Il Devil Quartet è per Paolo Fresu una dimensione di libertà espressiva, dove riesce a far uscire al meglio la sua diversità di linguaggio. È per lui anche un posto dove poter incontrare degli ottimi compagni di ventura, con i quali mettere insieme le idee per poi intraprendere degli itinerari capaci di far scoprire all’ascoltatore degli orizzonti sempre nuovi e inattesi. “Desertico”, che segue di sei anni il precedente “Stanley Music”, vive di queste sensazioni in dodici tracce coinvolgenti, nelle quali possiamo apprezzare l’ottimo lavoro di squadra svolto da Fresu con Paolino Dalla Porta al contrabbasso e Stefano Bagnoli alla batteria, e i grandi dialoghi – che sfociano spesso in scontri o accordi creativi – imbastiti con Bebo Ferra, che anche in questo episodio si conferma musicista dalla grande sensibilità e di livello assoluto. Sullo sfondo c’è l’Africa, introdotta dall’immagine di copertina e poi rilasciata nel disco attraverso gli ampi spazi di manovra ritmico/melodici, dove trovano posto episodi di grande brio e lucentezza timbrica, come la cover di “Satisfaction” posta in apertura; momenti di assoluta tranquillità emotiva, come nella splendida “Ambra”; discese piene d’insidie nel sottosuolo di uno scenario metropolitano incontrato lungo il cammino, come nella title track. Fresu lascia molta iniziativa agli altri componenti del gruppo, ma la forza della sua poetica, che si tratti di passaggi serrati che di note accennate, rimane il motivo principale intorno al quale ruotano gli altri intenti. Ci mette anche degli effetti elettronici il trombettista sardo, per dare una maggiore ampiezza formale, senza strafare e con il buon gusto esecutivo che lo contraddistingue da sempre. Lavoro dai significati densi, avvolto da vesti melodiche di fascinosa bellezza, come nella traccia “Suite for Devil”, dove Fresu e Ferra ingaggiano un rimbalzo di scambi emozionali che danno vita a una sorta di danza pacata, capace di dare brividi anche a una pietra.
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