetiche, ci ricorda come Ho fosse in grado, a differenza di tanti suoi colleghi musicisti, di svincolarsi dal ristagno dell’arte contemporanea sotto il capitalismo, in un’epoca decisamente ostile a tali progetti. Anche se il cancro ha devastato il suo corpo e scheggiato via alla sua abilità come musicista, Ho ha continuato a combattere ed esplorare i modi per la sua arte». Impegnato nel sociale, compositore, scrittore e insegnante, Ho è stato soprattutto un pensatore dalla visione del mondo molto personale. Capace di suonare il sax baritono con estrema fluidità ed equilibrio, la sua musica è ricordata con buona sintesi nell’intervento del sassofonista, amico e studente, Benjamin Barson: «Fred rappresentava il centro spirituale del jazz. La sua era innovazione senza compromessi. Il suo suono poteva scuotere il tetto di una casa, le sue melodie erano sempre fuori dai classici registri del baritono; era sensibile, interculturale, e al tempo stesso ferocemente politico nel suo modo di esprimersi». Fred Ho, il cui nome di battesimo era Fred Wei-han Houn, si considerava un avanguardista popolare e aspirante rivoluzionario, e ha cercato di rimanere fuori dai circuiti mainstream per non intaccare la spontaneità della propria visione musicale. Attratto della realtà artistica della comunità afroamericana, da adolescente segue alcuni corsi d’istruzione tenuti da Max Roach e dalla poetessa Sonia Sanchez, iniziando l’utilizzo del sassofono da autodidatta. Il suo percorso di vita non è stato semplice: cresce in un ambiente famigliare caratterizzato dalla condotta violenta del padre e lascia il Corpo dei Marines nel 1975 dopo aver reagito a un insulto razzista di un ufficiale. Si laurea in sociologia all’Università di Harvard nel 1979 e nei primi anni Ottanta si trasferisce a New York City dove darà forma alla sua carriera come musicista.

“The Underground Railroad To My Heart” Fred Ho & The Afro-Asian Music Ensemble

Questo lavoro, edito dalla Soul Note nel 1994, è tra i più acclamati dalla critica in quanto rappresenta un esempio lampante di come Fred Ho riesce a ibridare, far proprie e restituire in maniera del tutto personale, diverse influenze stilistiche, cha variano dal jazz in senso stretto alle sonorità orientali. Scott Yanow, su All Music, ne parla in termini entusiastici: «Utilizza diversi tipi di ensemble con molti strumenti a disposizione: oltre al suo baritono c’è la classica formazione jazz, con fiati e ritmica, ma anche antichi strumenti cinesi, come il sona e l’erhu. In scaletta brani come Caravan di Duke Ellington e Strange Fruit Revisited, e molti originali dove Ho propone melodie della tradizione asiatica». La prestigiosa rivista DownBeat, nel numero di novembre 1994, assegna all’album quattro stelle e mezzo, ribadendo che lo stile di Fred Ho è: «Un genere a sé stante, una fusione pionieristica tra free jazz e musica tradizionale cinese».

giovedì 7 agosto 2014

John Coltrane: “Offering: Live At Temple University”

La Resonance Records annuncia la pubblicazione integrale del concerto

Disponibile dal 23 settembre, giorno in cui il sassofonista di Hamlet avrebbe compiuto ottantotto anni, “Offering: Live At Temple University” testimonia il concerto tenuto l’11 novembre 1966 alla Mitten Hall della Temple University di Philadelphia, per la prima volta edito in versione integrale

