Dieci brani, tra originali e rivisitazioni, compongono la scaletta di “Prague After Dark”, l’album che il pianista Roberto Magris firma in trio con Frantisek Uhlir al contrabbasso e Jaromir Helesic alla batteria. Questo trio, tornato a suonare insieme dopo alcuni anni nel 2015, è di stanza a Praga, città alla quale è dedicato l’album, e dove è stato inciso e presentato dal vivo, al Jazz Club Reduta e in un successivo giro di concerti. La loro è una proposta stilistica che potremmo individuare come modern mainstream, uno modo di suonare per certi versi legato alla tradizione formale del jazz, ma allo stesso momento aperto a soluzioni capaci di spiazzare e di portare l’ascoltatore lontano dalle consuetudini. A emergere da questa incisione è la perfetta sintonia tra gli interpreti e il pianismo di Magris, sempre discreto e capace di flettere con scioltezza dalla esposizioni tematiche, cantabili e swinganti, a un lavoro di retroguardia che concede momenti in solo soprattutto a Uhlir, del quale si apprezzano diversi passaggi.
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martedì 28 febbraio 2017
sabato 25 febbraio 2017
Domenico Cartago: “Chromos” [Auand, 2017]
Prodotto dalla Auand di Marco Valente, “Chromos” è l’album dove il pianista Domenico Cartago mette in fila sette brani originali insieme al suo trio completato da Giorgio Vendola al contrabbasso e Pippo D’Ambrosio alla batteria. Si tratta di brani dal profondo scavo melodico, sempre cantabile, nei quali Cartago mette a reagire un ampio catalogo di timbri, “colori”, suggestioni ed equilibri, per dare luogo a spazi sonori che sanno essere sia suggestivi e pensosi, sia ritmicamente trascinanti. In Gamma, il cui breve testo riportato nel booklet ben identifica le intenzioni dell’intero lavoro, possiamo apprezzare la voce dell’ospite Elisabetta Pasquale.
venerdì 24 febbraio 2017
Giulio Stermieri: “Stopping” [Auand, 2017]
Si completa con Giacomo Marzi al contrabbasso e Andrea Burani alla batteria il trio che il pianista Giulio Stermieri organizza per “Stopping”, il lavoro che lo vede protagonista di una scaletta composta da sette rivisitazioni. Al centro del suo discorso pianistico troviamo la figura di Paul Bley, omaggiata in tre passaggi, al fianco della quale si rintracciano tributi ad altri grandi del passato, come Paul Motian, Thelonious Monk, Cole Porter e Ornette Coleman. Stermieri riesce però a rendere il programma in maniera personale, grazie a un amalgama sonoro che sposta l’esperienza d’ascolto lontano dalle consuetudini e dalle riletture fini a sé stesse. Ne è esempio lampante Ida Lupino, brano che trova la propria soluzione melodica solo nel finale dopo una lunga esposizione di Stermieri, angolare e introspettiva.
giovedì 23 febbraio 2017
Federico Bonifazi Quartet: “You’ll See” [SteepleChase Productions, 2017]
Per dare forma alla scaletta di “You’ll See” il pianista Federico Bonifazi organizza un quartetto di valore assoluto, che prevede Eric Alexander al sassofono tenore, John Webber al contrabbasso e Jimmy Cobb alla batteria. L’album è il risultato di un’intensa attività in terra newyorkese che Bonifazi ha intrapreso dal 2014, momento in cui ha deciso di mettersi in gioco suonando e confrontandosi con alcuni tra i musicisti di jazz più importanti al mondo. Il lavoro evidenzia la grande caparbietà di Bonifazi, capace di addentrarsi in un moderno mainstream che prevede sia passaggi ballad, come nel rifacimento del brano di Luigi Tenco Vedrai vedrai, sia situazioni dalla maggiore concitazione ritmica. Nel pianismo del leader entrano anche elementi di musica classica, e una certa dose di imprevedibilità espressiva, che lo porta in spazi sonori che richiamano le tipiche atmosfere di un’intensa e ispirata jam session.
