Francesco
Patti al tenore, Gabriele Evangelista al contrabbasso e Alessandro Paternesi
alla batteria completano il quintetto guidato da Giovanni Mazzarino al
pianoforte e Daniela Spalletta alla voce, che nel loro album “Sikania” indagano
la cultura, la storia e le emozioni della terra siciliana. La scaletta si
sviluppa attraverso brani originali che narrano storie di persone, luoghi e
credenze, nei quali Spalletta canta in dialetto, utilizzando la voce come
strumento aggiunto e in dinamico dialogo con la band attraverso un continuo e
fitto rimando di temi e sensazioni. Ne deriva la valorizzazione di un patrimonio
inquadrato da un differente punto di osservazione, per un’estetica del tutto peculiare, avvolta da
un’atmosfera di sottile malinconia, che
unisce il jazz e la tradizione popolare dell’Italia meridionale.
オブリーク・ストラテジーズ / косые стратегии / oblique strategies / schuine strategieën / استراتيجيات منحرف / skrå strategier / 斜策略 / las estrategias oblicuas / তির্যক কৌশল / schräg strategien / אַבליק סטראַטעגיעס / stratégies obliques / kēlā papa kōnane o / kosi strategije
domenica 31 dicembre 2017
Sidewalk Cat Quintet: “Unfit” [Emme Record Label, 2017]
Nato da un’idea del chitarrista Marco Papadia nel maggio 2016,
il Sidewalk Cat Quintet arriva alla pubblicazione del primo album “Unfit” dopo
aver raccolto diversi apprezzamenti di critica e pubblico, tramite l’etichetta
Emme Record Label. Oltre al leader la band si completa con Filippo Galbiati al
pianoforte, Andrea Esperti al contrabbasso, Giovanni Martella alla batteria e con Sofia Romano, cantante alla quale sono affidati molti dei primi piani
espressivi delle otto tracce in programma, perlopiù originali. Quella proposta
è una cifra stilistica che si pone a metà strada tra il jazz mainstream, quello
vocale degli anni Cinquanta per intenderci, e un certo feeling con la modernità
espressiva, dovuta in maniera particolare al timbro chitarristico di Papadia,
il quale sposta gli equilibri d’insieme verso momenti più “ruvidi”, come nello
standard Maiden Voyage di Herbie
Hancock.
sabato 30 dicembre 2017
Simone Alessandrini: “Storytellers” [Parco della Musica Records, 2017]
Nell’album d’esordio nelle vesti di leader il sassofonista e
compositore Simone Alessandrini si avvale della presenza in tre brani di Dan
Kinzelman, che con sassofono e clarinetto amplia l’orizzonte timbrico del
quartetto completato da Antonello Sorrentino alla tromba, Riccardo Gola al
basso elettrico e Riccardo Gambatesa alla batteria. Alessandrini, attraverso la
nota stampa, racconta che questo lavoro non è stato pensato costruendo la
colonna sonora di storie che aveva da narrare, ma «[…] Cercando di “vestire” il
vissuto con un mio modo di intendere la musica». Ne deriva un album concettuale
dove ogni traccia ha per protagonisti dei personaggi, che l’ascoltatore può
immaginare tramite un approccio sonoro dalle diverse sfaccettature, dal quale
affiorano movenze che richiamo la tradizione bandistica, atmosfere
chiaroscurali, momenti dal carattere ritmico più marcato, e spiragli di caos
creativo che richiamano idee di matrice zappiana.
Dimitri Grechi Espinoza: “ReCreatio” [Ponderosa Music Records, 2017]
«La mia principale finalità è quella di condurre l’ascoltatore
attraverso il suono e la forma musicale a riscoprire quel reverbero interiore
dal quale trae origine ogni possibile musica». Questo è l’intento delle dieci
tracce contenute in “ReCreatio”, come lo stesso Dimitri Grechi Espinoza
specifica nelle note di copertina di un lavoro costruito in perfetta
solitudine, registrando dal vivo, e senza sovraincisioni, il suono del suo
sassofono all’interno del Cisternino Pian di Rota, a Livorno nell’ottobre 2016.
Il booklet riporta la disposizione dei microfoni e la descrizione del luogo
prescelto per questa performance, a sottolineare l’importanza che esso assume
nel rapporto con il suono prodotto da Espinoza. Quella che si ascolta è
un’esperienza ricca di suggestione, basata su dettagli e sfumature, essenziale
ma piena di spunti di riflessione, per un’estetica costruita attorno a piccole
variazioni che in maniera lenta e costante disegnano una figura di accecante
luminosità espressiva.
domenica 24 dicembre 2017
Marilena Paradisi – Kirk Lightsey: “Some Place Called Where” [Losen Records, 2017]
È un sottile gioco di equilibri espressivi e formali quello che
si instaura tra la voce di Marilena Paradisi e il pianoforte di Kirk Lightsey
nelle otto tracce di “Some Place Called Where”. Brani presi da repertori tra
loro distanti, da Chales Mingus a Wayne Shorter passando per Leonard Bernstein,
resi attraverso un rapporto fatto di misura e interplay tra i due interpreti. A
colpire è sia la capacità di Paradisi nel produrre un timbro preciso, aderente
all’estetica dei brani proposti, sia il modo in cui Lighsey riesce a farsi presente
senza mai travalicare di una nota il primo piano a favore della voce. L’insieme
rimane unito grazie a un equilibrio di timbri, melodie e ritmi, mentre la
conclusiva Fresh Air, un originale
del pianista di Detroit degli anni Settanta con parole di Paradisi, ne
impreziosisce ulteriormente il valore.
