Sono passati quasi due anni dalla pubblicazione di “Hermann”, il terzo album solista di Paolo Benvegnù, che in molti continuano anacronisticamente a ricordare come l’ex leader degli Scisma. Acqua passata. Oggi Benvegnù è un’identità artistica a sé stante, capace di sviluppare un discorso cantautorale di livello assoluto, che è andato ben oltre le più lecite aspettative e che si è posto in maniera decisa in un limbo di precisa qualità interpretativa. Paolo Benvegnù non si è saputo vendere bene, questo sembra chiaro. Per molti si tratta di un pregio, per tanti altri uno spreco. Di talento, di forza, di voglia di scardinare una scena cantautorale italiana troppo ferma a guardarsi sempre attraverso i medesimi specchi. E forse questi pensieri hanno attraversato la mente anche di quelli che hanno gremito il Blackout Rock Club di Roma, in una fredda sera di gennaio, per assistere all’atto conclusivo del lunghissimo tour basato sulla musica di “Hermann” e non solo. Musica che emoziona, attraverso una performance dal vivo che riesce sempre a lasciare il segno, anche quando le condizioni audio non sono delle migliori e qualcosa no va come dovrebbe.
Benvugnù sul palco – in formazione a quattro, con Andrea Franchi (batteria), Luca Baldini (basso), Guglielmo Ridolfo Gagliano (chitarre) – sprigiona la consueta grinta in un set di un’ora e mezza che prende il via con una vibrante “Il mare è bellissimo” e che riesce sia ad accarezzare (“Anime avanzate”), ma anche a prendere a schiaffi l’ascoltatore (“Suggestionabili”) nel volgere di pochi brani, pescati in un repertorio che ha da tempo preso consistenza e valore. Qualche aneddoto per prendere fiato, qualche verità amara detta con il sorriso («invece di un presidente del Consiglio ci sarebbe bisogno di più antidepressivi»), e il concerto scorre tra gli applausi di un pubblico composto per la maggior parte da affezionati, i quali apprezzano anche i brani più recenti, vedi “Moses”. L’evento era stato presentato sulla pagina Facebook di Benvegnù come “Il sonno - idea di letargo post-apocalittico”. Preludio, probabilmente, a un lungo e necessario silenzio che servirà al cantautore per riorganizzare le idee e trovare la rotta esatta del suo percorso che si è finora posto a debita distanza dalle soluzioni semplicistiche.
foto di roberto paviglianiti
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