mercoledì 22 febbraio 2017
Rosario Bonaccorso: “A Beautiful Story” [Via Veneto Jazz / Jando Music, 2017]
“A Beautiful Story” segue nella discografia da leader di Rosario Bonaccorso il precedente “Viaggiando”, del 2015, e per l’occasione il contrabbassista e compositore organizza un quartetto che sa unire duttilità formale e grande forza espressiva, completato da Enrico Zanisi al pianoforte, Alessandro Paternesi alla batteria e Dino Rubino al flicorno. È a quest’ultimo che Bonaccorso affida spesso l’esposizione tematica dei brani in programma, dodici per la precisione, tutti originali e ispirati da esperienze di vita, dagli anni che passano e dai sentimenti come l’amore e l’amicizia. Intenzioni tradotte in musica da melodie cantabili, atmosfere misurate e dalla costante eleganza formale, ottenuta attraverso un movimento d’insieme che rimanda sempre un’idea di raffinatezza e unione d’intenti.
martedì 21 febbraio 2017
Brotherhof feat. Stefano Onorati: “Brotherhof” [Jazz Engine Records, 2016]
Troviamo il Fender Rhodes di Stefano Onorati in due dei degli otto brani della scaletta proposta dai Brotherhof, il quartetto composto dal sassofonista Mattia Dalla Pozza, dal trombettista Antonello Del Sordo, dal bassista Luca Grani e dal batterista Giovanni Minguzzi. Il loro è un sound molto personale, fatto di continue interazioni d’insieme, timbricamente vario e “aumentato” anche da inserti elettronici ed effetti strumentali. Le forme dei brani seguono spesso degli sviluppi inattesi, come se si trattasse di jam estemporanee ispirate da visioni e figure provenienti da diversi background. Anche gli interventi in solo mantengono una certa coerenza con l’estetica d’insieme, caratterizzata, per sommi capi, da un jazz rock che potrebbe richiamare in mente Frank Zappa e derivati. In scaletta, oltre agli originali, troviamo anche In A Sentimental Mood di Duke Ellington, Aerei di carta di Marco Tamburini, e Bocca di rosa di Fabrizio De André, a testimoniare un’ampia veduta anche nelle scelte di repertorio.
lunedì 20 febbraio 2017
Roberto Bonati / Bjergsted Jazz Ensemble: “Nor Sea, Nor Land, Nor Salty Waves” [Parmafrontiere, 2016]
La musica che Roberto Bonati compone per “Nor Sea, Nor Land, Nor Salty Waves” è il risultato di una commissione del Bjergsted Jazz Ensemble del marzo 2015, e quella che si ascolta è la registrazione avvenuta presso l’Università di Stavanger, in Norvegia, nel successivo mese di agosto. Per realizzare gli otto brani in programma, Bonati trae ispirazione da alcune figure letterarie della mitologia scandinava, scenario culturale e musicale a lui caro e al quale ha dedicato alcuni anni di studio e confronto. Ne deriva un lavoro dalle ampie ambientazioni timbriche, dove trovano posto archi, fiati, chitarra elettrica, voce e sezione ritmica, e nel quale il susseguirsi degli eventi sonori avviene in maniera misurata, come se si trattasse della narrazione di una storia, tra interazioni d’insieme e slanci solisti.
sabato 18 febbraio 2017
Zeno De Rossi: “Zenophilia” [Auand, 2017]
Per il suo “Zenophilia” il batterista e compositore Zeno De Rossi organizza un trio dalla particolare conformazione timbrica, completato da Filippo Vignato al trombone e da Piero Bittolo Bon al sax alto e al flauto basso in una traccia. Questo episodio, dal titolo Red Bird, dedicato a Sergio Candotti (il lavoro include anche dediche a Ed Blackwell e Joey Baron), è uno dei passaggi di maggiore suggestione, di una scaletta originale che si sviluppa con misura, equilibrio e con una costante sensazione di imprevedibilità, sia formale sia espressiva. Le tracce che vedono il trio cimentarsi in rifacimenti sono Theme From Taxi Driver, dove affiora la cantabilità del tema esposta da Bittolo Bon, e Feet Music di Ornette Coleman, segnata da una decisa interazione d’insieme.