È l’11 novembre del 1966 quando John Coltrane sale sul palco allestito nella Mitten Hall della Temple University di Philadelphia, nove mesi prima che la sua morte prematura lo relegasse per sempre nella leggenda del jazz. Insieme a lui, che in questa occasione si esprime anche attraverso la voce, ci sono Pharoah Sanders al tenore e al flauto, Alice Coltrane al pianoforte, Sonny Johnson al contrabbasso e Rashied Ali alla batteria, oltre ai musicisti aggiunti: i sassofonisti Steve Knoblauch e Arnold Joyner e i percussionisti Umar Ali, Algie DeWitt e Robert Kenyatta. Il concerto, finora disponibile in versione parziale su alcuni bootleg e in scarsa qualità sonora, sarà sul mercato a partire dal 23 settembre in edizione integrale tramite l’etichetta Resonance Records, con licenza Impulse!, la label che ha testimoniato la discografia di Coltrane dal 1961 fino alla sua scomparsa. È prevista la pubblicazione sia di un doppio CD, in confezione digi-pack, contenente un libretto di ventiquattro pagine con le note scritte dal giornalista e storico Ashley Kahn, tra l’altro autore del libro A Love Supreme: The Story Of John Coltrane’s Signature Album, sia di un doppio vinile da 180 grammi, in edizione limitata da quattromila copie, con delle cartoline da collezione con foto rare di Frank Kofsky. Il concerto è stato rimasterizzato da Bernie Grundman a 96kHz/24 bit, direttamente dalle bobine master originali della Radio WRTI-FM, ritrovate grazie all’impegno dello studioso di Coltrane Yasuhiro Fujioka. Si tratta di un’edizione di straordinaria importanza storica, per i fan di Coltrane e per gli audiofili in genere, nella quale troviamo una scaletta con cinque brani leggendari entrati a far parte della storia intera del jazz, come Naima, Crescent, Leo, Offering e My Favorite Things in una versione di oltre venti minuti. Ravi Coltrane, figlio di John e Alice, è stato di fondamentale supporto per assemblare il materiale di questa uscita discografica, e riguardo il concerto ha dichiarato che: «La registrazione della Temple University ci dice che l’arte di John non si esauriva con l’utilizzo del sassofono, ma questo era solo uno strumento per tenere in mano l’espressività, che continuava attraverso la voce e viceversa. La versione di Leo è poi di una tale intensità ed energia che ben riflette il momento che stava attraversando». Coltrane è catturato in forma esemplare, assorto nella sua devozione per la filosofia orientale e intento a sviluppare il linguaggio che aveva assimilato durante la sua ultima fase artistica, smentendo di fatto le voci che lo volevano in declino per via della malattia alla quale si sarebbe arreso il 17 luglio 1967. Lo stesso Kahn descrive il concerto come: «La strada da seguire per generazioni di musicisti a venire». Inoltre, gli altri musicisti sul palco si muovono con straordinaria intensità, per una performance emblematica del cruciale momento storico vissuto da Coltrane, intriso si sperimentazione, spiritualità e passione. Una parte delle vendite andrà alla John Coltrane Home (www.thecoltranehome.org), un’associazione che preserva l’ex abitazione di Coltrane in Dix Hills, New York.

sabato 2 agosto 2014

Marko Djordjevic & Sveti "Something Beautiful (1709-2110)" (Goalkeeper Records, 2013)

Bobby Avey (pf); Desmond White (up b); Eli Degibri (ten); Tivon Pennicott (ten); Marko Djordjevic (batt)

In un percorso di soli originali il batterista Marko Djordjevic definisce l’estetica del nuovo lavoro firmato Sveti, il suo progetto attivo da diverso tempo che in questa occasione presenta una diversa line up. Molto spazio espressivo è concesso ai fiati, come in Heart Bop, dove è il tenore di Eli Degibri a ritagliarsi alcuni momenti di primo piano, o come in Chimes, brano segnato da un lungo tema espresso da Tivon Pennicott. Nelle parti in trio (piano, basso, batteria) il protagonista è Bobby Avey, grazie a un pianismo delicato e melodioso capace di costruire scenari che rimandano un’idea armonica priva di tensione (Svetlana, Which Way Is Down). Djordjevic ama rimanere in secondo piano, e nella sua scrittura raramente emergono le proprie radici balcaniche (Home Made) in un contesto generale di carattere mainstream.

Heart Bop / Which Way Is Down / Svetlana / Ten Large Serbians / Home Made / Something Beautiful / 2007 / Chimes / Flaxy World / War Song / Celebration / Svetlana Swinging On A Summer Evening

Joyce Moreno "Tudo" (Far Out Recordings, 2012)

Joyce Moreno (voc, ch); Helio Alves (pf); Rodolfo Stroeter (cb, b el); Tutty Moreno (batt, perc); Antonia Adnet (ch sette corde #9); Zé Renato (voc #10); Mauricio Maestro (coro #4, #6); Pedrinho Miranda, João Cavalcanti, Moyseis Marques e Alfredo Del Penho (coro #3); Ana Martins (coro #11)

La voce di Joyce Moreno ci guida attraverso l’itinerario di musica popolare brasiliana da lei costruito nei tredici brani di “Tudo”. Si tratta di composizioni originali, che spostano il loro fulcro espressivo dai ritmi ballabili dell’iniziale Quero ouvir João a quelli carichi di nostalgia di Estado de graça, dalle atmosfere soffuse di Aquela canções em mim a quelle più informali di Tringuelingue. Il lavoro si distingue per l’intreccio timbrico di sfondo, fatto di pianoforte, batteria e chitarra, e per le esposizioni vocali in primo piano della leader, che si esprime anche in duo, come nel caso di Dor de amor é água con Zé Renato. Nel complesso si tratta di un album strettamente rivolto agli amanti del genere.

