Se del precedente “Aedi Met Heidi” andava sottolineata la pacatezza interpretativa e la voglia di percorrere vie espressive lontane dagli ammiccamenti, nel nuovo “Ha Ta Ka Pa” gli Aedi si fanno apprezzare per il coraggio di osare soluzioni formali inconsuete e prive di evidenti punti di riferimento esterni. All’atto pratico si tratta di originalità. Dote rara, anzi rarissima, in un contesto – quello rock pop dall’atteggiamento indie – sempre più uguale a se stesso e incapace di conquistare una propria identità di concretezza. In questo episodio la band italiana si è affidata alla produzione di Alexander Hacke (Einsturzende Neubauten), il quale ha innestato una buona dose di adrenalina e convincimento nella già valida intelaiatura espressiva e formale. La voce di Celeste Carboni – mutevole e pronta al cambio improvviso di registro - continua a rappresentare la migliore arma a disposizione di questa realtà, mentre dietro di lei si muove uno scenario dall’approccio punk, per i ritmi coinvolgenti che riesce a sviluppare (“Animale”), ma dall’anima gentile, dal momento che sono diverse le melodie capaci di catturare l’attenzione senza scorciatoie di sorta (“Tomasz”). Cattivi e spiritosi, taglienti e leggeri, gli Aedi mettono così insieme un altro lavoro da non sottovalutare.
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