È la cantabilità delle melodie il tratto più evidente del nuovo lavoro del sassofonista Raffaele Casarano, che in “Medina” si avvale della collaborazione di musicisti di spessore assoluto, come Mirko Signorile al pianoforte, Marco Bardoscia al contrabbasso, Cristiano Calcagnile alla batteria, Alessandro Monteduro alle percussioni, Erik Honoré all’elettronica e l’Orchestra Sinfonica Tito Schipa diretta dal Maestro Alfonso Girardo. Nelle intenzioni di Casarano “Medina” è, come riportano le note di copertina, «sinonimo di civiltà contemporanea alla perenne ricerca del nuovo», un luogo musicale nel quale confluiscono i timbri mediterranei, l’eleganza classica, e il fraseggio di natura jazzistica. Il suono del leader, anche alla voce nel brano Africa, è spesso in primo piano, ed è la presenza di Mirko Signorile a garantire un ideale punto di scambio e contrapposizione formale. Nell’insieme il lavoro esprime lineamenti prossimi a quelli di un’immaginaria colonna sonora, di una lunga sequenza di immagini che scorrono lente tra larghi orizzonti dai colori accesi e luoghi misteriosi.
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giovedì 29 ottobre 2015
mercoledì 28 ottobre 2015
Kenny Wheeler – John Taylor: “On The Way To Two” [CAM Jazz, 2015]
La CAM Jazz pubblica una registrazione inedita di Kenny Wheeler, tromba e flicorno, e John Taylor, pianoforte, che fa riferimento a una doppia sessione del marzo 2005 presso i Bauer Studios di Ludwigsburg. La scaletta include dieci brani, tra i quali la rivisitazione di A Flower Is A Lovesome Thing firmata da Billy Strayhorn, nei quali il duo riflette una profonda forza espressiva, sviluppata in atmosfere melanconiche, costruite su esili, quanto robuste, strutture ritmiche e melodiche. I temi delle pagine scritte sono cantabili, mentre nei momenti d’improvvisazione subentra la voglia d’esplorazione timbrica dei due musicisti. Il flusso sonoro che segna l’intero lavoro si dipana con grande naturalezza ed eleganza, traducendo un’empatia quasi tangibile, instaurata nei diversi episodi artistici vissuti insieme. Sensazioni che ritroviamo nel ricordo di Ermanno Basso, produttore della CAM Jazz, il quale ci ha raccontato che: «Kenny arrivava in studio sempre con una borsa di musica scritta, nuova, sorprendente e bellissima. I musicisti avevano il massimo rispetto, sia della sua figura sia della sua immensa musica, e in particolare John, con il quale aveva un rapporto che andava al di là della musica stessa, fatto di una profonda amicizia basata sul rispetto. Bastava che si dessero un’occhiata per sapere dove andare, o un sorriso per illuminare la sala. Ho avuto il piacere, ma soprattutto il privilegio, di lavorare con loro, e oggi che entrambi ci hanno lasciato rimane la loro musica, ma mancano, mancano tanto».
martedì 27 ottobre 2015
Roma Jazz Festival 2015: Conferenza stampa di presentazione @ La Moderna, Roma 27.10.2015
Il direttore artistico del Roma Jazz Festival Mario Ciampà non usa giri di parole per introdurre la conferenza stampa di presentazione della trentanovesima edizione, in programma nella capitale dal 14 al 29 novembre, catalizzando l’attenzione dei giornalisti presenti a La Moderna di Roma verso le difficoltà organizzative di una kermesse tra le più importanti d’Italia: «Abbiamo avuto tante problematiche da affrontare, e non tutte sono state ancora risolte. Per la prima volta, in molti anni di attività, non abbiamo avuto il finanziamento comunale. Fare una manifestazione di questo genere senza fondi pubblici è veramente difficile. Roma non ha mai creduto nel jazz, questa è la verità. Noi resistiamo, anche se non so se arriveremo alla quarantesima edizione».
