オブリーク・ストラテジーズ / косые стратегии / oblique strategies / schuine strategieën / استراتيجيات منحرف / skrå strategier / 斜策略 / las estrategias oblicuas / তির্যক কৌশল / schräg strategien / אַבליק סטראַטעגיעס / stratégies obliques / kēlā papa kōnane o / kosi strategije
venerdì 6 aprile 2012
Francesco Negro Trio: Silentium
Francesco Negro inizia a farsi grande. Dopo l’ottimo Abbagli, il pianista leccese dà ulteriore prova di maturità espressiva e formale in Silentium, album licenziato da Alfa Music, dove lo ascoltiamo alla guida di un trio completato da Igor Legari al contrabbasso e Ermanno Baron alla batteria.
Si tratta di dieci brani – la maggior parte dei quali composti dal leader – che sono il frutto di lunghe sessioni di prove nel silenzio della campagna salentina. E deve essere stata proprio quell’atmosfera a dare lo spunto creativo per Silentium ed a trasmettere ai brani il loro andamento così naturale, fatto di melodie semplici, che si intrecciano con grande coesione. Unità di intenti che si riscontra anche nell’interplay del trio, nel quale si avverte un patto non scritto di eguali diritti e spazi espressivi, per un insieme che si muove in maniera fluida e concreta.
Tra le cose migliori va segnalata la sobrietà di Koala, brano firmato da Legari, dove il pianismo gentile di Negro viene messo in splendido risalto dalla sezione ritmica, discreta, sensibile, perfettamente in grado di procedere in maniera decisa e senza invadere troppo la scena. Un paio di improvvisazioni collettive – tra le quali Secondo Frammento ci è sembrata quella più intrigante - rendono ancor meglio l’idea di spontaneità creativa di questo trio, che sposta il discorso da scenari fragili, fatti di poche note, come l’intro de La finestra sul cortile, a quelli ritmicamente più ricchi e colorati de La mia Africa.
Registrato in maniera cristallina, Silentium accompagna l’ascoltatore per oltre un’ora di durata senza cali di tensione, rilasciando costantemente la sensazione di originalità e forza comunicativa. Notevole.
Gian Piero Alloisio: Ogni vita è grande
Gian Piero Allosio riversa in Ogni vita è grande la sua caratura cantautorale, forgiata attraverso un lungo percorso che lo ha visto protagonista in diversi ambiti culturali, dal teatro-canzone alle collaborazioni con alcuni dei monumenti della musica italiana, come Giorgio Gaber e Francesco Guccini. Quelli contenuti in questo lavoro sono episodi che raccolgono il meglio della sua produzione con l’aggiunta di alcuni brani inediti di Umberto Bindi, in una sorta di testamento artistico a dieci anni dalla sua scomparsa.
Assistiamo dunque a un’opera dal grande spessore artistico, caratterizzata da un modo di intendere la canzone del tutto lontano dalle soluzioni semplicistiche, dalle faccende che mirano al facile consenso. Alloisio riesce a trattare con leggerezza temi dalla grande portata come la tossicodipenza (King), e con sottile ironia riesce a mettere in mostra i vizi formali della nostra società (Italia ti vorrei salvare). Punta il dito verso la classe politica e sfiora l’estrema trattano toccando argomenti di discriminzione, opportunismo e precarietà. Il Paese delle cose che non sono e non saranno è uno degli inediti di Bindi, che contribuiscono a rendere il tutto ancora più affascinante e carico di significati, in particolar modo grazie alla splendida La Parte migliore, scritta con la collaborazione di Maurizio Maggiani.
Ogni vita è grande è un disco che parla alla gente, con semplicità mista a classe intrinseca, che accompagna un ascolto disinvolto, ma che riesce nel contempo a far riflettere, a emozionare senza far chiasso. Buon gusto applicato con coerenza.
Nicolò Carnesi: Gli eroi non escono il sabato
Gli eroi non escono il sabato è il disco d’esordio di Nicolò Carnesi, giovane cantautore capace di coniugare leggerezza formale e profondità espressiva, in un album che presenta diversi motivi d’interesse.
