I Quintorigo non sono nuovi a lavori di rivisitazione, basti ricordare il premiato “Plays Mingus” che nel 2008 ripercorreva il sentiero tracciato da un’icona del Novecento come Charles Mingus, e non sono nuovi a spiazzare chi li segue con lavori sempre diversi e interessanti, sia come approccio che dal punto di vista dell’organizzazione formale. In “Experience” si sono messi sulle tracce di Jimi Hendrix, cavando quattordici brani dal forziere del chitarrista di Seattle e mettendoci del loro sotto il profilo dell’interpretazione, che assume diverse colorazioni anche grazie agli ospiti chiamati a interagire. Moris Pradella alla voce entra senza sfigurare nella prestigiosa lista di cantanti che si sono susseguiti in questi anni dietro al microfono della band; poi ci sono Vincenzo Vasi, voce e anche theremin in “Voodoo Child”, Eric Mingus – sì, proprio il figlio di - e il pianista Michele Francesconi. Nei vari brani proposti – quasi tutti classici del repertorio, come “Hey Joe” o “Angel” - c’è del retrogusto bluesy, ci sono gli innesti al vetriolo di Andrea Costa al violino, c’è il sax – quasi sempre incendiario – di Valentino Bianchi e dunque ci sono tutte le componenti che rendono unico il suono dei Quintorigo. Si tratta di una band che ama suonare, nell’accezione più pura del termine "amare", e le performance dal vivo – ancor più delle incisioni - ne sono evidente testimonianza.
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