Note dolenti dunque, che rispecchiano le incognite e le difficoltà di un momento economico precario, ma in piena contraddizione con quella che è l’offerta artistica di questa edizione, che si preannuncia rilevante. In programma (qui il calendario completo con orari, location e prezzi dei biglietti) troviamo nomi di notevole interesse, contestualizzati nell’idea di quest’anno che mutua il claim dell’Expo di Milano, “Nutrire il Pianeta”, in “Jazz Feeds The Planet”, sottolineando come nel Novecento il Jazz sia stata la musica che ha alimentato e si è alimentata di tutte le altre. Queste le parole di Ciampà in merito: «Ogni anno proponiamo un filo conduttore, e il senso dell’edizione 2015 non è strettamente legato alla ristorazione, ma il messaggio che vogliamo trasmettere è che il Jazz si è nutrito delle musiche popolari di tutto il mondo, ma nello stesso tempo ha nutrito i musicisti facendoli arrivare a un’evoluzione musicale e a una globalizzazione di tipo artistico».
«Cerchiamo nomi freschi, che non siano i soliti presenti in altre manifestazioni» racconta il direttore artistico, e oltre ai musicisti italiani Fabrizio Bosso e Mauro Ottolini si alterneranno sui palchi dell’Auditorium Parco della Musica artisti provenienti da tutto il mondo. Tra questi Ciampà sottolinea la presenza di Gregory Porter «averlo in Italia è stato veramente difficoltoso», Ameen Saleem «sarà la sua prima apparizione europea con il gruppo The Groove Lab», Sarah McKenzie «mi permetto di definirla la nuova Diana Krall», e parallelamente troviamo in programma anche tre concerti in pianoforte solo al Teatro Torlonia, a ingresso gratuito, che vedranno protagonisti, la domenica mattina alle 11:15, nell’ordine: Domenico Sanna (15 novembre), Enrico Zanisi (22 novembre) e Fabio Giachino (29 novembre).
Inoltre, nel periodo del festival alcuni tra i migliori chef internazionali elaboreranno dei piatti ispirati ai musicisti in cartellone, mettendo in evidenza la loro creatività culinaria, mentre sono previsti anche degli sconti presso alcune realtà romane della ristorazione per chi presenterà il biglietto di ingresso al festival e viceversa.
Contatti: Roma Jazz Festival
Roberto Cecchetto Core Trio: “Live At Cape Town” [Nau Records, 2015]
In “Live At Cape Town”, l’album che inaugura la collana della NAU Records dedicata alle registrazioni dal vivo, Roberto Cecchetto si presenta sul palco con un nuovo trio, completato da Andrea Lombardini al basso elettrico e Phil Mer alla batteria. Per il chitarrista si tratta di un episodio artistico diverso dalle sue precedenti esperienze da leader, e per il quale ha scelto dei musicisti che potessero seguire le sue intenzioni, come ci ha raccontato: «Cercavo musicisti pronti a suonare qualunque cosa gli sottoponessi, e in tal senso Andrea e Phil sono davvero unici, perché in grado di suonare senza inutili formalismi. Avevo bisogno di musicisti scevri da egocentrismi deleteri per intraprendere un percorso musicale in continuo mutamento». Cambiamenti e scelte che hanno portato a una musica dal carattere originale, sincretica, che si sviluppa su diversi scenari espressivi e formalmente molto duttile. Nelle sette tracce proposte, dove ascoltiamo anche un equilibrato utilizzo di effetti, utili ad allargare lo spettro timbrico del trio, si incontrano situazioni in efficace contrasto, vedi la cantabilità melodica dell’iniziale Nowhere Man, gli slanci free di Core Awake, fino ai risvolti dance di Daylight. Roberto Cecchetto si dice soddisfatto del risultato ottenuto, in una serata particolare che ricorda così: «L’atmosfera era speciale, c’era molta gente dentro e fuori dal locale, il Cape Town Cafè di Milano; mi sembrava di essere in uno di quei posti a Brooklyn pieno di gente interessata ad ascoltare nuova musica. Inoltre, la sala regia era in una piccola stanza usata come magazzino per le bottiglie, e quindi, data la grande affluenza di persone, il tecnico audio Giacomo Plotegher ha dovuto fare i miracoli per far fronte ai continui rifornimenti di bevande».
