Per il suo “Astrolabio” il sassofonista Roberto Ottaviano organizza un quartetto dalla particolare cubatura timbrica, che prevede Gianluigi Trovesi al clarinetto, Glenn Ferris al trombone e Michel Godard alla tuba. Ottaviano, come i naviganti utilizzavano l’astrolabio per le loro avventurose rotte nautiche, solca i mari espressivi di quest’album dirigendosi in posti lontani e carichi di mistero. È lui stesso a parlarne nelle note di presentazione: «Attraverso la riscrittura e l’interpretazione contemporanea di pagine ispirate dall’antichità, immaginiamo un cavaliere come quell’Antonious Block evocato dal “Seventh Seal” di Ingmar Bergman, accompagnarsi nel suo lento viaggio sulle strade, attraverso i borghi, verso gli antichi monasteri, ricreando le radici di un approccio culturale con i secoli passati che non sia semplicemente folklorico, ma entri nella profondità della psicologia dell’uomo medievale». Idee tradotte in musica attraverso un approccio d’insieme coeso, dove la melodia è al centro del discorso formale, e dove i temi, tra originali di Ottaviano e alcune rivisitazioni, si sviluppano con misura, in una sorta di meditazione ipnotica e inattesa. Le intelaiature ritmiche rimangono spesso in filigrana, quasi sospese, e ogni interprete ha modo di inserire frasi funzionali nei meccanismi idiomatici del quartetto.
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