Stefano Bollani Trio: “Jazz At Berlin Philharmonic VIII – Mediteranneo” [ACT, 2017]
Per l’ottavo volume della serie “Jazz At Berlin Philharmonic” il produttore della ACT Siggi Loch ha pensato di coinvolgere il Danish Trio di Stefano Bollani, completato da Jesper Bodilsen al contrabbasso e Morten Lund alla batteria, il fisarmonicista Vincent Peirani e i membri della Berliner Philharmonicker condotta da Geir Lysne. Il CD testimonia la performance dal vivo tenuta il 12 giugno 2017, e la scaletta proposta si sviluppa attorno a celebri temi di compositori italiani, senza precisi riferimenti temporali, da Nino Rota a Paolo Conte, passando per Claudio Monteverdi, Ennio Morricone e Giacomo Puccini. Ne deriva un insieme dove il trio e gli altri musicisti si amalgamano in un unico corpo espressivo, sottolineando gli aspetti melodici dei brani, tutti arrangiati da Lysne, in un orizzonte timbrico ampio e diversificato. Alcune parti soliste sono riservate a Bollani, il quale non risulta mai eccessivo negli interventi e mette al servizio dell’ensemble il suo consueto eclettismo. In copertina è riprodotta un’opera di Federico Herrero.
Curran – Schiaffini – C. Neto – Armaroli: “from The Alvin Curran Fakebook – The Biella Sessions” [Dodicilune, 2017]
Per questo nuovo lavoro edito dalla salentina Dodicilune in
doppio CD, il pianista Alvin Curran si avvale della presenza di Giancarlo
Schiaffini al trombone, Sergio Armaroli al vibrafono e percussioni e Alipio
Carvalho Neto ai sassofoni e percussioni. Il quartetto muove verso direzioni di
profonda sperimentazioni, tra partiture scritte e libere improvvisazioni, in un
insieme che esula da qualsiasi incasellamento di genere. Quella che si ascolta
è una continua ricerca di suoni e sensazioni che nascono spesso da cellule
slegate, che poi si affastellano, si scontrano o si sposano a seconda
dell’umore estemporaneo degli interpreti. Il lavoro mostra un orizzonte
timbrico di rara estensione, nel quale confluisco sorgenti sintetiche, elementi
preregistrati, voci e in alcuni passaggi anche contrabbasso e batteria suonati
dai musicisti ospiti Marcello Testa e Nicola Stranieri. In questa sorta di caos
creativo non mancano passaggi dal carattere melodico lineare, anche se mai
scontati o prossimi a forme di convenzionalità espressiva.
venerdì 22 dicembre 2017
Johnny O'Neal Trio: sabato 23 dicembre al Jazz Club Ferrara
Sarà il trio capitanato dal pianista Johnny O'Neal, completato da Luke Sellick al contrabbasso e Charles Goold alla batteria, a chiudere la prima parte della stagione del Jazz Club Ferrara. Il concerto, in programma alle 21.30 di sabato 23 dicembre, rientra nel cartellone di Ferrara in Jazz, dal 6 ottobre 2017 al 30 arile 2018, e sarà seguito dalla selezione musicale di Gil DJ.
More info e prenotazioni: www.jazzclubferrara.com
Giorgio Pacorig – Michele Rabbia – Giovanni Maier: “Floating Lines” [CAM Jazz, 2017]
Giorgio
Pacorig (pianoforte, Fender Rhodes, elettronica), Michele Rabbia (percussioni,
elettronica) e Giovanni Maier (contrabbasso) danno forma alle undici tracce originali
di “Floating Lines” basandosi sulla loro voglia di sperimentazione,
sull’ascolto reciproco e sul rispetto degli spazi di manovra, soprattutto in
fase di improvvisazione. Ne deriva un insieme dal carattere peculiare e
dall’estetica mutevole, che si sposta da momenti riflessivi, dove il tempo
sembra dilatarsi, e derive di saturazione sonora dall’impronta free. Modi di
operare che abbracciano acustica e suoni sintetici, dai quali affiorano anche
temi cantabili tradotti dai tasti di Pacorig, grovigli sonori a volte “ruvidi”,
ritmi insistenti, prospettive distorte e un obiettivo comune: non darsi limiti,
formali e concettuali. La foto di copertina è di Elisa Caldana.