lunedì 26 ottobre 2015
Roberto Magris: “Enigmatix” [JMood Records, 2015]
Continua a raccogliere consensi presso la stampa internazionale Roberto Magris, come dimostra un recente articolo apparso su Jazz Times, pianista da diversi anni attivo negli Stati Uniti e spesso perso di vista dai radar degli addetti ai lavori italiani. Interpellato sull’argomento, glissa senza dilungarsi più del dovuto: «La scarsa attenzione nei miei confronti è semplicemente dovuta alla mia sporadica presenza ai festival jazz italiani. Sul perché suoni così poco in Italia ci sarebbero alcune cose da dire, ma preferisco tralasciare...». Sta di fatto che il pianista triestino incide con buona continuità dischi di interesse, come il recente “Enigmatix”, edito dalla JMood Records, che rappresenta una sorta di nuovo percorso artistico dopo alcuni album dedicati a figure del passato, come i due volumi “Morgan Rewind – A Tribute To Lee Morgan”, e lavori svolti attorno a materiale dell’era Bebop, vedi “Aliens In A Bebop Planet”. Con queste parole Magris descrive la sua intenzione: «“Enigmatix” è una specie di “ritorno al futuro”, nel senso che dopo alcuni CD sul jazz tradizionale registrati per scelta del produttore della JMood Paul Collins, ho potuto ritornare a occuparmi della mia musica e riprendere il discorso “in avanti” che avevo lasciato in sospeso». Il lavoro contiene sette brani, dei quali cinque scritti da Magris, dove troviamo diverse diramazioni espressive e formali: la voce di Monique Danielle rende elegante il brano No Sadness; il basso di Dominique Sanders rilascia sensazioni funky in diversi passaggi; Magris è spesso voce principale nei temi esposti, sia in situazioni d’insieme sia quando introduce in solo J.F. No Key, un brano dove affiorano echi monkiani. La scaletta è chiusa da due rivisitazioni: My Cherie Amour di Stevie Wonder e dal brano degli Steely Dan Do It Again. Magris descrive così queste scelte: «Ho sempre coltivato un parallelo interesse per il rock e il pop e, generazionalmente, sono legato anche a quella stagione che non ritengo alternativa o contrastante con la mia esperienza nel jazz. Quei brani mi sono sempre piaciuti e ho deciso di farli “miei” suonandoli e proponendoli su un mio disco, anche perché nel jazz è naturale utilizzare ispirazioni provenienti anche da generi musicali diversi».
Nota: Di recente la JMood ha dato alle stampe anche l’interessante “An Evening With Herb Geller & Roberto Magris Trio”, un live registrato durante due concerti tenuti a Vienna e Novi Sad nel 2009.
giovedì 22 ottobre 2015
Dino Rubino: “Roaming Heart” [Tǔk Music, 2015]
In “Roaming Heart” troviamo Dino Rubino alle prese con un inteso e sentito lavoro in pianoforte solo, tra melodie lineari che richiamano il modo classico e sterzate vicine a un mondo di operare libero e fantasioso. Si tratta di un album interamente improvvisato in studio di registrazione, che mostra l’immagine intima e misurata di un artista capace di spaziare da illustri citazioni, vedi La canzone di Marinella di Fabrizio De André, a sentite dediche, come quelle esplicite a Luca Flores e John Lennon, fino a interpretazioni di pagine prese dalla storia del jazz come lo standard Stompin’ At The Savoy. L’insieme riflette la spiritualità e la concentrazione di Dino Rubino in un momento dove si espone senza barriere, come ha ben spiegato in una recente intervista per Jazzit: «Suonare in piano solo per me è come chiudere gli occhi e iniziare ad ascoltare la mia “voce interiore”; alcune volte mi arriva forte e chiara, altre invece si combina con rumori diversi e il suo suono diventa confuso e irriconoscibile. Ho cominciato a suonare in piano solo quando ho iniziato a sentire quella “voce interiore”: scegliere di fare un disco, e di conseguenza dei concerti, in completa solitudine rappresenta la consapevolezza di aver scoperto una parte di me che fino a poco tempo prima non conoscevo».