venerdì 17 febbraio 2017
Apocalypse Trio feat. Paolo Angeli: Live At Fasano Jazz [Jazz Engine, 2017]
“Live At Fasano Jazz” fa riferimento alla performance dal vivo dell’Apocalypse Trio, composto da Vincenzo Deluci alla tromba, Camillo Pace al contrabbasso e Giuseppe Mariani all’elettronica, insieme al chitarrista sardo Paolo Angeli in quel di Fasano nel 2014. In scaletta troviamo sei tracce, una delle quali è un omaggio alla musica di Ennio Morricone, dal repertorio del quale viene estratta una breve suite di dieci minuti, dove il jazz, inteso come improvvisazione di forme e ibridazione di suoni, è costruito su basi ritmiche sintetiche, a volte ripetitive e ipnotiche. Nella lunga nota di copertina è Paolo Fresu a spiegare le intenzioni e i motivi di un lavoro dietro al quale si cela l’importante storia umana di Vincenzo Deluci.
giovedì 16 febbraio 2017
Gustavo Cortiñas Snapshot: Esse [OA2 Records, 2017]
“Esse” è l’album che dà seguito alla discografia da leader di Gustavo Cortiñas, dopo l’apprezzato “Snapshot” del 2013. Per il batterista e compositore messicano, di base a Chicago da diversi anni, si tratta di uno snodo importante del suo percorso artistico, perché propone una scaletta di soli originali – lontani da un immediato incasellamento stilistico - legati insieme da uno sviluppo tematico che fa riferimento all’ «evoluzione della filosofia western», come lui stesso ci ha illustrato in fase di presentazione. Oltre alle percussioni gli arrangiamenti di Cortiñas prevedono un’ampia struttura timbrica, che include, in alternanza, pianoforte, chitarra, tenore, tromba, trombone e contrabbasso, e i brani, spesso articolati e compositi come l’iniziale Dialectics Of Freedom di oltre dodici minuti, formano un insieme dalla forte personalità e dal profondo scavo espressivo. All’interno del booklet ogni brano è descritto con relativa ispirazione e significato.
mercoledì 15 febbraio 2017
Giovanni Mirabassi: “Live In Germany” [CAM Jazz, 2017]
Edito dalla CAM Jazz di Ermanno Basso, “Live In Germany” testimonia la performance in pianoforte solo che Giovanni Mirabassi ha tenuto il 16 settembre 2014 presso gli Studi Bauer di Ludwigsburg. La scaletta, che si protrae per oltre un’ora, è un omaggio a tre figure chiave nel percorso artistico del pianista, e si compone di rifacimenti di brani cari a Mercedes Sosa, Edith Piaf ed Ella Fitzgerald, oltre a tre sentite dediche di musica improvvisata. Il tutto suona in maniera elegante, garbata, e Mirabassi propone un pianismo mai eccessivo, in un flusso continuo d’idee che scorre tra penombre e passaggi dalla luce timbrica accecante, tra accenni e piccoli brandelli di note a momenti colmi di cantabilità melodica. Della ripresa audio si possono apprezzare, soprattutto in cuffia, le sfumature e i dettagli timbrici dell’intera performance.
lunedì 13 febbraio 2017
GnuQuartet: Untitled [Nadir Music, 2016]
Dopo aver accumulato esperienze di vario genere e collaborato con diversi artisti, come Niccolò Fabi e Negramaro, lo GnuQuartet (Francesca Rapetti, flauto; Roberto Izzo, violino; Raffaele Rebaudengo, viola; Stefano Cabrera, violoncello) raduna le proprie idee, sia formali sia espressive, riversandole nell’album “Untitled”, edito da Nadir Music. Si tratta di undici tracce strumentali, in una delle quali si apprezza l’intervento al pianoforte di Giuliano Sangiorgi, ognuna intitolata Idea seguita da una numerazione, che riflettono le intenzioni di una colonna sonora immaginaria, con passaggi ora evocativi e rilassati, poi più incisivi e dal piglio ritmico incalzante.
sabato 4 febbraio 2017
Kuku: “Kuku” [Improvvisatore Involontario, 2017]
Edito da Improvvisatore Involontario “Kuku” è l’album dell’omonimo trio composto da Sara Montagni, voce e flauto, Martino Rappelli, chitarre, e Tommaso Rosati, elettronica e batteria. Si tratta di un trio dall’atipica conformazione timbrica, costruita attorno all’unione di sonorità acustiche ed elettroniche, su strutture ritmiche spesso incalzanti. L’andamento degli otto brani in scaletta è in continuo divenire, con frammentazioni, glitch, richiami techno, sviluppi melodici cantabili e trattamenti sonori gestiti in tempo reale tramite appositi hardware. Quella dei Kuku è un’attualità formale dalla profonda valenza espressiva, lontana da stereotipi e soluzioni a portata di mano.