Quero ouvir João / Estadio de graça / Puro ouro / Boiou / Aquelas canções em mim / Claude et Maurice / Tringuelingue / Domingo de manhã / Choro do anjo / Dor de amor é água / Sem poder dançar / Pra você gostar de mim / Tudo

Giacomo Gates Miles Tones "Sings The Music Of Miles Davis" (Savant, 2012)

Giacomo Gates (voc); Freddie Hendrix (tr); John Di Martino (pf); Dave Stryker (ch e); Lonnie Plaxico (cb); Vincent Ector (batt)

La scaletta di “Miles Tones” si compone di brani scelti da Giacomo Gates tra quelli maggiormente rappresentativi del repertorio suonato da Miles Davis, soprattutto del periodo a cavallo tra gli anni Cinquanta e Sessanta. È stato lo stesso Gates, insieme a John Di Martino, ad aver curato gran parte degli arrangiamenti di questo lavoro, dove la sua presenza vocale - spesso tradotta attraverso lo scat - gode in maniera quasi esclusiva del ruolo di primo piano. In certe situazioni non mancano gli spazi solisti a favore del chitarrista Dave Stryker e anche degli altri interpreti, come avviene in Milestones, in un contesto dove i temi originali sono mantenuti pressoché intatti nelle loro linee melodiche e nella loro cifra espressiva. Il trombettista Freddie Hendrix omaggia Miles con soli brevi e cantabili, come quello di You’re My Everything.

All Blues / Be-Bop Lives (Boplicity) / Four / ‘Round Midnight / I Fall In Love Too Easly / ‘Long Come Tutu / Milestones / You’re My Everything / So What / Walkin’

Francesco Fornarelli / Giacomo Mongelli "Travel" (Setola di maiale, 2012)

Francesco Fornarelli (pf); Giacomo Mongelli (batt)

I due musicisti pugliesi Francesco Fornarelli e Giacomo Mongelli collaborano da diversi anni, e nell’album “Travel” mettono insieme una scaletta di nove brani dai quali emergono le loro personalità artistiche. Fornarelli riesce sia a delineare melodie cantabili, come avviene in Spell, un brano intimo e dai toni appena accennati, sia a costruire matrici dal carattere minimale, come in Thunderstorm. Mongelli si dedica alla costruzione dello sfondo ritmico, in un contesto pervaso da improvvisazione, pause e contrasti timbrici. Nell’insieme il lavoro si basa sull’empatia tra i due interpreti e sul loro modo di mantenere la situazione in equilibrio tra momenti di distanza espressiva, dove intraprendono percorsi personali e concettualmente slegati, e passaggi di coesione, come in Obsession, nei quali avanzano di pari passo. Il disegno in copertina è realizzato da Vito Savino.

Playing On Montagne / Spell / Punch It / Obsession / Thunderstorm / New Changes / Bettie Page / Silky Scrape / Travel

giovedì 31 luglio 2014

Jason Robinson: "Tiresian Symmetry" (Cuneiform, 2012)

Jason Robinson (ten, fl alto, sop); JD Parran (cl alto, cl cb, ten); Marty Ehrlich (alto, cl b, fl); Marcus Rojas (tuba); Bill Lowe (tuba, trn b); Liberty Ellman (ch e); Drew Gress (cb); George Schuller (batt); Ches Smith (batt, glockenspiel)

Il lavoro di Jason Robinson prende ispirazione da Tiresia, il mito dell’antica Grecia che infastidito dalla vista di una coppia di serpenti copulare ne uccise la femmina, tramutandosi per sette anni da uomo in donna. Il leader basa dunque le sue strutture compositive sui numeri sette e due, costruendo diverse correnti espressive che, sovrapponendosi, formano figure stilistiche difficilmente perimetrabili. Grande risalto è riservato allo spettro timbrico dei fiati (sax, tuba, clarinetti), ai quali si unisce la chitarra elettrica di Liberty Ellman e la spinta della sezione ritmica. In scaletta troviamo otto brani originali, alcuni dei quali si sviluppano per oltre dieci minuti e sono articolati come delle mini-suite, con movimenti che riservano agli interpreti ampi spazi improvvisativi.