mercoledì 21 ottobre 2015
Francesco Diodati Yellow Squeeds: “Flow, Home.” [Auand, 2015]
Forte delle precedenti incisioni da leader a capo dei Neko e arricchito dalla frequentazione di scenari musicali inediti, come quelli proposti nel progetto Myanmar Meets Europe dove si incontrano la musica europea e quella birmana, Francesco Diodati mette insieme una nuova band per dare forma a “Flow, Home.”, un lavoro in studio dal particolare carattere timbrico. È il chitarrista stesso a descriverci questa nuova intenzione: «Volevo un suono acustico e un “basso” da usare in modo non convenzionale, mantenendo una scrittura originale, ma con un suono “bandistico”. Per questo motivo ho pensato di inserire la tuba, che ha la possibilità di creare dinamiche più incisive nelle parti basse della tessitura. Anche alla batteria volevo dei suoni diversi, compresi dei gong birmani. Inoltre, volevo usare la chitarra acustica e trattarla per ottenere suoni che ricordassero l’elettrica». Quella che ottiene è una miscela stilistica molto particolare, alla quale partecipano anche Enrico Zanisi al pianoforte, Enrico Morello alla batteria, Francesco Lento alla tromba e Glauco Benedetti alla tuba. In scaletta troviamo brani originali, firmati da Diodati, con l’aggiunta di Played Twice di Thelonious Monk, con la band capace di organizzare una breve rivisitazione dove il tema viene stracciato e ricomposto con audacia. L’insieme riflette atmosfere in equilibrio tra la cantabilità melodica di certi passaggi, vedi la conclusiva Casa do amor, e la tensione che si avverte negli incastri formali di una musica imprevedibile.
martedì 20 ottobre 2015
Roberto Zanetti Trio feat. Pietro Tonolo: “Minor Time” [Dodicilune, 2015]
Il trio capitanato dal pianista Roberto Zanetti, completato da Luca Pisani al contrabbasso e Massimo Chiarella alla batteria, ospita nelle nove tracce di “Minor Time” il sassofonista Pietro Tonolo. Ne deriva un lavoro basato su un processo compositivo particolare, come lo stesso Zanetti sottolinea nella nota stampa di presentazione: «Se non fosse per il titolo, forse non ci si renderebbe conto, al primo ascolto, che questo album è scritto in tonalità minore. Questa si cela nelle relative maggiori e nei modi a loro correlate, per un gioco compositivo che fa del blues minore il protagonista di questo disco». Al di là degli aspetti formali, il lavoro trova il suo tratto di distinzione nella cantabilità melodica, spesso messa in evidenza dagli interventi di Tonolo, il quale mostra la consueta precisione dinamica e una notevole flessibilità strumentale. Ne sono esempi lampanti i risvolti melanconici dell’iniziale Waltz Experience, ma anche quelli incalzanti di Gran Torino o quelli eleganti di una ballad come Chiarotta Mood, per un insieme che mostra diverse soluzioni espressive.
lunedì 19 ottobre 2015
Nicola Pisani: “Cypriana” [Autoproduzione, 2015]
Registrato dal vivo nell’Aula Magna dell’Università “La Sapienza” di Roma il 1 ottobre 2012, “Cypriana” contiene una partitura originale composta da Nicola Pisani, basata su temi selezionati dal repertorio tradizionale cipriota, in occasione del cinquantesimo anniversario della fondazione della Repubblica di Cipro. Il progetto, nato da un’idea del sassofonista Yiannis Miralis, si basa su un insieme che lega voce solista, voce recitante, coro, jazz ensemble e strumenti tradizionali, come oud e bouzouki, per un risultato capace di lasciare il segno, sia per la notevole cifra espressiva, sia per la cura delle strutture ritmiche, melodiche e armoniche. Si tratta di cinque movimenti che trovano significati estetici nella loro interezza d’ascolto, tra cantabilità melodica, risvolti d’introspezione, situazioni frenetiche e passaggi che lambiscono il silenzio. Ne deriva un lavoro multiforme, dove convergono tragedia e leggerezza, pieni e trasparenze, colori luminosi e profondi attimi di buio. “Cypriana” è anche il risultato dell’esperienza accumulata da Nicola Cipriani in diversi ambiti, come ha dichiarato in un’intervista a Musica Jazz: «Credo che questo progetto sia la sintesi di quarant’anni di vita immersa nella musica, una sintesi del mio modo di vedere, interpretare e vivere il mondo attraverso la musica».