venerdì 3 febbraio 2017
Jacopo Ferrazza Trio: “Rebirth” [CAM Jazz, 2017]
Si completa con Stefano Carbonelli alla chitarra e Valerio Vantaggio alla batteria il trio capitanato dal bassista e compositore Jacopo Ferrazza che, tramite la CAM Jazz del produttore Ermanno Basso, dà alle stampe il primo lavoro a suo nome. Registrato presso lo studio Artesuono di Stefano Amerio, l’album presenta in scaletta nove originali firmati dal leader, fatta la sola eccezione per Pirandello Madness di Carbonelli, nei quali possiamo ascoltare un amalgama timbrico equilibrato, una decisa componente melodica che segna la quasi totalità dei brani, e diversi spunti espressivi che esulano dalle consuete dinamiche del guitar trio. Ferrazza affida i primi piani alla vena interpretativa di Carbonelli, ma la sua penna prevede anche ampi spazi per i gesti d’insieme, attraverso i quali il trio muove verso territori dove si alternano densità e rarefazioni, attimi sospesi e improvvise accelerazioni. L’ultimo brano, che dà il titolo all’album, contiene un intervento al pianoforte del leader.
giovedì 2 febbraio 2017
Rosario Di Rosa: Composition And Reactions [Deep Voice Records, 2017]
Attraverso una nota stampa è lo stesso Rosario Di Rosa a spiegarci le motivazioni e le intenzioni del suo lavoro in solo “Composition And Reactions”: «Sono partito da un’unica composizione senza parti improvvisate, composta seguendo predeterminate caratteristiche: doveva essere volutamente “disomogenea”, ovvero contenere diversi spunti tematici o armonici anche distanti tra loro e non doveva essere connotata da un ritmo unitario. Da qui ho estrapolato otto frammenti in seguito approfonditi con approcci improvvisativi diversi, creando quelle tracce chiamate Reactions. Ciascuna segue una direzione ben precisa, ora legata a un approccio intervallare o al rapporto densità/spazi, ora connotata da un uso dell’elettronica quale il sampling o il tuning. Questo progetto rappresenta dunque il mio personale tentativo di reinterpretare in una maniera differente la classica formula del suonare in solitudine». Ne è derivato un lavoro dalla forte connotazione sperimentale, nel quale Di Rosa utilizza oltre al pianoforte anche tastiere e inserti elettronici di varia natura. Durante l’ascolto si aprono scenari melodici cantabili, altri angolari, situazioni cameristiche, momenti dalla notazione esile, al limite del silenzio, che trovano soluzione in passaggi carichi di “colore timbrico”. Di Rosa scrive una pagina importante del proprio cammino artistico, scavando un profondo solco di espressività grazie a un approccio totale allo strumento e senza porsi limiti eventuali.
mercoledì 1 febbraio 2017
Nicola Sergio: Cilea Mon Amour [NAU Records, 2016]
Fatta eccezione per l’unico originale Leonida, in “Cilea Mon Amour” il pianista Nicola Sergio propone in chiave jazzistica, affiancato da Michael Rosen al soprano, Yuriko Kimura al flauto, Stéphane Kerecki al contrabbasso e Joe Quitzke alla batteria, alcuni brani tratti dal repertorio del compositore Francesco Cilea. Quella che si ascolta è una musica caratterizzata da un grande equilibrio timbrico e da una certa misura espressiva, fatta di tratti melodici sempre cantabili e da atmosfere meditative e chiaroscurali. Non mancano però alcune parentesi dal maggiore piglio ritmico, nelle quali affiora l’interplay strumentale tra gli interpreti, e un momento in piano solo che Sergio si ritaglia in chiusura di programma. Nel suo insieme si tratta di un’opera multimediale, ideata e prodotta nel 2009, dove la parte video è stata affidata a Gian Luca Beccari, mentre l’artwork del CD è curato dall’artista visivo Gianfranco Grosso.