Stratum 3 / Tiresian Symmetry / Radiate / Saros / Elbow Grease Introduction / Elbow Grease / Corduroy / Cosmolographie

Eyot: "Drifters" (Neuklang, 2012)

Dejan Ilijic (pf); Milos Vojvodic (batt); Sladjan Milenovic (ch); Marko Stojiljkovic (b el)

Provenienti dalla città serba di Niš gli Eyot sono una band capitanata dal pianista Dejan Ilijic, che nel loro “Drifters” riversano molte attitudini espressive, realizzando un cammino formalmente vario, capace di abbracciare elementi di folk est-europeo, momenti di rock aggressivo, atteggiamenti che rimandano a una certa classicità rintracciabile nel pianismo del leader. Milos Vojvodic alla batteria e Marko Stojiljkovic al basso producono le matrici ritmiche sulle quali vengono costruite le melodie dei brani, spesso pervasi da una sensazione di malinconia e sviluppati sulla sovrapposizione di piani sonori. I temi sono esposti con estrema chiarezza, anche se poi intraprendono tangenti inattese grazie all’estro di Ilijic, il quale firma gli otto originali in scaletta. I tredici minuti della conclusiva The View Through The Blurry Window riassumono con efficacia la tensione melodica prodotta da questa giovane realtà.

She Is Dreaming Of A Better Day / The Crest Of A Wave / At Source / Coils / We'll Get There / Drifters / Firebird / The View Through The Blurry Window

Paolo Carrus New Ensemble: "Open View" (S’ard Music, 2012)

Paolo Carrus (pf); Corrado Salis (cb, b el); Alessandro Garau (batt); Stefano D’Anna (sop); Dario Pirodda (alto); Andrea Morelli (ten); Valter Alberton (ten); Francesco Sangiovanni (bar)

Dieci brani composti e arrangiati da Paolo Carrus formano la scaletta del suo “Open View”, un lavoro realizzato insieme al New Ensemble, formazione di otto musicisti attivi nel panorama sardo. Si tratta di composizioni dal carattere orchestrale, alcune scritte appositamente per questo progetto, dove la maggior parte delle melodie sono espresse dai fiati, i quali producono un lineare andamento d’insieme, sia nel caso di atmosfere rilassate ed eleganti, come quelle di Armodale, sia di situazioni dall’atteggiamento ritmico più accentuato, come accade nel funky di Margie Rhythm. Alcuni momenti di primo piano sono a favore del sassofonista Stefano D’Anna, al quale viene concesso un ampio spazio espressivo nel brano Bells, in un album dove confluiscono elementi di swing, musica latinoamericana e riferimenti di musica popolare sarda.

Wait / Green / Margie Rhythm / Armodale / Quint / Rapsodia / Bells / Dancla / Cheap / Swing Tomorrow

giovedì 17 luglio 2014

ROMA SUMMER JAZZ FEST 2014: il programma

Le “Vacanze Romane” iniziano dal 23 luglio all'interno del 51A di Via Margutta, luogo noto ai più per lo storico film con Gregory Peck e Audrey Hepburn.

Il famoso cortile nel cuore del centro storico di Roma apre le porte dal 23 luglio all’11 settembre per ospitare il Roma Summer Jazz Fest, l’unico festival jazz estivo nella capitale, con un cartellone di artisti nazionali e internazionali: Roy Hargrove, Mark Turner, Nir Felder con Roberto Gatto, Roberta Gambarini, Maria Pia De Vito, Rosario Giuliani, Alessandro Lanzoni e molti altri.

info e prevendite: infoline: 3315744830 website www.centrottava.it email: info@centrottava.it

lunedì 14 luglio 2014

Franco Ambrosetti e Dado Moroni: “Quando m’innamoro… in duo” - Play The Roberto Livraghi Songbook (Incipit Records, 2014)

Franco Ambrosetti (tb); Dado Moroni (pf)

Franco Ambrosetti, Dado Moroni e la musica scritta negli anni da Roberto Livraghi. Ingredienti che compongono una miscela di sicuro interesse, dalla quale emerge, netta, una considerevole energia espressiva, mista a buon gusto formale e capacità interpretativa. La tromba di Ambrosetti è chiamata a disegnare le splendide melodie di evergreen come Se per te c’è soltanto quell’uomo o dell’iniziale Quando m’innamoro, sui fondali solidi e al tempo stesso flessuosi costruiti da Moroni. La scaletta si compone perlopiù di brani conosciuti, come Maria e Verrai, verrai, verrai, anche se i due interpreti riescono a esaltare le loro caratteristiche strumentali: Ambrosetti con un timbro pieno di sfumature e pronunce dalla grande musicalità; Moroni e il suo modo bluesy di porsi con grande funzionalità nel contesto. Nel booklet, curato e ricco di informazioni, è lo stesso Livraghi a descrive le genesi e gli aneddoti legati ai brani di questo lavoro.