venerdì 16 ottobre 2015
Rotem Sivan Trio: “A New Dance” [Fresh Sound, 2015]
Si completa con Haggai Cohen-Milo al basso e Colin Stranahan alla batteria il trio capitanato da Rotem Sivan, chitarrista elettrico di origini israeliane di stanza a New York City. Il suo terzo album “A New Dance” prevede una continua interazione strumentale tra i gli interpreti, i quali producono un sound che si rivela, in alternanza di umori, sia elegante sia aggressivo. Sivan propone una grana compositiva compatta, dove la sua figura è sì cardine d’insieme, ma anche componente di squadra, cosicché l’intero lavoro gode di diverse soluzioni espressive e formali. Nei dieci brani in scaletta, quasi tutti scritti da Sivan, trovano spazio anche delle rivisitazioni, come I Fall In Love Too Easily, per l’occasione impreziosita dalla presenza del sassofonista ospite Oded Tzur.
giovedì 15 ottobre 2015
Matteo Bortone Travelers: “Time Images” [Auand, 2015]
“Time Images” è il secondo lavoro da leader del contrabbassista e compositore Matteo Bortone, anche in questa occasione a capo del quartetto Travelers completato da Francesco Diodati alla chitarra elettrica e acustica, Antonin-Tri Hoang ai fiati e dal nuovo batterista Ariel Tessier. I temi proposti, perlopiù cantabili, sono spesso evidenziati da Antonin-Tri Hoang, il quale, alternando sax alto, clarinetto e clarinetto basso, vede in Diodati l’ideale elemento di dialogo e di contrapposizione timbrica. In scaletta troviamo, oltre agli originali di Bortone, anche la rilettura di Houses Of The Holy dei Led Zeppelin, dalla quale affiora il lato caratteriale più aggressivo del quartetto. L’album trova il suo motivo di interesse nell’ascolto d’insieme, attraverso il quale possiamo apprezzare le "immagini sonore" pensate da Bortone, che scorrono tra angoli d’introspezione e momenti più nervosi, come quelli descritti nell’iniziale Sunday Supermarket.
lunedì 12 ottobre 2015
Jasmine Tommaso: “Nelle mie corde” [AlfaMusic, 2015]
“Nelle mie corde” segna il debutto discografico di Jasmine Tommaso, figlia di Giovanni Tommaso, per l’occasione, oltre che al contrabbasso, anche nelle vesti di produttore artistico. La cantante, affiancata da Claudio Filippini al pianoforte, Marco Valeri alla batteria e Fabrizio Bosso alla tromba, ospite in diverse tracce, ricorre volentieri alla scat e mostra un timbro deciso, maturo, dalle dinamiche ben definite e si rivela a proprio agio sia nelle ballad sia nei movimenti dall’andamento sostenuto. In scaletta troviamo, oltre ad alcuni classici come Summertime, rivista con piglio e personalità, anche alcuni originali scritti da Jasmine, la quale aggiunge un testo in inglese ad Abbiamo tutti un blues da piangere, ripresa dal repertorio del Perigeo, dove possiamo apprezzare anche un nuovo arrangiamento pensato da Giovanni Tommaso, come fosse un ideale punto di dialogo tra passato e futuro.
