È uscito lo scorso 12 aprile “Orbite”, il terzo lavoro del XY Quartet, in occasione della “Giornata internazionale del volo umano nello spazio”, istituita dall’Unesco per ricordare il cosmonauta Yuri Gagarin che il 12 aprile del 1961 fu il primo uomo a orbitare intorno alla Terra. Questo perché si tratta di un lavoro concettuale, che il quartetto sviluppa in otto brani originali dedicati agli esploratori dello spazio, come Malcolm Carpenter o Vladimir Komarov. I primi piani espressivi sono spesso a favore del sassofono alto di Nicola Fazzini, che non manca di dialogare con gli altri interpreti, soprattutto con il vibrafono di Saverio Tasca, decisivo nel rimandare alle suggestioni “spaziali”, con suoni staccati che sembrano fluttuare privi di attrazione timbrica. Luca Colussi alla batteria e Alessandro Fedrigo al basso chiudono il cerchio attorno a una musica che sa essere ipnotica e coinvolgente, quanto cantabile e formalmente imprevedibile.
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giovedì 22 giugno 2017
Angiolo Tarocchi Jazz Orchestra: “Unwired” [JCH Productions, 2017]
Attiva dal 2015 l’Orchestra diretta da Angiolo Tarocchi arriva alla sua prima incisione con l’album “Unwired”, nel quale troviamo cinque brani arrangiati dal bandleader, che ne autografa tre in prima persona. Il largo ensemble dà luogo a una musica in stabile equilibrio tra la grande tradizione orchestrale del jazz e un approccio contemporaneo che prevede ampie aperture timbriche, e la partecipazione al progetto di musicisti provenienti da diversi contesti stilistici, come avanguardia e rock, vedi tra i tanti Alberto N. A. Turra, Cristiano Calcagnile e Daniele Cavallanti, già con Tarocchi nel progetto Jazz Chromatic Ensemble. Un amalgama di sicuro impatto, che incuriosisce per le soluzioni formali applicate e che sa esprimere un’idea di suono con una certa dose di sperimentalità e slegata dalle consuetudini.
lunedì 19 giugno 2017
Oregon: “Lantern” [CAM Jazz, 2017]
A completare la line up composta da Ralph Towner alla chitarra classica, pianoforte e synth, Mark Walker alla batteria e Paul McCandless ai fiati, in questo trentesimo album della discografia degli Oregon troviamo al contrabbasso Paolino Dalla Porta, già con la storica band in alcuni tour precedenti. La scaletta di “Lantern” si compone di dieci tracce originali, nella quali si intrecciano diverse matrici espressive: temi dalle melodie cantabili sviluppate tra chitarra e fiati; passaggi dal piglio ritmico ed estetico di maggiore impatto ottenuti con dense interazioni d’insieme; momenti misurati, prossimi alla riflessione che danno la giusta alternanza a un programma mai fermo su sé stesso. L’album è stato registrato nel novembre 2016 presso i Bauer Studios di Ludwigsburg, con la produzione artistica di Ermanno Basso.
lunedì 12 giugno 2017
Oyster: “OY” [Piccola Orchestra Records, 2017]
venerdì 9 giugno 2017
Gabriele Coen: “Sephirot. Kabbalah In Music” [Parco della Musica Records, 2017]
Ispirato dalla simbologia dell’albero della vita secondo la Kabbalah, Gabriele Coen realizza il suo primo lavoro per la Parco della Musica Records organizzando un sestetto dalle forti connotazioni elettriche, completato da Lutte Berg alla chitarra, Pietro Lussu all’Hammond e Fender Rhodes, Marco Loddo al basso, Luca Caponi alla batteria e Pierpaolo Bisogno alle percussioni. Il clarinettista, sassofonista e compositore dà forma a una scaletta di soli originali caratterizzati da diversi elementi estetici ed espressivi: melodie cantabili, strutture ritmiche flessibili e tensioni strumentali tra parti elettriche e acustiche. Ne deriva un insieme multiforme, che sfugge a un immediato incasellamento di genere, dove si incappa nel jazz elettrico di Davis, nelle derive rock, nel klezmer, e dove i diversi accostamenti timbrici generano situazioni mai prevedibili.
giovedì 8 giugno 2017
Fatjeta & Guralumi Jazz Band: “Lule borë” [Unit Records, 2017]
C’è la voce di Fatjeta Barbullushi al centro delle trame espressive dell’album che la cantante firma insieme al quartetto capitanato dal pianista Gjon Guralumi. “Lule borë” è un progetto che è stato messo a punto in quasi due anni di lavoro, e nel quale troviamo dieci canzoni provenienti dal songbook tradizionale albanese, riviste e arrangiate in chiave jazz. Si tratta dunque di un omaggio a un repertorio poco conosciuto dal grande pubblico, che Guralumi propone servendosi della ritmica composta dal bassista Tiziano Tomasetti e da Colin Gauthier alla batteria, e utilizzando il clarinetto di Damian Converst come “voce” alternativa a quella di Fatjeta. Le melodie dei brani sono cantabili, e la scaletta alterna passaggi rigorosi e misurati ad altri dove affiora dello swing, in un contesto d’insieme dai peculiari tratti somatici.