Quando m’innamoro / Mae ben / Se per te c’è soltanto lui / Mea culpa / Waltz For Bi / Se questo fosse un grande amore / Verrai, verrai, verrai / Roproviamoci / Maria / Buon viaggio (For Mario ) / Coriandoli

Pierpaolo Borgia Quartet: “Solara” (Alfa Music, 2014)

Pierpaolo Borgia (ch); Alessandro Gwis (pf); Marco Siniscalco (bs); Lele Califano (batt). Ospiti: Michele Rabbia (perc); Alessandro Cefalì (bs); Sergio Romano (pf, fisa); Claudio Pantaleone (voc)

Otto brani racchiusi in quaranta minuti compongono il percorso espressivo di “Solara”, l’album firmato dal chitarrista Pierpaolo Borgia, in questa occasione affiancato dal suo quartetto e da una serie di musicisti ospiti, tra i quali il percussionista Michele Rabbia. Si tratta di brani originali che mettono in mostra la duttilità stilistica di Borgia, sia nei passaggi caratterizzati dalla chitarra classica, sia nel brano Buy suonato con lo strumento elettrico. Il lavoro prende diverse tangenti espressive e formali, che variano con estrema flessibilità dalle sonorità pensose dell’iniziale Come una foglia al vento, ai movimenti gipsy oriented di Cuore gitano, alle atmosfere mediterranee che pervadono l’album. La title track (dedicata alla figlia Carolina) mette ulteriormente in evidenza l’amore di Borgia per le melodie levigate e cantabili, e nelle note di copertina esprime il suo pensiero a riguardo: «“Solara” è nel mio immaginario un luogo dove tutte le cose sono in armonia. È un viaggio, e ogni brano rappresenta una tappa, uno stato d’animo diverso».

Come una foglia al vento / Ieranto / Cuore Gitano / Buy / Song For My Mother / Etno / Solara / Pepe

venerdì 4 luglio 2014

Massimiliano Rolff: in uscita il 7 luglio l'album "Scream!"

"Scream!" è il quarto album da leader di Massimiliano Rolff in uscita il 7 luglio per l’etichetta Blue Art. Per l’occasione Rolff ha assemblato un quartetto di eccezionali giovani musicisti: Fabio Giachino al pianoforte, Nicola Angelucci alla batteria e Juan Carlos “Caldero” alle percussioni.

Dalle note di copertina, scritte da Enrico Rava, si legge: "Rolff è un bassista puntuale, dotato di grande sensibilità, in questo disco dimostra di aver raggiunto una notevole maturità anche come compositore e leader".

mercoledì 2 luglio 2014

Enten Eller: “Pietas” (Splasc(H) Records, 2014)

Alberto Mandarini (tr, flic); Maurizio Brunod (ch el, loop); Massimo Barbiero (batt, perc); Giovanni Maier (cb). Ospite speciale: Javier Girotto (sop, fl)

“Pietas” è un’ulteriore tappa del percoso creativo ed espressivo degli Enten Eller. La band, come già accaduto nell’album “Ecuba”, è affiancata da Javier Girotto, ed è ripresa dal vivo all’Open Jazz Festival, il 19 marzo 2014. La loro è, oggi più che mai, musica senza confini, capace di spaziare dal jazz comunemente inteso fino a territori stilisticamente indefinibili, dove confluiscono citazioni di rock progressivo, movimenti che rimandano al tango e alla ritmicità latina, a passaggi che galleggiano tra i silenzi. “Pietas” è improvvisazione senza divieti, in continuo divenire e basata sul reciproco ascolto e sul rispetto estremo dell’espressività altrui. Le melodie dei temi proposti sono a volte destrutturate, fino a renderle invisibili, sia abbellite e arricchite da ulteriori spunti. Gli Enten Eller si confermano realtà che non cessa di attingere a una sorgente infinita di idee, che continuamente vengono smentite e riprocessate per poi dare forma concreta a un qualcosa di nuovo.