giovedì 8 ottobre 2015
Mauro Ottolini Sousaphonix: “Musica per una società senza pensieri Vol. II” [Parco della Musica Records, 2015]
Spesso usato in maniera inappropriata, l’aggettivo “straordinario” calza a pennello a “Musica per una società senza pensieri vol. II”, l’album firmato dai Sousaphonix di Mauro Ottolini, figura poliedrica del contemporaneo panorama jazzistico. Detto delle intuizioni e delle intenzioni di questo progetto al momento della pubblicazione del primo volume, Ottolini, strettamente coadiuvato da Vanessa Tagliabue Yorke, che straordinaria interprete lo è di consueto, continua il suo viaggio nelle culture musicali del mondo, ottenendo un mélange sonoro di rara efficacia. Nell’album convergono, dando luogo a espressioni e colori singolari, sia il jazz in senso stretto, come nell’iniziale Cooking Breakfast For The One I Love, sia una serie di ingredienti stilistici che abbracciano la musica araba, le atmosfere folk, quelle latine e altri mille rimandi. L’insieme si rivela come una giostra sapientemente messa a punto, capace di creare sia disimpegno d’ascolto sia riflessioni profonde, soprattutto in un momento culturale e sociale più che mai delicato, in un certo senso riassunto e risignificato dai Sousaphonix che sviluppano un’idea che nelle note di copertina Luigi Onori sintetizza con la definizione di «musica universale».
Massimo De Mattia: “Meats” [Setola di maiale, 2015]
“Meats” contiene quindici tracce realizzate in flauto solo da Massimo De Mattia, il quale spinge la sua volontà espressiva in territori estremi, attraverso improvvisazioni che sanno stringere e rilasciare, assecondare o colpire in pieno volto senza schemi e preconcetti, senza ordine e istruzioni per l’uso. C’è della ferocia dunque, che genera libertà, sia nei momenti in cui l’artista stressa il proprio strumento ricavandone suoni aridi, sia quando ne trae ipnotiche linee melodiche attraverso soffi e respiri.
Principles Sound: “Lost In The Jungle” [Tukool Records, 2015]
Si colloca nell’area stilistica del jazz fusion l’album “Lost In The Jungle” firmato Principles Sound, formazione che vede in line up anche il sassofonista Bob Mintzer e il bassista Jimmy Haslip. In programma troviamo sette brani, tutti originali, che trovano il loro motivo di distinzione nei tratti melodici cantabili, nel pastoso groove ritmico, e negli slanci solisti inanellati, oltre che da Mintzer, da Dario Chiazzolino alla chitarra elettrica e Russell Ferrante alle tastiere. Gli andamenti non si discostano molto dal registro medio, e l’insieme si rivela come un buon compromesso tra la tecnica strumentale dei protagonisti e il carattere espressivo delle composizioni.
lunedì 5 ottobre 2015
Bob Dusi & Michele Iaia: “A Private Voyage” [AlfaMusic, 2015]
Troviamo Igor Butman al tenore, Marco Tamburini alla tromba e Marco Pacassoni al vibrafono nei credits di “A Private Voyage”, l’album firmato dal batterista Michele Iaia e dal chitarrista Bob Dusi. Si tratta di un lavoro strutturato in sette brani, ognuno dei quali racchiude un peculiare mondo formale e stilistico, dove confluiscono lineamenti latin jazz, soul, ballad e hard bop. A tenere il tutto legato insieme è la chitarra di Dusi, dal timbro confidenziale e swingante, mentre sono da sottolineare, oltre a un lavoro di gruppo sempre compatto, anche gli slanci solisti degli altri interpreti, come il solo torrenziale di Butman in Jazz All Night o quello elegante di Tamburini in Winter Waltz, per l’occasione al flicorno.
giovedì 1 ottobre 2015
Andrea Ferrario – Michele Francesconi: “Bologna Skyline” [AlfaMusic, 2015]
«Da cinque anni sto lavorando all’incisione di un disco stilisticamente vicino alla fusion. Ci sono strutture definite e complesse, con un quartetto simile a quello degli Yellowjackets, con basso elettrico, sax tenore, tastiera e batteria, con l’aggiunta di percussioni e un altro tastierista. Sto portando avanti questa idea con il sassofonista Andrea Ferrario». Raccontava queste intenzioni Michele Francesconi qualche tempo fa, quando “Bologna Skyline”, edito da AlfaMusic, era ancora in embrione. Quello che ascoltiamo è un album dalla grande profondità espressiva, spesso tradotta dal tenore di Ferrario, sia muscolare sia languido e melodioso, e dalle forme timbriche flessibili. Le dieci tracce proposte, tutte originali, riflettono melodie lineari e cantabili, e si ispirano agli scenari della città di Bologna, luogo dove il progetto è stato pensato e messo in atto.