Le undici canzoni contenute lo vedono percorrere in buona scioltezza sia la via del cantautorato pop di Forma Mentis, brano dalle sonorità aperte e solari, ma anche quella dall’andamento più rock oriented di Medusa, senza tralasciare la sorta di new wave che alberga nelle trame di Kinder cereali all’amianto. Carnesi mette in mostra una solida ricercatezza nei testi, frutto probabilmente di ascolti ispirati, capaci di modellarsi su uno sfondo sonoro che trova una piacevole alternanza di atmosfere anche grazie a passaggi più tranquilli, come in Penelope, spara!, nella quale affiora una velata malinconia. L’album fa leva su ritornelli di facile assimilazione, anche se non scadono mai nella banalità, anche quando a farla da padrone è la spesieratezza, come in Divento ingegnere.
A impreziosire questo debutto interviene Dario Brunori, voce in Mi sono perso a Zanzibar, in un contesto che ingloba anche qualche episodio dal sapore dance, come nella conclusiva Mr. Robinson dal sapore vagamente depechemodiano. Meritevole d’attenzione.
Le Case del Futuro: Lucertole
Lucertole è il debutto sulla lunga distanza de Le Case del Futuro, giovane band dall’attitudine rock indie, nata nel 2007 in quel di Brescia e con all’attivo l’ep omonimo di un paio d’anni fa.
Le dieci tracce sono stipate in poco più di mezzora e alternano momenti di facile fruizione, come in Miranda, ad alcune situazioni leggermente più intrigate e coinvolgenti, come quelle dell’iniziale Uragani. Qualche passaggio lascia intravedere una buona vena cantautorale e nel complesso si tratta di un esordio con delle potenzialità, anche se non è ben chiara la via che i nostri intendono percorrere. Da una parte sembrano voler battere un territorio prossimo al pop radio friendly, come si evince in Division, dall’altra si evince la possibilità è la voglia di smarcarsi da una certa consuetudine, mettendo a reagire un rock più deciso e penetrante.
È chiaro che molte cose sono da mettere a punto per voler tentare l’esatta coniugazione del loro verbo espressivo; per il momento annotiamo sul nostro taccuino le riuscite Brucia Parigi, per la tensione che riesce a sviluppare in meno di tre minuti, e la successiva Momento, pervasa da una dose di psichedelia che non guasta, anzi. Da rivedere.
lunedì 2 aprile 2012
Cristina Donà: a Roma, Piper Club, il 3 maggio
Il 3 maggio arriva al Piper club di Roma una delle voci femminili più note e apprezzate d’Italia, quella di Cristina Donà, che porta sul palco dello storico locale romano la tranche invernale di “Torno a casa a piedi tour”.
Il tour che vede protagonista l’album omonimo “Torno a casa piedi” (EMI) - premiato dal pubblico e dalla critica con grandi apprezzamenti - torna a Roma con una versione più intima e raccolta, in grado di evocare atmosfere calde e coinvolgenti.
“Torno a casa a piedi” diventa un tour-manifesto in cui le nuove canzoni si alternano ai classici, e negli arrangiamenti trovano spazio sonorità rock e ballate struggenti, creando una fusione di stili che ha fatto di Cristina Donà un punto di riferimento della musica d'autore.
Per questa unica data romana al Piper il 3 maggio, Cristina proporrà al suo pubblico un nuovo mix di ingredienti. Le performance ariose, colorate e intense e l'accompagnamento di una band di alto livello seguiranno infatti le indicazioni di un album che, come riporta la critica, “celebra la vita attraverso piccole istantanee”.
Una data importante per un’artista come Cristina Donà per cui il palco è sempre stato motore del percorso artistico.
Mai come ora, la passione e l’esperienza di 20 anni dedicati alla musica, trovano una sintesi nell’impatto e nella confidenza acquisita dopo centinaia di concerti.
L’appuntamento romano con l’icona della canzone d’autore femminile è al Piper Club, Via Tagliamento 9, il 3 maggio 2012.
Per info: www.2pier.it
Ufficio stampa: Marta Volterra, marta.volterra@gmail.com Tel.:340.9690012