L’abbandono / Ode To Morton Feldman / Indaco / Sidera Maris / Pietas / Stinko tango / Pragma

Hippie Tendencies: “Identity” (AlfaMusic, 2014)

Lisa Marie Simmons (voc); Marco Cremaschini (Fender Rhodes, synth, tast); Cesare Valbusa (batt, perc); Simone Boffa (ch el); Simone Guiducci (ch el); Christian Codenotti (ch a, fl, voc); Maurizio Giannone (perc); Bartolomeo Simmons (chimes); Mauro Ottolini (tb, trn, flic, tr, sou #4); Fulvio Sigurtà (tr, flic #6); background vocals.

Si rintraccia nella voce di Lisa Marie Simmons la cifra espressiva di “Identity”, il secondo album firmato dagli Hippie Tendencies, nel quale si alternano brani originali e alcune rivisitazioni. Il suo è un caldo timbro vocale che segna l’intero lavoro, dove la band si muove nei territori di un pop lineare, messo insieme con perizia e buon gusto, sia nelle parti d’arrangiamento, sia nella costruzione delle trame strumentali. Gli interventi di Mauro Ottolini e Fulvio Sigurtà impreziosiscono una tessitura di pregio, nella quale emerge un buon equilibrio tra strumentazione acustica e suoni sintetici. Lisa Marie rende proprie le versioni di Time After Time (Cyndi Lauper) e Blowin’ In The Wind (Bob Dylan), allaccia il discorso espressivo con le radici africane in Wana wa Africa (con parti cantate in lingua swahili) e si lascia apprezzare a più riprese, anche nello spoken word di Here’s To You (Ennio Morricone/Joan Baez).

Woke Up / Beside Me (Italian Town) / Borderline / Giggin’ Around / Wana wa Africa / Immigrant / Time After Time / Beat / She’s Got It / Can You Tell / Blowin’ In The Wind / Here’s To You / Done

venerdì 27 giugno 2014

M+A: In concerto a Glastonbury 2014

Domenica 29 giugno per la prima volta una band italiana si esibisce sul main stage dello storico festival inglese di Glastonbury.Si tratta del duo M+A, che dopo il successo di critica e pubblico riscosso dal secondo album "These Days", partono per un tour europeo che li vedrà impegnati per tutta l'estate. Si esibiranno al West Holts Stage, uno dei principali main stage del festival in cui divideranno il palco con star internazionali come Disclosure, MIA e Goldfrapp.

le date del tour:

29.06.14 Glastonbury (UK) @ Glastonbury Festival 04.07.14 Fano (PU) @ Pincio Re-Public 2014 05.07.14 Torre Annunziata (NA) @ La Cabina 56 11.07.14 Crotone @ Lido degli Scogli 14.07.14 Segrate (MI) @ Un Altro Festival (W/ MGMT, Panda Bear) 15.07.14 Bologna @ Un Altro Festival (W/ MGMT, Panda Bear) 18.07.14 Trier (Germany) @ Astatic Festival 19.07.14 Oxfordshire (UK) @ Truck Festival 20.07.14 Marina di Ravenna (RA) Hana-Bi 24.07.14 Padova @ Radar Festival 25.07.14 Brescia @ Musicalzoo Festival 26.07.14 Chianciano Terme (SI) @ Festa della Musica 27.07.14 Terracina (LT) @ Anxur Festival 01-02.08.14 Derbyshire (UK) @ Y Not Festival 09.08.14 Castelbuono (PA) @ Ypsigrock Festival 31.08.14 Essex (UK) @ Brownstock Festival 05.09.14 Treviso @ Home Festival 06.09.14 Lu (AL) @ Rep. Indip. di Lu Festival '14 13.09.14 Rimini @ Velvet

giovedì 26 giugno 2014

Wolfgang Muthspiel – Larry Grenadier – Brian Blade: “Driftwood” (ECM Records, 2014)

Wolfgang Muthspiel (ch); Larry Grenadier (cb); Brian Blade (batt)

In “Driftwood” si riflette tutta la coesione che si è instaurata nel tempo, attraverso una serie di incontri artistici, tra Wolfgang Muthspiel, Larry Grenadier e Brian Blade. Tre grandi musicisti che si ritrovano al Rainbow Studio di Oslo, nel maggio 2013, per dare forma e senso compiuto a una scaletta di otto brani. La proposta varia dai tributi a Joe Zawinul, con il brano Joseph, e Michael Brecker, con Bossa For Michael Brecker, a tracce originali scritte dal chitarrista austriaco, fatta eccezione per la title track a firma collettiva. Le atmosfere risultano spesso sospese tra spazi formali dilatati, dove il tema melodico emerge in maniera accennata. La chitarra di Muthspiel è il vertice alto di questo triangolo, anche se nel complesso non mancano alcuni primi piani a favore di Blade e di Grenadier. Lo svolgimento dei brani non è mai forsennato, e nell’insieme “Driftwood” si rivela come un album contemplativo, chiaroscurale, che trova il suo punto di forza nell’accenno timbrico e nella sfumatura espressiva, in pieno stile ECM.

