Alessandro Galati realizza il suo personale tributo alla figura di Kenny Wheeler con un album che trae ispirazione dal modo di operare e di intendere la musica del trombettista, come lui stesso ci ha illustrato: «Tre anni fa è morto Kenny, e rifare dei sui brani mi sembrava poco interessante, un po’ insensato. Ho voluto fare un omaggio più interiore. Ho cercato di mettere in piedi una cosa che fosse vicina allo spirito delle composizioni di Kenny, che ho sempre amato. Un disco che avesse il suo metodo, che lo ereditasse. Lui era un musicista grandissimo e aveva sia poetica sia rigore compositivo. Il suo era un modo di operare figlio del Novecento, e tante sue cose hanno legami con la matematica, con geometrie da rispettare, a volte non manifeste, e con logiche cabalistiche». Al fianco del pianista troviamo la cantante Simona Severini, i sassofonisti Stefano “Cocco” Cantini e Stan Sulzmann, che fece a lungo parte dei progetti di Wheeler, il batterista Enzo Zirilli e Ares Tavolazzi al contrabbasso. Per l’occasione Galati ha scritto i testi di quattro canzoni, suonate dall’intero sestetto, dalle quali si ramificano le variazioni, ovvero sia delle improvvisazioni svolte con diverso organico che mantengono il mood della traccia dalla quale derivano, ma che prendono direzioni espressive inattese. Per la durata del lavoro si apprezza la misura delle forme, la cantabilità dei temi, e quell’alone di eleganza e classe che richiama la parabola artistica e umana di Kenny Wheeler.
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