Esce per la CAM
Jazz “Pipe Dream”, l’album che vede l’incontro in studio tra Hank Roberts
(violoncello), Zeno De Rossi (batteria), Pasquale Mirra (vibrafono), Giorgio
Pacorig (pianoforte) e Filippo Vignato (trombone). Abbiamo chiesto al giovane
trombonista di illustrarci i tratti salienti di questa realizzazione dal
particolare assetto timbrico e dal profondo scavo espressivo, in equilibrio tra
lucenti melodie e passaggi immaginifici.
Il quintetto di “Pipe Dream” presenta una particolare organizzazione
timbrica. Come è nata la collaborazione tra di voi?
Tutto nasce da
un’idea di Zeno De Rossi, estimatore della musica di Hank Roberts da più di
trent’anni. Per affinità umana e musicale ha coinvolto Giorgio Pacorig e
Pasquale Mirra e successivamente anche me, per avere un’altra voce accanto al
violoncello, e mi sono subito entusiasmato. È poi diventato un progetto
collettivo e condiviso che ci sta dando molte soddisfazioni.
In che periodo vi siete frequentati e per quale motivo
avete pensato in seguito di incidere?
Nei primi mesi
del 2017 abbiamo lavorato al repertorio per qualche mese in quartetto senza
Hank, che vive a Brooklyn. Abbiamo trovato la complicità del Festival Jazz &Wine
of Peace di Cormons, che ci ha subito dato carta bianca per la première del
progetto, avvenuto a ottobre 2017. Una volta avuta questa possibilità, decidere
di andare in studio subito dopo è stata una naturale conseguenza, l’occasione
perfetta. La CamJazz, sempre alla ricerca di nuovi progetti, si è mostrata
interessata ed eccoci qui.
Come si è sviluppato il lavoro in studio?
Ognuno ha
contribuito con un paio di brani, portando ciascuno un pezzetto di sé e del
proprio universo e immaginando come adattarlo agli altri. Ne è risultato un
insieme di brani eterogeneo e ricco di diversità, che abbiamo arrangiato
insieme per adattarli alla strumentazione che è decisamente singolare, quasi
cameristica. Stefano Amerio di Artesuono si è preso cura del suono del disco,
riuscendo a riconsegnare fedelmente attraverso la registrazione quello che è il
sound della band.
Qual è il segno distintivo di questo album?
È prima di
tutto frutto di un incontro umano davvero meraviglioso. Ci diverte passare del
tempo insieme e questo si riflette nella musica. Fin da subito anche Hank si è
inserito con grande spirito in questo mood, il che ha favorito il lavoro
collettivo e la condivisione di una visione comune riguardo al progetto.
Il titolo e l’artwork di copertina hanno un
particolare significato?
“Pipe Dream”
significa letteralmente Sogno impossibile.
Hank e Zeno si conobbero a Verona più di venticinque anni fa, Zeno era già un
fan della sua musica e si sono tenuti sempre più o meno in contatto. Mettere in
piedi un gruppo con lui è sempre stato uno dei suoi sogni - se non impossibile
- molto complesso da realizzare per ovvi motivi logistici. Ora si è realizzato,
ma rimane sempre un Pipe Dream. Il
riferimento, inoltre, è ai sogni di ognuno di noi, al non abbandonarli ma
coltivarli e prendersene cura. Le immagini di Francesco Chiacchio non potevano
essere più adatte per accompagnare la nostra musica, che usiamo per rendere
vivi i nostri sogni più intimi.
Nessun commento:
Posta un commento