Joseph / Uptown / Cambiata / Highline / Driftwood / Lichtzelle / Madame Vonn / Bossa For Michael Brecker

Keith Jarrett - Charlie Haden: “Last Dance” (ECM Records, 2014)

Keith Jarrett (pf); Charlie Haden (cb)

Keith Jarrett e Charlie Haden tornano a incontrarsi in studio per la ECM Records di Manfred Eicher, dopo la riuscita del precedente album “Jasmine” del 2010. “Last Dance” presenta una scaletta di nove brani, tra i quali emergono alcuni classicissimi del repertorio jazzistico, come ‘Round Midnight o My Old Flame, posta all’inizio del lavoro. Durante i settantasei minuti del disco sembra di assistere a un ispirato dialogo tra vecchi conoscenti, visto l’affiatamento e il grande senso di coesione che traspare da ogni singolo passaggio o, per dirla con le parole di Jarrett: «Quando suoniamo insieme, sembra sentire due persone che cantano». La cantabilità delle melodie è, di fatto, al centro del senso espressivo dell’intero lavoro, svolto su tempi medio-lenti e caratterizzato dalla mancanza di virtuosismi fini a sé stessi, in favore del reciproco ascolto e della modularità dei movimenti.

My Old Flame / My Ship / ‘Round Midnight / Dance Of The Infidels / It Might As Well Be Spring / Everything Happens To Me / Where Can I Go Without You / Every Time We Say Goodbye / Goodbye

sabato 21 giugno 2014

Roberto Gatto PerfecTrio: “Starship For Lovers” [Parco della Musica Records, 2014]

Roberto Gatto (batt); Pierpaolo Ranieri ( b el, effetti); Alfonso Santimone (pf, Rhodes, live electronics)

Roberto Gatto trova in Pierpaolo Ranieri e Alfonso Santimone i partner ideali per dare forma a un progetto di natura elettronica o, per meglio dire, un lavoro capace di mettere su un piano di equilibrio sia l’espressività acustica con i suoni sintetici, sia l’improvvisazione aperta e senza steccati con la rivisitazione di grandi standard. Oltre alle matrici di deriva jazzistica, “Starship For Lovers” lambisce sonorità legate anche alla club culture, all’ambient in senso ampio e si incammina verso territori che non conoscono aderenze stilistiche con forme precostituite, dando sempre l’impressione di freschezza creativa. I brani autografi sono frutto di estemporanee costruzioni collettive, mentre le riletture, come Aquarela do Brasil (Barroso) ed Evidence (Monk), sono affrontate con profondi processi di rielaborazione, fatto salvo per le principali linee tematiche.

Steel Headz (Impro #5) / Lujon / Harlem Sunday Noise (Impro #1) / Broncos! Broncos! Broncos! (Impro #14) / Lost Mayday (Impro #6 B) / Aquarela do Brasil / Mood / Choro Freaks (Impro #16) / Brother Floor (Impro #12) / Evidence / Wrong MoFos (Impro #10) / Original Dreamers (Impro #15)

Doctor 3: “Doctor 3” [Parco della Musica Records, 2014]

Danilo Rea (pf); Enzo Pietropaoli (cb); Fabrizio Sferra (batt

Danilo Rea, Enzo Pietropaoli e Fabrizio Sferra tornano insieme sotto la sigla Doctor 3 con un album omonimo, edito da Parco della Musica Records, registrato in una doppia seduta presso gli Entropya Studios di Perugia. La scaletta proposta mette insieme diversi brani di derivazione rock/pop con altri appartenenti ai repertori più vicini all’area jazzistica. Il lavoro trova il suo motivo di maggiore interesse nel trattamento delle melodie, quasi sempre espresse dalla duttilità pianistica di Rea, il quale inanella esposizioni che variano da momenti di estrema chiarezza ad altri più introspettivi, dove il tratto caratteriale del brano subisce una rivisitazione più accentuata. Nel suo insieme l’album contiene gli elementi di leggibilità che hanno da sempre caratterizzato il lavoro svolto dai Doctor 3, formazione in grado di riunire sotto lo stesso palco sia gli amanti del jazz sia i meno ferrati in maniera, grazie alle riletture di brani come Life On Mars, Light My Fire o Let It Be.

How Deep Is Your Love / Unchained Melody / No Sunshine / Moon River / Up Where We Belong / Cheek To Cheek / Life On Mars / Let It Be / Will You Still Love Me Tomorrow / Light My Fire / Hallelujah / The Nearness Of You

lunedì 16 giugno 2014

DARIO CARNOVALE: nuovo album "Emersion"

“Emersion” è il titolo del nuovo lavoro discografico di Dario Carnovale, una suite scritta con l'intenzione di omaggiare il grande sassofonista afroamericano Dewey Redman. Le linee melodiche sono state appositamente pensate per la splendida voce del sax tenore di Francesco Bearzatti, convinto sostenitore e promotore del talentuoso pianista siciliano.

L'album è un vero e proprio viaggio ascetico in cui l'ascoltatore si trova pienamente coinvolto, cullato da temi ora elegiaci ora evocativi seguiti da esplosioni dinamiche. Grazie al grande interplay della band, composta da Simone Serafini al contrabbasso e Luca Colussi alla batteria oltre che da Carnovale e Bearzatti, si possono ascoltare molte influenze (da Coltrane al rock, passando per il quartetto americano di Jarrett) con l'intento di mescolare più generi musicali in modo fluido.

www.dariocarnovale.it

lunedì 9 giugno 2014

Eugenio Macchia: vincitore del Premio Massimo Urbani 2014

Eugenio Macchia si è aggiudicato il Premio Massimo Urbani 2014. Il talentuoso pianista di Gioia del Colle ha due album all'attivo nella prestigiosa "pianoseries" di Auand Records: "Living in a Movie" pubblicato nel 2011 e "In Between" pubblicato nel 2012. A fine estate è prevista la session di registrazione del nuovo lavoro di Eugenio che verrà pubblicato entro la fine del 2014.

www.eugeniomacchia.com

mercoledì 28 maggio 2014

Enrico Zanisi: Nuovo album "Keywords" al Parco della Musica di Roma

Mercoledì 28 maggio, alle ore 21:00, Enrico Zanisi presenta all’Auditorium Parco della Musica di Roma il suo nuovo album "Keywords", con il contrabbassista americano Joe Rehmer e il batterista Alessandro Paternesi.

Le keywords sono le parole chiave che Enrico ha riconosciuto nel suo presente, dopo i cambiamenti inaspettati della vita (con l'album "Life Variations"), il titolo Top Jazz come “miglior nuovo talento” 2012, il giovane pianista romano, classe 1990, ha trovato dei punti fermi che ha racchiuso in dieci parole, dieci brani che coronano un album ispirato e compiuto.

http://www.camjazz.com/releases/8052405141187-keywords-cd.html

mercoledì 21 maggio 2014

Triosonic: “Anything Your Little Heart Says” (Parco della Musica Records, 2014)

Stefano Battaglia: pianoforte; Giovanni Maier: contrabbasso; Michele Rabbia: batteria

Registrato nell’ottobre 2009 nello studio Artesuono di Stefano Amerio, “Anything Your Little Heart Says” segna l’incontro di tre grandi musicisti, pronti nel cercare linee melodiche, a volte astratte e in alcuni casi concrete, costruite attorno al reciproco ascolto e alla voglia di tracciare solchi improvvisativi. I credits parlano di quattro brani firmati da Michele Rabbia e il resto della scaletta da Giovanni Maier, anche se spesso il fulcro dell’espressività è rappresentato dal pianismo di Stafano Battaglia. I suoi sono interventi che rasentano il silenzio, come nell’iniziale “Spazio”, che flirtano con la cantabilità dei temi, e a volte prendono tangenti che portano fino ad atmosfere orientaleggianti, come nella parte finale di “Choiropsales”. Il lavoro porta in serbo diverse sorprese, sia formali sia espressive, grazie a un approccio alla materia sonora libero da eccessivi riferimenti alle consuete coordinate del piano trio, in questa occasione eluse con naturalezza.

Spazio / Three Kings / Agrodolce / Sequence / Choiropsales / Anything Your Little Hearts Says / Domenica mattina / Corale / Agrodolce (Alternative version) / Soffio / Buonanotte